vonneumann: tutto, sempre, senza requie

vonneumann è una band di Roma attiva dal 2000, uno dei segreti meglio custoditi dell’underground italiano. Dagli inizi sommariamente post-math si sono progressivamente evoluti verso forme più aperte e improvvisate, nelle quali convergono felicemente elettronica evoluta e free rock, sempre all’insegna di una grande coerenza e di uno spirito totalmente incompromissorio. Dal De’ Metallo al De’ Blues a Switch Parmenide, tutti i lavori di questo trio meritano una scoperta o una riscoperta. Li abbiamo incontrati per parlare del loro ottavo disco, tl;dl (too long, didn’t listen), un monolite di quasi un’ora per quattro lunghe suite, disponibile solo agli iscritti alla loro mailing list. Come recita il loro sito però, vonneumann, tutto, sempre, senza requie, e quindi già a novembre uscirà un altro disco, questa volta tutto scritto e virato verso il funk. A loro la parola, dunque.

Quali sono i vostri primi ricordi musicali?

Fabio: La nona di Beethoven e la canzone “È l’Uomo Per Me”, di Mina.

Filippo: Io invece ho cancellato buona parte dei ricordi della mia infanzia, quindi devo arrivare alla cassetta di Franco Battiato che mio padre ascoltava in macchina (c’era solo quella, la ascoltavamo spesso) e a una cassetta doppiatami da un compagno di scuola: da un lato c’era Reign In Blood degli Slayer, dall’altro una compilation con Bon Jovi, Scorpions e Accept…

Toni: “Cervo A Primavera” di Cocciante e la musica de “Il Padrino”, nella versione di Santo & Johnny.

Ed allora via di ascolti di cui vi vergognate, a posteriori. Vi sparo i miei: “Ladri Di Biciclette”, “Another Day In Paradise” di Phil Collins, Hysteria dei Def Leppard.

Fabio: Gli ultimi due ce li ho anche io, solo che non li rinnego per niente!

Filippo: Oh, spero che siate seduti, se no cadete dalla sedia: il primo disco che ho comprato erano gli Skid Row. Comunque uno di cui mi vergogno è Vanilla Ice.

Toni: Simply Red.

Mi dite, dovendolo scegliere, un disco, uno solo a cui tornate sempre?

Fabio: Il primo degli Storm & Stress.

Filippo: Dead Man di Neil Young, Storm & Stress anche per me.

Pure io suono in un trio e lo trovo una formula molto efficace a livello musicale e psicologico pure. Che mi dite in proposito?

Fabio: Semplicemente che la formula trio è perfetta per me, decisamente più semplice, soprattutto con le vite complesse di oggi: bambini, lavori, stanchezza, vecchiezza.

Filippo: Idem per me.

La vostra è una musica che pone domande più che dare risposte. Sedute di psicoterapia collettiva ?

Fabio: Sì, credo tu abbia centrato un punto chiave: a noi piacciono le cose destabilizzanti. Forse per questo creano interrogativi più che fornire conferme. Questo è ciò che ci diverte fare. In quel senso puoi vederle come sedute di psicoterapia perché ci fanno stare bene, ma non nascono da un disagio, almeno non credo.

Filippo: Sottoscrivo.

Avete improvvisato sempre? Quando come perché avete iniziato? E soprattutto smettetela, dai.

Toni:  Hai ragione!

Fabio: Ma abbiamo già smesso! Il prossimo è tutto scritto. Comunque credo che nessuno di noi avesse improvvisato mai prima di vonneumann, almeno non seriamente, poi magari gli altri mi smentiscono, ma per me è stato così.
Venivamo da Arborio che era molto “math”, rigido, vonneumann è stato un modo per liberarci, prendendoci più alla leggera, quindi l’improvvisazione faceva proprio parte dei prodromi con cui è nato vonneumann.

Quindi vi è salita la voglia di sfrangiare la forma ? Tipo dai Don Caballero agli Storm senza ritorno ?

Fabio: Esatto, una sorta di rifiuto delle forme rigide, solide.

Tra l’altro credo che Damon Che abbia fatto molti danni tra i batteristi e che alla fine del loro live non restasse nulla. Ma proprio nulla.

Fabio: Io li ho  visti live ai tempi di 2. Immensi, poi concordo con te: si sono accartocciati, però quello è un disco immenso: anche per via di quel passato per me il primo Storm & Stress è stato così determinante, ha distrutto tutte le certezze.

Tipo crollo del muro insomma: Ian T. Williams tipo Gorbaciov. O è il vostro Elvis ?

Fabio: Sì, una specie. È stato un po’ tutto un periodo particolare, sono usciti dei dischi assurdi (per citarne un paio: You Fantastic!, Gastr del Sol, S&S, Gorge trio, Radian, gli Autechre che viravano verso la nuova fase…). È stato un po’ un crollo del muro per la musica che interessava a me/noi. A me fa un po’ tristezza ora sentire le cose che fa coi Battles ed il nostro Elvis credo sia Elvis.

Il vostro ultimo disco mi ha proprio fatto venire in mente i Gastr Del Sol, le forme aperte, gli scarti, le svisate improvvise, dei Gastr con gastrite e senza il folk.

Fabio: Sempre amati. E sì, più la parte gastrite e meno quella folk Crayola.
In tutta sincerità, sebbene i Gastr Del Sol siano fondanti per vonneumann, non credo che ci stessimo pensando o ispirando a loro in particolare quando abbiamo messo i pezzi di tl;dl insieme.
Posso però raccontarti un aneddoto: quando ascoltai per la prima volta Upgrade & Afterlife e arrivai al famoso anticlimax di “Our Exquisite Replica Of Eternity”, mi venne spontaneo ridere. Quella tromba e l’orchestra, quel suono così anni Cinquanta, mi colpirono come una farsa. Una farsa buona. Da buontemponi. Insomma, mi mise di buon umore. Anche se poi quando scoprii che quel suono di orchestra così anni Cinquanta e così bene riprodotto era in realtà preso da un disco anni Cinquanta, ci rimasi un po’ male, però sono d’accordo ad alterare il ricordo del tutto mantenendo solo la parte bella.
Anni dopo, se non sbaglio, proprio Jim O’Rourke in un’intervista raccontò che quel coup de théâtre doveva essere “divertente”. Ecco, in molta della nostra musica c’è lo stesso spirito ludico. È un aspetto che non ci abbandona mai. Forse è questo che senti in tl;dl.

E a chi pensavate ?

 Fabio: Beh, ma tl;dl è un tale casino di cose che avremo pensato di tutto nei tre anni che ci sono voluti per farlo.
Ci sono parti impro cotte e magnate e parti stralavorate al computer, e poi c’è tutto il materiale che ci hanno mandato le persone che hanno contribuito.

Le lavorate tutti al computer? Come funziona il procedimento ?

Sì, tutti e 3 lavoriamo le cose al computer.

Nerd impro rock? Vi piacciono gli errori?

Fabio: Mah, no, nerd non credo.

Filippo: Amiamo gli errori. È talmente importante l’errore che certe volte preferiamo mettere nelle versioni definitive dei pezzi registrazioni sbagliate o suonate in modo apparentemente peggiore di take successive.
Credo che ce lo abbia insegnato il periodo dei tardi anni Novanta, soprattutto gli You Fantastic, con quei dischi assurdi, e appunto i Gastr Del Sol: in Mirror Repair, e non solo, ci sono suoni pulitissimi accanto a registrazioni con microfoni messi a caso. Non l’avranno inventato loro, ma noi l’abbiamo imparato lì.

Fabio: Ci tengo a ribadire un altro punto chiave di vonneumann: a noi piacciono le cose sghembe. Si diceva: gli errori. Io direi, ci piace quando le macchine, i software, il non-umano, sbagliano, o sono indotti all’errore. Sul lato umano invece ci piacciono le cose sghembe, rotte. Non necessariamente sono errori, ma possono sembrarlo.

Una band che ammirate, oggi ?

Filippo: Radian e Ossatura, i primi che mi vengono in mente e poi Einstürzende Neubauten che da anni cambiano e sono sempre loro e spaccano sempre.

Fabio: Sono d’accordo con Filippo sui nomi. Includerei anche i Goat,  quelli giapponesi. Belli tesi.
Riguardo a gruppi che ci piacciono oggi, non so se si può definire un gruppo, ma Xenia Rubinos con Marco Buccelli, ecco, per me la cosa migliore in circolazione da lustri.

Tutte a distanza le collaborazioni per tl;dl o vi siete trovati a Roma ?

Tutte a distanza. Ci hanno inviato tutto via méil. È un disco fatto con chi è mailing list, ha senso che gli scambi avvenissero così, poi c’è anche gente che è a Roma, ma non sono venuti in sala, hanno mandato i file.

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