NÉANT, Néant

Seconda volta in questo 2023 (la prima qui) che parlo di amici nella vita reale. Finora di kariti aveva scritto l’ottima Raugei, ma oggi segnalo direttamente io questo ep di quattro pezzi in cui lei – occupandosi di voce e testi – collabora insieme a Void/Non Serviam (sono entrambi sul catalogo Aural/code666), perché è un po’ un caso a sé e mi spiacerebbe se si perdesse nell’ondata di uscite autunnali. A dover spiegare a dei vecchi che cosa ascolteranno, direi che è un possibile sviluppo di tutto quel materiale che Ulver, Arcturus, Dødheimsgard (ma anche i Manes, restando su code666) suonavano a fine Novanta e a inizio Duemila, quindi trip hop e altre sottocorrenti elettroniche di quel periodo (jungle, drum’n’bass, qualcosa della Warp), filtrate dalla sensibilità di qualcuno che proviene dal metal estremo. Banalizzando moltissimo, nel 2023 – dopo la loro istituzionalizzazione – basterebbe citare i più famosi Justin Broadrick, Kevin Martin e Mick Harris, che sempre fin dagli anni Novanta hanno infranto le barriere tra metal estremo e tutto il mondo dei sound system. Nello spirito qui sono presenti anche gli Skinny Puppy.

Void ha molto talento e questo è un fatto: non sempre lo padroneggia e tende ad accumulare troppa roba in troppo poco tempo (è fan di Venetian Snares quasi di sicuro). Dal canto su kariti si trova a proprio agio in un contesto nel quale non eravamo abituati a sentirla. “Follower” è un signor pezzo, che potrebbe essere una out-take di Ray Of Light di Madonna se fosse finita su Vilosophe dei Manes, e lo stesso discorso vale per “Hierophant”, sognante contro ogni possibile previsione: dei quattro brano pubblicati, questi sono i miei preferiti. Non ve lo vendo come l’ep dell’anno, ma – se queste sono le premesse – è possibile che sentiremo ancora il nome Néant, quindi non dite che non vi avevo avvertito. Record labels, please get in touch.