Gala Drop live in Italia: la nostra intervista

I portoghesi Afonso Simões (percussioni e synth), Nelson Gomes (elettronica), Rui Dâmaso (chitarra elettrica, basso e synth) sono i Gala Drop e stanno arrivando in Italia: martedì 7 novembre suoneranno al Trenta Formiche di Roma, mercoledì 8 al Clandestino di Faenza, venerdì 10 all’eccellente Mostovna tra Gorizia e Nova Gorica (all’interno del festival Forma, organizzato al solito dai nostri amici di Hybrida), infine sabato 11 si troveranno nella gran cornice dell’Ex Convento di San Francesco di Pordenone (come sempre grazie al lavoro di Scenasonica).

I Gala Drop, che negli anni attraverseranno qualche minimo cambiamento di formazione, fanno subito un piccolo botto non appena esce il loro esordio omonimo (2008), anche perché in quel momento a Lisbona si muovono parecchie cose, ma questa sarebbe una storia lunga da raccontare. Broda (con Ben Chasny, cioè Six Organs Of Admittance) e II (con Jerry the Cat) mostrano altre sfaccettature del gruppo e tutte le sue potenzialità (II è disco del mese su Blow Up, per dire che anche in Italia ci accorgiamo di loro), poi – più o meno – una lunga pausa fino all’arrivo di Amizade e Sons Infinitos, altre creature generate dallo stesso dna meticcio, che è composto da (molto) dub, psichedelia (sentite il disco con Chasny), kraut & kosmische musik (sentite Sons Infinitos), schegge più dance e tracce delle ex colonie portoghesi. Una musica che in molti hanno avuto difficoltà a descrivere e in troppi hanno voluto sezionare, quando dovrebbe essere più che sufficiente sapere solo che è felice e luminosa. Io l’ho capito da quest’intervista con un disponibilissimo Afonso Simões.

The New Noise è un magazine “aperto”. Siamo multi-genere. Detto questo, molti di noi hanno iniziato col metal estremo e col punk hardcore: rabbia, furia, buio. La prima domanda serve a metterti comodo e a ridere: perché la vostra musica è così felice?

Afonso Simões (batteria): Domanda molto buona, forse è perché siamo persone felici? Personalmente sono cresciuto ascoltando solo metal (niente punk o hardcore), ma dopo i venti e qualcosa ho iniziato ad ascoltare tutti i tipi di musica, dub/reggae, krautrock, prima musica elettronica, smettendo progressivamente con la musica rock. Mi piace ancora vedere dal vivo una metal band, ma non ascolto rock se non i classici (Black Sabbath, ad esempio). Forse è questo che ci rende speciali? Siamo una rock band felice che non suona musica rock. È interessante perché prima di formare i Gala Drop tutti noi (Rui, Nelson ed io) suonavamo in gruppi garage, metal, noise che erano più aggressivi e cupi. Forse stavamo diventando solo vecchi?

Ieri ho ascoltato Starship Africa delle leggende dub Creation Rebel: dub e kosmische musik. Ho pensato a voi. Siete un meraviglioso caleidoscopio sonico, ma il dub è qualcosa che percepisco chiaramente nei Gala Drop. Ti va di menzionare un paio di dischi o di artisti dub che hanno avuto o hanno importanza per voi?

Amiamo e rispettiamo assolutamente Creation Rebel e tutto ciò che è legato ad Adrian Sherwood e alla On-U Sound (African Head Charge e Dub Syndicate, per esempio), ma credo che i Creation Rebel siano molto particolari e forse più come i Gala Drop. Ho avuto la possibilità di vedere i Dub Syndicate dal vivo nei primi 2000, con percussioni live e Adrian Sherwood al mix, ed è stato qualcosa che mi ha colpito e influenzato davvero.

A proposito di kosmische musik, mi piace molto il vostro ultimo lavoro, Sons Infinitos. Citate il poeta portoghese Mário Henrique-Leiria:

 “Simples como é
a claridade é a coisa
mais difícil de encontrar”

Perché?

Mi piace quella poesia, un mio amico la recita spesso e in qualche modo si è infilata nella mia testa. Mário Henrique-Leiria è un poeta e scrittore portoghese non abbastanza riconosciuto, che ha pubblicato anche un libro di brevi racconti divertenti/sadici, intitolato “Contos do Gin Tonic”, qualcosa che è completamente insolito qui da noi. Le poesie che ha scritto durante il periodo surrealista portoghese (anni Quaranta e Cinquanta) sono davvero fuori gara, e questa nello specifico ha un doppio significato per me: nella mia lingua “claridade” significa luce e luminosità da un lato e dall’altro chiarire o capire qualcosa. Lui lo dice nel modo più semplice possibile, la “claridade” è la cosa più difficile da trovare. È vero e ha molto a che vedere con Sons Infinitos in particolare e con la nostra musica in generale.

Quando intervisto musicisti inglesi, chiedo sempre qualcosa sul melting pot nelle loro città e nella loro musica, ad esempio mi capita di parlare di Birmingham e della sua comunità giamaicana. Che mi dici di Lisbona? Ci sono comunità collegate alle ex colonie e vi influenzano?

Lisbona è sempre stata luogo di partenze e arrivi. Per esempio partenze nel Quindicesimo Secolo per trovare una via marittima verso l’India, ma anche molti posti in Africa (Capo Verde, Mozambico, Angola, São Tomé e Príncipe). Lisbona è una città con molta popolazione africana, che vive più che altro in periferia, ma ha lasciato un marchio netto sulla città dopo essercisi trasferita alla fine del regime di Salazar nel 1974. Sono grande fan della musica di Capo Verde, Angola e São Tomé e se non vivessi dove vivo, probabilmente non saprei nulla di questi posti. Il nostro disco con Ben Chasny, Broda, è un omaggio a una delle più importanti band che siano mai esistite a Capo Verde, che successivamente prese il nome di Bulimundo. Musica superveloce, ritmica, ma anche molto emotiva. Quando il cantante prende il microfono hai i brividi, prendi questo video degli anni Ottanta.

Anche se non voglio entrare in faccende musicologiche, per me è innegabile che questo pezzo, come altra musica di Capo Verde, subisca influenza portoghese, non per quanto riguarda i ritmi ovviamente, ma per quanto riguarda la melodia.

Avete potuto lavorare con grandi artisti: Ben Chasny, Jerry the Cat e in qualche modo con Rafael Toral… Avete in mente collaborazioni future? Ne avete una dei sogni (con qualcuno irraggiungibile perché del passato o perché troppo grosso per voi)?

Ci abbiamo pensato, ma siccome sappiamo davvero ciò che vogliamo e ci sta piacendo molto essere di nuovo un trio, non credo che prenderemo qualcun altro su. Creativamente tornare trio è stata la cosa migliore che ci sia capitata nel recente passato, perché stiamo facendo molta musica, abbiamo un nuovo disco in vista e di questo suoneremo qualche pezzo in Italia. Negli anni abbiamo discusso sul lavorare con gente come Scientist o Theo Parrish o Adrian Sherwood. Sarebbe un sogno lavorare con qualcuno come loro, ma per ora pensiamo a lavorare sull’aspetto visivo, abbiamo già collaborato col light designer portoghese João Pedro Fonseca e le cose sono andate estremamente bene.

Finalmente quest’anno vi vedrò dal vivo in Italia. Il vostro live album registrato al portoghese Boom Festival è oro. Sarete in tre sul palco? Avrete ospiti? Improvviserete o avete un piano?

È grandioso se vieni a vederci. Passa a salutarci!
Saremo in tre sul palco, abbiamo un piano ma improvvisiamo come abbiamo sempre fatto sin dall’inizio, diciassette anni fa più o meno. Aspettati drum machine, percussioni, chitarre, synth, basso, rumore, melodia, ritmo, caos e chiarezza!

Che mi racconti di Filho Único? Sembra qualcosa di meraviglioso.

Filho Único è l’associazione culturale che è diventata il lavoro principale e l’occupazione diurna per me e Nelson, ed è partita nel 2007. È un’agenzai di booking ed è anche un’organizzazione di concerti a Lisbona, e io credo abbia lasciato il segno sul paesaggio cittadino. Ci sarebbe molto da dire, ma vi invito ad andare sul sito.