THØRN / OGNEMÖT, Split

Il biennio che va a concludersi è stato una mazzata per molte band della scena indipendente. Lo sanno bene i Thørn, formazione blackened/crust venuta alla ribalta grazie ad un convincente ep d’esordio e alle travolgenti esibizioni che hanno infiammato i palchi del Nord Italia. La pandemia li ha bloccati proprio quando erano sul punto di coronare il progetto con un long-playing, ma di certo non ha intaccato la loro determinazione. È giunto il momento di ricominciare a fare musica, e la band milanese riparte da uno split con gli estoni Ognemöt, rilasciato dalle etichette russe Black Terror Records, Perdun Records e dall’italiana Fresh Outbreak Records.

Aprono le danze i Thørn con “Drowning”, pezzo dal titolo senza dubbio azzeccato: le chitarre sulfuree, il groove del basso e il selvaggio blast beat della batteria non lasciano via di scampo all’ascoltatore, trascinandolo attraverso paesaggi sconvolti e privi di luce. In questo brano, che andrà a far parte dell’album previsto per il prossimo anno, lo screaming di Albe è accompagnato dal cantato feroce di Topper, voce della band hardcore Spleen Flipper, che contribuisce alle atmosfere plumbee del brano. Segue la cover di “Headless / Heartless” degli His Hero Is Gone, un degno tributo ad una delle band che hanno maggiormente ispirato i Thørn.

Tocca agli Ognemöt, e devo ammettere che questi ragazzi provenienti un po’ da Tallin e un po’ da Stoccolma si meritano attenzioni anche dal Belpaese. La loro prova consiste in due tracce, “Rise Of Cosmopolitans” e “100 Years In Shit”, in cui elementi black metal, d-beat e crust punk vanno a braccetto. La proposta degli Ognemöt è senza dubbio intrigante: si fanno apprezzare la cura dei suoni (non sempre presente in questi ambiti) e le ariose trame di chitarra che fanno da contraltare ai riff slabbrati e alle ritmiche serrate tipiche del crust, anche se gli spunti più interessanti non sempre vengono sviluppati fino in fondo.

Ci troviamo di fronte ad una buona vetrina per entrambi i gruppi, per altro accomunati dal desiderio di non rimanere troppo incollati ai dettami di questo o quel genere. Lo split rappresenta solo un primo passo verso uscite più ambiziose che caratterizzeranno il nuovo anno, ma sono certo che contribuirà ad attirare l’attenzione del pubblico attorno a queste due valide realtà. La ripartenza dell’underground passa anche da queste piccole cose.