FRANCK VIGROUX

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Trattasi di intervista inevitabile per me: estetica degli schiaffoni elettronici, collaborazioni con Vainio e Friedl, apparato visuale molto interessante. Franck Vigroux non sarà forse il numero uno, ma combina cose molto godibili. L’ho raggiunto via mail in occasione dell’uscita di Rapport Sur Le Désordre.

La tua biografia dice che sei uno dei pochi artisti a essere sia musicista, sia regista. Fai la musica, ma il tuo lavoro include video e anche performance (per esempio la danza). Da dove inizi un tuo progetto? Suono? Immagini? Un concetto?

Franck Vigroux: In effetti, oltre a essere musicista, metto in scena degli spettacoli da diversi anni, un’attività che il mondo della musica conosceva poco, perché sono degli  spettacoli che si svolgono su dei palchi teatrali nel contesto di festival pluridisciplinari. I due ultimi sono “Aucun Lieu” e “Ruines” e sto già lavorando a una nuova pièce che prenderà vita nel 2018: “Flesh”. Ci ho riunito attori, ballerini, artisti plastici, videoartisti… I progetti partono da testi, da concetti e dal desiderio di riunire degli artisti intorno a una scrittura comune. Mi piace utilizzare il termine di “opéra électronique” per descrivere questo tipo di lavoro. Come inizio può esserci una musica, un’immagine, un testo, è evidente poi che il resto è della scrittura.

Ho recensito entrambi i tuoi album con Reinhold Friedl (Tobel e Tobel II). Come logico ho letto la presentazione del progetto scritta da D’Autres Cordes. Lì la tua musica è definita “radical electronics”. Mi piace molto come definizione e la userò nelle mie recensioni. Ti devo pagare le royalties? Scherzi a parte, cosa vuol dire essere radicale per te?

Usala come vuoi! Quello che io compio di radicale è il costruire con un minimo, senza orpelli. Forse il termine radicale non è opportuno, ma poco importa, penso che essere radicali voglia dire cercare delle voci nuove, anche dialogando con la storia della propria arte.

Un’altra domanda ancora su Tobel. Conosco Reinhold Friedl e il suo progetto Zeitkratzer Ensemble. Non sono abbastanza colto per comprendere ogni aspetto del suo lavoro, ma lo trovo molto interessante. Cos’hai imparato da lui e dalla vostra collaborazione?

Giustamente Reinhold ha un approccio abbastanza “radicale” al suono e alla musica, la capacità di fare evolvere un oggetto sonoro semplice il più a lungo possibile senza deviarlo dalla sua traiettoria. È un gesto musicale che mi piace fare dal vivo con lui e questo è l’interesse di questo duo.

Il tuo nuovo album è Rapport Sur Le Désordre. Qual è la relazione tra “Rapport” e il tuo show audio/video “Centaure” (con Kurt D’Haeseleer)? E tra “Centaure” e l’ep per Repitch Recordings che porta lo stesso titolo?

Ho chiesto a Kurt d’Haeseleer (videoartista, ndr) di lavorare come duo a uno show audio/video basato sull’ep Centaure. Alla fine però, siccome produco molto, ho aggiunto altre modifiche e ho composto anche in funzione delle immagini, dunque alla fine abbiamo giusto conservato il nome… In Rapport Sur Le Désordre ci sono tre pezzi che suono anche durante questa performance AV.

Torno alla traccia “Centaure” per parlare del video creato per essa da Gregory Robin. È come una pubblicità, ma ovviamente è l’esatto opposto. Com’è saltata fuori l’idea? Senza dimenticarci di dire he la musica si adatta perfettamente alle immagini e viceversa… 

Gregory Robin mi ha proposto di montare delle immagini raccolte su internet, tutte raccolte da telecamere di sorveglianza. Molte di queste avevano a che fare con rapine di negozi, allora gli ho suggerito di tenere solo quelle e di associare loro dei veri slogan di marchi commerciali…

Quel video non è il solo aspetto visuale del tuo lavoro che ammiro. Per esempio mi affascina la copertina della tua collaborazione con Mika Vainio. Ogni volta che la vedo, penso: “Tutti gli umani sono morti, così gli animali si riprendono quel posto”. Quale è la tua interpretazione di quella copertina? Se non ti va di condividerla con noi, dacci giusto un suggerimento…

Avevo notato questa foto all’interno del portfolio del fotografo parigino Umut Ungan. Si tratta di una foto scattata in Giappone su di un’isola della città di Nara, riempita di cervi in libertà. La foto evidenzia la dicotomia che crea la giustapposizione di un distributore di lattine di Coca Cola a un animale selvatico. Si può pensare che quel distributore rappresenti l’uomo…

Ho intervistato Mika Vainio, sono fan del suo lavoro solista, ho visto due suoi live, uno con un quartetto d’archi. Hai suonato con lui e sei spesso paragonato a lui. Ti pesa? Ti dà fastidio?

Mika e i Pan Sonic hanno influenzato molto tutta una scena apparsa negli anni 2000, naturalmente ne ero parte e ho avuto l’opportunità di suonare e registrar con lui…

Torniamo a Rapport Sur Le Désordre. La mia preferita è “Icone”. Penso che mostri un aspetto ricorrente della tua musica, come “Simulacres” del resto. Ci dai l’idea di qualcosa che sta crollando, schiacci il nostro tasto del panico. Cerchi di essere impegnativo fisicamente o c’è anche un messaggio nascosto in questo tipo di tracce?

Suoniamo “Icone” all’inizio del live AV “Centaure”. Non saprei, può essere che la tua sensazione dipenda dagli accordi ipersaturi o dai break? In ogni caso sono deliziato dal fatto che dia l’impressione di qualcosa che si distrugge…

Ancora adesso ti definiscono “experimental guitarist and composer”. Quando ascolto Rapport Sur Le Désordre mi sembra di percepire spesso la chitarra, ma forse – trattandosi di musica elettronica – non è una chitarra. La usi in questo disco?

Non utilizzo chitarre in Rapport Sur Le Désordre, non nell’ep Centaure, non nell’album con Mika Vainio. Tanti pensano che le polifonie siano fatte con una chitarra, ma non è così, è un sintetizzatore. Ho registrato un album con solo una chitarra (e qualche suono di Buchla) nel 2014: Ciment. È abbastanza tinto di blues, ma sfortunatamente non è stata fatta promozione per quel disco che amo molto, penso che registrerò un seguito quando ne avrò l’occasione.

Di recente hai suonato a “Flussi”, il festival di Avellino. Che ci puoi raccontare della tua esperienza lì? È raro avere un evento simile in quella parte d’Italia…

Era la seconda volta che mi chiamavano a “Flussi”, la prima era con “Tempest” nel 2014. Il pubblico è formidabile, probabilmente è stato uno dei migliori show di “Centaure”. È davvero un peccato in effetti che non ci siano più festival così in Italia, perché c’è sul serio molto pubblico, e particolarmente ricettivo nei confronti di una moltitudine di estetiche.

Grazie per le tue risposte, Franck. Dove porterai i tuoi spettacoli nei prossimi mesi?

“Tempest” a Tel Aviv la prossima settimana (domani, ndr)… poi non pochi concerti in Europa o da solo o con Mika Vainio o con Reinhold Friedl, poi farò “Centaure”, “Ruines”…