ONEOHTRIX POINT NEVER, Again

L’ultimo di Daniel Lopatin è un lp che richiede pazienza, perché privo dell’impatto repentino che caratterizzava il suo predecessore (con il quale condivide un gusto alquanto scoperto per l’autonarrazione) e musicalmente più affine al futurismo barocco di Age Of. Lopatin stesso definisce il disco come “parte di un’autobiografia speculativa” a conferma, semmai ce ne fosse bisogno, di una certa inclinazione alla retrospettiva, al ricordo, perfino alla nostalgia da parte del suo autore: figlio di ebrei russi, archivista mancato e quindi musicista di successo dalle collaborazioni prestigiose, da David Byrne a Sakamoto, e ancora – giusto per citarne qualcuna – Arca, Rosalia, Eli Keszler, James Blake, fino ad arrivare al rapporto privilegiato con The Weeknd, del quale ha coprodotto “Dawn FM” e con il quale è stato protagonista dell’half time show del cinquantacinquesimo Superbowl. “Again” aggiorna l’elenco delle amicizie musicali importanti di Daniel, coinvolgendo nomi come Lee Ranaldo, Jamie Stewart degli Xiu Xiu, Jim O’Rourke e Randall Dunn: in aggiunta l’orchestra NOMAD Ensemble che dialoga da protagonista con i tópoi lopatiniani, il vapore sintetico, gli assoli di chitarra tamarri, i jingle fasulli, le voci frantumate e processate. Ogni traccia di Again suona come una storia a sé ed è idealmente un pezzo della vicenda personale e musicale dell’autore. I capitoli più riusciti rimangono in coda al disco: le tinte ariose e insieme melanconiche di “Ubiquity Road”, in cui sembrano far capolino le sequenze allucinate dei fratelli Safdie, e soprattutto una “A Barely Lil Path” in cui 0PN fa 0PN fino in fondo, con l’autotune, gli arpeggiatori marchio di fabbrica e tutto il resto, mentre l’orchestra esegue qualcosa che si approssima curiosamente (e pericolosamente) all’inno della Champions League, anche se sono convinto che Daniel non sappia nemmeno bene cosa sia la Coppa Campioni, è più tipo da Superbowl lui, l’ho già detto. Ancora una volta Oneohtrix Point Never inscena un dialogo fra passato e futuro che dà forma a un presente sfocato e che forse non esiste neppure, se non nella sua mente: a tratti sembra riuscire nell’intento, a tratti finisce per annoiare.