Prestami Orecchio | Gennaio 2022 – Music For A Different Room (Tommaso Rolando)

Prestami Orecchio è un format a cura della redazione di Fango Radio: una volta al mese presentiamo un disco italiano che ci ha colpito, possibilmente insieme a chi lo ha ideato.

A gennaio abbiamo avuto il piacere di ospitare Tommaso Rolando (collaboratore, tra l’altro, di The New Noise), contrabbassista e polistrumentista di base a Genova, che ci ha raccontato il suo recente Music For A Different Room (Torto Editions).

Di seguito, un estratto dall’intervista che potete recuperare nella sua versione integrale in forma di podcast a questo link.

Iniziamo dal titolo del disco, Music For A Different Room. Sembra suggerire la compresenza di attitudini sonore differenti, è corretto?

Tommaso Rolando: L’album è una sorta di compilation di tracce prodotte nell’arco degli ultimi due o tre anni, durante i quali ho lavorato con il teatro, con la danza e con le arti figurative. Dopo lunghe riflessioni il titolo è balzato fuori dal nulla, mentre ero effettivamente in un’altra stanza, durante l’ennesimo ascolto di una prova di mix. I significati che può contenere sono diversi, quindi mi è sembrata la scelta giusta.

Data la varietà del materiale, con quale criterio hai assemblato i brani dell’album in modo tale da dar loro una forma compiuta?

Non è stato semplice. Anzitutto ho cercato di selezionare le tracce di cui mi sentivo più soddisfatto. Ho curato personalmente le varie registrazioni, il che mi ha permesso di avere un controllo più efficace sulle fasi di missaggio; ad esempio ho registrato i primi brani dell’album – nati da un lavoro per una residenza artistica a Nantes – nella mia camera, uno spazio che si affaccia sul porto di Genova dove posso suonare a volumi decisamente elevati e che si presta ad essere contaminato dai suoni provenienti dall’esterno, che si insinuano dove non dovrebbero e vanno in qualche modo ad arricchire il materiale registrato con intuizioni accidentali e suggestioni affascinanti.

Nelle note a corredo dell’album descrivi il brano “Attar” come l’embrione di un’idea tuttora in via di sviluppo. Ti va di raccontarci come è nato?

Si tratta di un lavoro per una coreografia ispirata da “La conferenza degli uccelli” di Farīd ad-Dīn ‘Attār, poema persiano del dodicesimo secolo che racconta come, per sottrarsi al caos e alla disperazione che opprimono il mondo, l’Upupa raccolga la moltitudine degli uccelli e la guidi alla ricerca di un re perduto che si dice abbia tutte le risposte. Nel brano utilizzo un Saz, strumento a corde turco acquistato per 150 euro ad Istanbul circa una decina di anni fa.

Parliamo dell’immagine di copertina: una foto strappata in cui si vedono alcune persone nel contesto di qualcosa che somiglia all’inaugurazione di una mostra.

Quando è arrivato il momento di decidere quale veste grafica dare al disco, ho scelto di raccontare una storia che rappresenta una componente importante della mia vita. Mia nonna, Rosetta Barabino, era una collezionista d’arte e negli anni Sessanta ha avuto modo di conoscere figure importanti come Twombly, Warhol e Beuys. Ho voluto dedicarle l’album mettendo in copertina uno scatto che la ritraeva accanto a Joseph Beuys. Il fatto è che mia nonna aveva questo vizio di “strapparsi” dalle foto in cui non si piaceva, di conseguenza la parte di foto presente sulla copertina del disco è quella che la raffigura e che lei aveva rimosso, recuperata fortuitamente dentro una busta in casa di mia madre.