LÉSIONS GRAVES, Symposium

Lésions Graves is an experimental extreme-metal trio on a journey towards minimal music. Hanno ragione a presentarsi così. Io posso aiutare aggiungendo che il mastering di questo disco è di Colin Marston (Krallice) e che l’artwork quasi (non per caso) escheriano è di Viktor Timofeev, uno che ha già lavorato con lo stesso Marston e con Hunter Hunt Hendrix, testa pensante dei Liturgy. Sui Lésions Graves, secondo me, è forte l’influenza dei Krallice e soprattutto quella dei primi due album dei Liturgy, i quali, consciamente o meno, avvicinavano il black metal al minimalismo, inteso proprio come l’avanguardia artistica di sessant’anni fa. I Lésions Graves, forse, si spingono ancora più oltre, perché sparisce al 99% quel qualcosa di sulfureo e allo stesso tempo liberatorio che il black ha sempre avuto: rimane una specie di violenza meccanica sull’ascoltatore, estrema perché sfinente nella sua semi-illusoria ripetitività. A pensarci, forse un tentativo simile è stato fatto da tutte le band “industrial” black metal che hanno preso le mosse dai Thorns, ma il suono dei Lésions Graves non è manco quello, tanto che si ritrovano sul catalogo della God Records di Slobodan Kajkut, vicino a Phill Niblock e Philip Jeck, non ai Marduk o ai Dødheimsgard. Una cosa è sicura: fanno male. Da assaggiare.