SURPLUS 1980 COLLECTIV ENSEMBL WITH G.W. SOK, Forget All This

SURPLUS 1980 COLLECTIV ENSEMBL WITH G.W. SOK, Forget All This

I Surplus 1980 sono un’entità mutante fondata nella Bay Area nel 2009 da Moe Staiano, polistrumentista ex Sleepytime Gorilla Museum. Nata come creatura da studio, la band ha progressivamente allargato il proprio organico, arrivando oggi a includere due batterie (una la suona Jordan Glenn, motore extraordinario del trio di Fred Frith), quattro chitarre (tra queste quella di John Shiurba, che ricordiamo una vita fa, era il 1995, con gli Eskimo di The Further Adventures Of Der Shrimpkin sull’etichetta personale di Les Claypool, Prawn Song), due bassi, contrabbasso (Jason Hoopes, anche lui con Frith), clarinetto basso, oboe e tastiere.

Da qualche parte tra no-wave, caligini post-punk, detriti out-rock scaraventati in un rigagnolo color giallo gastrite sotto un cielo metallico, la band per questo lavoro si espande a dismisura riunendo insieme tutti i passati e attuali fiancheggiatori e complici (un totale di tredici musicisti coinvolti), per una nuova cospirazione architettata appositamente per questa occasione, arricchita dalla presenza di G. W. Sok, voce storica degli Ex. Quattro lunghe tracce (la più breve sfiora i nove minuti) per questa post-punk angular orchestra che riporta a galla mai sopite memorie No New York, tra agguati, attese infinite, nervi a fior di pelle, notti insonni a base di birra calda e anfetamina, visioni livide come uno Scott Walker intrappolato nello sprawl urbano di una nowhere land del Midwest. È un suono semplice e ossuto, ripetitivo, minimale, ficcante, appuntito. Nudo, essenziale e perfetto. Di intrecci tra le chitarre di questo tipo ne abbiamo sentiti mille (Glenn Branca? Sonic Youth? Anche i Massimo Volume non appaiono così lontani, in certi frangenti, nonostante il suono qui sia meno saturo), ma ancora una volta funzionano; la differenza la fanno il senso di verità e di urgenza trasmesso dall’ensemble (che quella “e” mancante sia una spontanea dichiarazione di inadeguatezza?) e la grande capacità di scrittura. “In The Gutter”, vero e proprio tour de force di quattordici minuti, è un’autentica minisinfonia elettrica per questi tempi disastrati e sfiniti.

Un cd che non avrebbe affatto sfigurato nel catalogo della Ralph Records ai tempi del cosiddetto quadrato di San Francisco (MX-80 Sound, Residents, Chrome e Tuxedomoon) ed è un’altra perla infilata nella collana delle musiche non allineata da Music À La Coque, the slowest label in the world, così sul loro sito: rock irregolare, stop rock, fart punk. Una boccata di ossigeno.