BLACK ANVIL, Regenesis

Abbiamo visto crescere i Black Anvil disco dopo disco, sin dal primo album Time Insults The Mind del 2008, quando la nostra curiosità era stata attirata fatto che suonassero metal estremo ma che avessero dentro degli ex Kill Your Idols, formazione hardcore newyorkese. Arrivati alla corte della Relapse già dal secondo disco Triumvirate del 2010, oggi pubblicano il loro quinto album, il primo per la Season Of Mist. Questo è un cambio che non deve far temere una brusca svolta sonora, dato che loro proseguono nella costruzione di ciò che chiamano NYBM, in pratica una versione del linguaggio scandinavo in qualche modo diversa anche da ciò che comunemente viene etichettato come USBM e che dovrebbe nelle intenzioni connotarsi proprio su basi geografiche. Al di là dei lanci pubblicitari e dell’oggettiva impossibilità di creare un qualcosa di completamente nuovo partendo da basi ormai più che storicizzate/codificate, la cosa acquista un senso nel momento in cui si pensa all’idea che abbiamo di New York, cioè del suo essere crogiolo di culture differenti e patria riconosciuta del melting pot. Allo stesso modo, il black metal declinato dalla band appare capace di inglobare death e NWOBHM, un marcato retrogusto dark quasi decadente, improvvisi squarci di luce profusa dalle parti corali e linee melodiche dal taglio evocativo, passando per l’alternanza tra scream e clean vocals, in un continuo capovolgimento di fronte all’interno di composizioni lunghe e dalle molteplici sfaccettature. L’effetto finale è quello di un arazzo composto da scene differenti, distribuite sui vari piani visivi e in grado di contribuire alla rappresentazione d’insieme a seconda della prospettiva dalla quale si osserva. Proprio questa molteplicità di linguaggi e approcci che vanno a confluire nel tutto rende il nuovo Regenesis un valido esempio di come si possa trovare una propria strada all’interno della scena di appartenenza, ricercando l’equilibrio ottimale tra i vari ingredienti e mettendosi continuamente in gioco. Non siamo ancora al punto di non ritorno nel rivoluzionare l’intero genere, né siamo in grado di affermare se il NYBM potrà o meno assurgere a linguaggio a sé nel panorama mondiale, ma di sicuro la band ha saputo costruire giorno dopo giorno una cifra stilistica che soddisfa le aspettative e non deluderà i molto estimatori. Del resto i quindici anni trascorsi e la determinazione dimostrata nel perseguire la propria visione ci fanno comprendere come i Black Anvil non siano tipi che gettano la spugna. Noi di certo continueremo a seguirli da vicino.