4 dischi raster: Vigroux, Atom™, Lichtenberger, Suzuki

Magnetoscope è l’album synthwave di Franck, perché è molto più ottantiano e morbido rispetto agli inizi pansonici che mi hanno fatto perdere la testa per lui. Io non suono, quindi non ho la minima idea se Perturbator e Vigroux abbiano in comune almeno un effetto o un plugin (dubito), ma quello che voglio è dare un’idea di com’è il disco: facile, per tutti ma non per questo senza tiro, lucidato senza essere finto. Proviamo a immaginare che sia mezzo synthwave e mezzo Kraftwerk e forse ci siamo. Un must per quando non si ha troppa voglia di pensare.

Uwe Schmidt / Señor Coconut / Atom Heart / Atom™ (e mille altre robe) arriva con l’ep Nacht: “Nacht” e “Geometrische Einheit” sono inedite, “Sprechender Raum” e “Selbst” sono anche sul non imprescindibile e recente Neuer Mensch, ma si tratta di versioni alternative. Schmidt dice che Neuer Mensch (e dunque, di riflesso, anche questo Nacht?) è stato creato con l’aiuto di uno speciale algoritmo, ma comincio a essere stanco dei discorsi sull’intelligenza artificiale e poi francamente non so perché dovrebbe sorprendermi il fatto che un artista si appoggi a un software. Quattro pezzi drittissimi, che non mi viene da definire techno (anche perché ascolto troppa poca techno per mentire), per un disco diverso da Magnetoscope che però resta facile, per tutti ma non per questo senza tiro, lucidato senza essere finto.

Grischa Lichtenberger, che forse non è conosciuto quanto meriterebbe, ha lavorato con la Batsheva Dance Company del coreografo Ohad Naharin su “Last Work”, uno spettacolo che ho guardato tutto in streaming per capire con cosa Grischa si stesse confrontando. Nonostante i critici dicano che “Last Work” ha un simbolismo molto chiaro, io ho avuto grosse difficoltà a comprenderlo, il che mi renderà più tollerante con chi al massimo mette su Spotify ogni tanto quando mi chiederà cosa cazzo ci trovo io negli Autechre. Precisato questo, questo commento sonoro più ambient e atmosferico contiene qualche perla, a partire dal pezzo d’apertura, che si dipana lento e dà proprio la sensazione di un inizio, di un fiore che si schiude. Per il resto domina una delle caratteristiche principali di Lichtenberger, quella cioè di essere sinistro (e “obliquo”) senza bisogno di effetti speciali.

Ödipus, Herrscher di Mieko Suzuki è un’altra colonna sonora, questa volta di una storia millenaria e immortale, dunque forse più semplice da fruire leggendo i titoli delle tracce anche in questo caso molto atmosferiche, nonostante non siamo andati a teatro in Germania a vedere la versione su cui ha lavorato questa sound artist e dj giapponese che vive a Berlino e sembra aver ascoltato davvero tutti i dischi della raster (o di raster-noton). Molto buona “Disaster” (l’ultimo Vainio approverebbe o farebbe causa) e il resto non è da meno (boccerei giusto “Vertigo”, un po’ didascalica).