Rumagna Sgroza, come una viola cresciuta nell’asfalto

Nonostante segua le uscite Rumagna Sgroza da molto tempo, ho avuto modo di conoscere da vicino Baku e Paolina solo di recente, per la precisione a fine 2021 durante la presentazione del disco dei T-Rex Squad al Grotta Rossa di Rimini. Da quel momento è nato un rapporto di stima reciproca che mi ha permesso di fermarmi a parlare con i due in varie altre occasioni e scoprire l’incredibile passione che guida ogni loro passo, sia nella scelta dei gruppi che nell’impegno nel sostenere realtà vicine per affinità elettive. Non di sola musica si tratta, infatti, ma della voglia di usarla per agire nel sociale e rendersi parte di un cambiamento di prospettiva, sia esso nel mutare l’approccio alla realizzazione di dischi affinché non siamo meri prodotti, sia nel costruire momenti di aggregazione alternativi ai circuiti usuali.

Dopo aver partecipato alla festa organizzata presso il CISIM di Lido Adriano (Ravenna) e aver constatato ancora una volta l’ospitalità e i legami che uniscono Rumagna Sgroza con le band e gli altri attori della nostra scena di riferimento, ho pensato fosse doveroso lasciare spazio alle loro voci per aiutarci a capire meglio come sia possibile continuare ancora a portare avanti un progetto così impegnativo e controcorrente a dispetto della pessima aria che ci troviamo a respirare di recente. A questo punto lascio volentieri la parola a Baku e Paolina, buona lettura. 

Ciao, partiamo dalla festa al CISIM che ha riunito tanti amici, a cominciare dalle band presenti. Come è stato organizzare e vivere un evento simile dopo i due anni di stop forzato?

Ciao! Senza tanti giri di parole è stato quanto di meglio potessimo chiedere! Sono quelle serate in cui capisci che val la pena tutto lo sbattimento che fai e che non dimenticherai mai! In più è stato un vero nuovo inizio per noi. Non che durante la pandemia fossimo stati completamente fermi (abbiamo collaborato a dj set e concerti all’aperto con Kaizoku Rec., Silly Things-Skinheads Rimini e Spartaco), ma questa tipologia di serata mancava a Ravenna dall’autunno 2019 quando festeggiammo i 10 anni di Rumagna Sgroza. È stato bellissimo ed anche inaspettato vedere una risposta così! E sfruttiamo questa opportunità per far sapere a tutti quelli che hanno partecipato che hanno anche contribuito sostanziosamente ad aiutare i compagni e le compagne del CSA Spartaco e gli/le Antifascisti/e di Forlì e Cesena alle prese con beghe legali ai quali è andato tutto il ricavato. Non ne avevamo parlato in precedenza di questa cosa perché già ci pareva grassa non rimetterci con questa serata!

Torniamo all’inizio, ovverosia al 2009, anno di nascita di Rumagna Sgroza. Come è nata l’idea di aprire un’etichetta e quali sono stati i primi dischi su cui è apparso il vostro logo?

Baku: Nel 2009 mi assunsero a tempo indeterminato e decisi che, data la stabilità economica, era tempo di fare nuovamente qualcosa per la musica che amo, quindi assieme ad un altro skin più giovane, Teo che viveva nella vicina (e da noi bagnacavallesi odiatissima) Lugo, iniziammo questa avventura! Un anno dopo la Paolina entrò fortunatamente nella mia vita… e anche nell’etichetta!

I primissimi cd coprodotti sono stati l’esordio e unico disco degli Ennecibi di Roma, ex gruppo del cantante dei Tacita, e gli ottimi The Motivated di Cervia (RA), ormai sciolti ma tutt’ora nostri grandissimi amici (avevano addirittura fatto una canzone, mai incisa, per Rumagna Sgroza)!

Ma sempre nei primissimi anni abbiamo anche coprodotto chicche tipo Storie Di Un Posto Qualunque de Gli Ultimi, Approdo dei Plakkaggio e Cambia Il Vento, album di debutto dei Bomber80.

Quali sono state le vostre esperienze prima di aprire Rumagna Sgroza, ricordate come è nata la vostra passione per la musica e, soprattutto, la decisione di non essere semplici ascoltatori?

Baku: Il mondo delle etichette indipendenti mi ha affascinato dal primo istante in cui ho comprato un cd punk: quando mi sono avvicinato io c’erano i cd. I vinili erano una super super nicchia quasi estinta, ma sono il primo ad esser contento che sian tornati in auge e ho sempre pensato di farne.

In effetti Rumagna Sgroza non è stata la mia prima esperienza. La prima si chiamava, in onore dei combattenti socialisti (di varie entità) della guerra civile spagnola, Spirit Of 36 e fu con niente meno che Zerocalcare (per aiutare a far uscire lo split degli amici Istinto Antifascista di Milano e Subculture Voice di Crema). La cosa però morì lì, finché non la rendemmo seria con Jack (Davide) di Modena (che in quel periodo stava a Ravenna). L’etichetta fu riassunta con il nome PMC Columna HC, ma il nome veniva dalla fusione di Pour Ma Classe (fanzine che facevamo, anche assieme a Zerocalcare, inizialmente come voce del collettivo Romagna Skinheads Antirazzisti, che però si sciolse nel giro di un, seppur intenso, anno), Spirit Of 36 (precedente etichetta dello split) e Columna HC. Facile no?! Comunque grazie a Jack, più grande, inserito e attivo di me, coproducemmo robina tipo il primo cd dei Plakkaggio HC, Ludd, Affluente, LeTormenta, Contrasto, Smashrooms, Milizia HC… oltre ad organizzare stabilmente concerti, principalmente a Faenza al Capolinea. Quindi le basi di Rumagna Sgroza furono quelle. Poi Jack cambiò città (e anche un po’ gusti musicali) quindi chiudemmo baracca. Tutto questo è avvenuto fra il 2002-2007.

La passione per questa musica per me Baku è nata dapprima con il punk-rock che scoprii verso i 15 anni e che nel periodo, grazie a band come Rancid, Offspring, Nofx, Green Day, Lagwagon, Bad Religion… andava di brutto. Per fortuna non mi sono fermato al mainsteam, anzi, sono sempre stato una sorta di ricercatore e dispostissimo ad ascoltare cose nuove ed è così che, ascolta e ascolta (per i fatti miei, ma anche consigliato da altri), sono arrivato a band tipo Brigada Flores Magon, Banda Bassotti, Colonna Infame, Erode, Raptus, Nabat, Duap, Attaccabrighe, Razzapparte, Rebelde, Senza Sicura, Atarassia Grop, Banda Del Rione, Non Servium, Opcio K-95… e lì ho definito ciò che mi piaceva. Così verso i 18 anni mi sono rasato (non prima di aver portato un crestino abbastanza ridicolo per qualche mese)! Anche la conoscenza di Zerocalcare, con cui si può dire diventammo skin praticamente assieme, e il fatto che mi portò a San Lorenzo a Roma (a London Calling comprai il mio primo harrington) e poi al negozio di Hellnation fu abbastanza fondamentale.

Sì, i gruppi degli anni Ottanta, a parte i Nabat, li ho scoperti dopo, così come l’hc, lo ska original e tutto il resto! E sono ancora alla scoperta.

Paolina: Una delle mie più grandi fortune è che sono cresciuta circondata dalla musica e questo è uno dei ringraziamenti più grandi che faccio alla mia famiglia. Sin da piccola strumenti e stereo riuscivano a ipnotizzarmi. Un bel giorno, alla tenera età di 13 anni, un fulmine a ciel sereno mi ha fatto scoprire il punk, che da allora è parte di me…grazie agli Offspring. Tra i vari gruppi che per primi iniziai ad ascoltare e che per diversi motivi per me sono stati importantissimi ci sono, inoltre, Clash, Rancid, Nabat, Oxymoron, Ska-p e i Rage Against the Machine.

L’amore per la forza inarrestabile che viene dal basso e per la libertà non poteva che condurmi verso il mondo skinhead… altro pezzo di cuore. Alle band egregie che ha già menzionato Baku, che mi hanno motivato a non essere solo ascoltatrice ma a ricercare qualcosa “per tutti” tra le note vorrei aggiungere i Berurier Noir, Banlieue Rouge, Camera Silens e Brixton Cats, anche per sottolineare la mia passione per il punk cantato in francese. Anche se, come ben sai, il gruppo che nel tempo mi ha sempre accompagnata, e che nel mio percorso è stato fondamentale, è la Brigada Flores Magon… unica band che ha il potere di farmi volare le farfalle nello stomaco. La decisione di non essere semplice ascoltatore nasce dal mio pensiero che la musica è una delle forme di comunicazione più importanti e, oltre all’emozione, ha il potere di smuovere montagne e di veicolare messaggi di solidarietà, aggregazione, rispetto e libertà, che non sono assolutamente scontati. Per questo, per quanto possibile, mi metto in gioco per cercare, nel mio piccolo, di contribuire ad alimentare la brace che anche a me, attraverso le note, ha fatto arrivare dei messaggi romantici.

A proposito di band, come scegliete le band da produrre e cui dare il vostro supporto? C’è qualche elemento che più di altri pesa nel decidere quali supportare? 

La cosa principale è che la band ci piaccia (come suono e come persone). Non dovendo campare dall’etichetta possiamo permetterci di pensare relativamente alla vendita effettiva che avrà quello che andremo a coprodurre e concentrarci su chi vogliamo effettivamente supportare perché, semplicemente, riteniamo lo meriti.

Siete da sempre legati al mondo dell’autoproduzione e del diy, tra coproduzioni e collaborazioni con realtà affini per sensibilità. Come spieghereste ad una persona esterna il senso di un percorso che cerca strade alternative al capitalismo e al mero profitto?

Il senso è creare un’alternativa il più possibile equa all’interno di un sistema iniquo e merdoso in cui siamo costretti a vivere e con cui siamo forzati a scendere a compromessi per sopravvivere. Quello che si crea con il DIY è un sistema parallelo che non mette al centro del suo esistere l’arricchimento egoistico di chi fa una determinata cosa, ma lo sviluppo collettivo di un gruppo di persone unite da pensieri e passioni affini che, a differenza di chi accetta e sguazza nel capitalismo, non è a scapito di nessuno. Per usare un’immagine a noi cara è una piccola viola che cresce nell’asfalto, sotto gli sguardi increduli di chi le ha fatto terra bruciata attorno.

Il capitalismo supporta quello che fa guadagnare qualcuno. Noi supportiamo quello che ci piace indipendentemente da tutto. Poi è chiaro che non abbiamo creato la società perfetta con il DIY, anche perché con il mostro capitalista sei sempre costretto ad avere comunque a che fare, ma sicuramente sono piccoli e indispensabili passi verso di essa.

Restiamo nel campo delle coproduzioni e delle collaborazioni, quali sono le realtà (non solo le label) con le quali sentite maggiore affinità e che potremmo definire gemellate? 

Nel tempo ce ne sono state diverse e con tutte i rapporti sono tutt’ora ottimi! Ad oggi sicuramente Silly Things – Skinheads Rimini (e San Marino), Ravenna Hardcore, Spartaco R-esiste, gli Antifascisti di Forlì-Cesena (giro Sole&Baleno, Vascello Vegano, Equal Rights ecc…) e Kaizoku Records di Imola, tutte realtà con cui collaboriamo a strettissimo contatto e per diverse iniziative. Collaboriamo da tempo anche con un’etichetta francese (zona Agen) che si chiama Rusty Knife (abbiamo avuto il piacere di conoscerli personalmente in un viaggio in Francia, è anche grazie a loro che da sempre coproduciamo spesso anche gruppi stranieri).

Credete abbia ancora senso parlare di una scena o comunque di una comunità unita? come vedete cambiate le cose rispetto a quando avete iniziato?

Per noi ha sempre senso. Anche se fossimo in 10 persone. Per quanto ci riguarda poi il discorso è molto allargato perché supportiamo diverse “scene” e realtà e alla fine per noi è un tutt’uno che si traduce appunto con il DIY e punti di contatto generali che si possono riassumere nell’antirazzismo e anticapitalismo. Chiunque faccia propri (non solo a parole) questi due pilastri (con tutto ciò che ne consegue) per noi è dei nostri.

Nel tempo abbiamo potuto constatare che, mentre una volta scene come quella Street Punk e Skin, Anarcopunk, Hardcore, Autonomi… erano molto divise (se non a volte conflittuali), oggi c’è molta più commistione. E per noi da questo aspetto c’è solo da guadagnarci per tutti. If the kids are united… è ora di capire dove sta il vero nemico e non perdere tempo in particolarismi che perdono di vista l’obbiettivo reale e distruggono, soprattutto nelle zone in cui l’aggregazione critica non è scontata, ogni forma di lotta. Questo nella musica come nella politica.

Di recente siete stati tra i promotori della compilation benefit a favore dello Spartaco, vi va di raccontarci qualcosa a proposito di questa vicenda?

Visto che è ancora tutto in sospeso non possiamo scrivervi esattamente cosa successe, vi diciamo i fatti: 10 firmatari della convenzione fra comune di Ravenna e CSA Spartaco sono tenuti a pagare una multa di 4.400 euro a testa per diffusione musicale non autorizzata, somministrazione di cibo, assembramento (quest’ultima a dir poco assurda). 44.000 euro in totale. Per aiutare lo spazio (che comunque tutt’ora esiste anche se, per forza di cose, non come un tempo) e i nostri compagni/e abbiamo deciso di chiedere a 26 band, che hanno nel tempo animato le nostre serate lì, di darci un pezzo da poter includere in una compilation con copertina dell’immenso Zerocalcare. Il risultato, a nostro avviso, è stato ottimo, sia per la diffusione della compilation, sia per come è venuta! I compagni e le compagne del CSA Spartaco ne hanno ancora qualche copia (noi le abbiamo bruciate praticamente subito! E ne abbiamo gestito la metà!). Se non l’avete vale sicuramente la pena chiedergliela, fidatevi! Ovviamente tutto va al benefit.

Per quello che riguarda la situazione con le multe: sono state contestate tramite avvocati e oggi tutto tace inesorabilmente. Ma siamo ben consapevoli che prima o dopo si tornerà a ballare.

Credete che il vivere in Romagna vi abbia influenzato nella vostra visione e nel modo di muovervi? Ricordo una mia intervista con Enrico dei Rebelde che mi parlava proprio dell’atmosfera particolare che si respira in Romagna con le sue contraddizioni e i suoi contrasti.

Allora premettiamo che siamo un romagnolo e una veneta importata in Romagna… quindi qui ognuno vi darà la sua risposta con i suoi punti di vista.

Baku: A me il fatto di vivere qui ha sicuramente influenzato. Va precisato che la Romagna dell’amico Enrico non è propriamente la stessa mia, considerato che lui vive in città e io sono nato e cresciuto in provincia. Una provincia dove nella Seconda Guerra Mondiale si fermò per molti mesi il fronte e che quando ero giovane si ricordava ancora molto bene cos’era successo fino all’aprile del 1945.

Detto questo, io sono legato e cerco di portare avanti gli aspetti che hanno caratterizzato la nostra terra da metà Ottocento in avanti, quando i partiti e movimenti socialisti (di tutti i tipi) e repubblicani, diventando estremamente popolari, iniziarono a caratterizzare anche la nostra gente, comunque evidentemente già predisposta per indole a simili idee. Questo si traduce con una forte etica lavorativa, e di rispetto per i lavoratori, che però non deve prevaricare le passioni e il divertimento (che sono davvero importanti per noi), unito ad una forte etica sociale che si può tradurre con “perché stia bene io devono star bene anche gli altri”. Al giorno d’oggi tutto questo si sta tristemente e ovviamente perdendo anche qua, ma non per me e per tanti altri per fortuna. Io in questa etica sono cresciuto e credo.

Tutto questo si riflette sicuramente sull’etichetta. Cerchiamo di fare quello che ci diverte senza tralasciare il fatto che il nostro scopo ultimo è l’uguaglianza sociale e quindi nel nostro piccolo cerchiamo di supportare tutte le realtà politiche e sociali che riteniamo affini anche per mezzo di quel che facciamo come etichetta. Inoltre cerchiamo di far le cose fatte bene, mettendocela tutta e rispettando gli impegni presi, non perché c’è qualcuno che ci paga per farlo, ma perché per noi è una questione di rispetto e dovere per ciò che ci appassiona e ciò in cui crediamo.

Paolina: Nonostante le mie peregrinazioni, vivo in Romagna da ormai 15 anni. Esprimo dunque un parere personale da veneta brontolona, ma sincera.

Quello che ho sempre apprezzato, nelle diverse aree di questo stupendo territorio, è l’attaccamento delle persone alla propria terra, la consapevolezza della forza della cooperazione e l’accoglienza. Tuttavia, sto constatando con i miei occhi, come, in questi ultimi anni, il capitalismo stia progressivamente svuotando di significato questi importantissimi concetti, riducendoli spesso a meri slogan. Questo contribuisce a diffondere capillarmente un senso di rassegnazione anche in questa Terra combattiva, che la espone a politiche pericolose e controproducenti per la maggior parte dei propri abitanti. Se c’è una cosa che mi ha insegnato a coltivare la Romagna è la testardaggine, che mi motiva, nonostante le criticità, ad andare avanti. Dal punto di vista musicale questa Terra, che è la mia seconda casa, mi ha da sempre dato linfa vitale con dei Gruppi per cui nutro stima e rispetto (ne cito solo alcuni Contrasto, Rebelde, Scorma ora Guerra).

Ho frequentato molto Ravenna negli anni Novanta e ho avuto modo di vivere da vicino un periodo di grossi fermenti, come è la situazione oggi? 

Baku: Io invece arrivo nel decennio successivo e a dire il vero nei primi tempi ero molto più spesso a Cesena (che vergogna, lo so… ma per qualche anno, ai tempi di Romagna Skinheads Antirazzisti, c’era un bar, Waikiki si chiamava anche se oggi non esiste più, che concentrava settimanalmente un bel po’ di Skins dalla Romagna ma anche da Emilia e Marche. E c’era pure il CSOA Confino dei tempi d’oro), poi ho frequentato parecchio Bologna (giro del Lazzaretto principalmente) e come dicevo, organizzavamo principalmente a Faenza al Capolinea. Frequentavo molto Ravenna principalmente per questioni di stadio e politica. Tra il 2000 e 2010 a Ravenna c’era qualche sporadica serata Ska organizzata dagli intramontabili Red, Loreto e Troccolo e qualche concerto HC a Spartaco dopo che fu sistemato, post primo incendio, da alcuni/e compagni/e del giro principalmente anarchico e animalista. L’Oi! a Ravenna è tornato con noi invece, dopo che con Rumagna Sgroza entrammo definitivamente a Spartaco.

Oggi la situazione è abbastanza deprimente se pensiamo alla decade passata dove 4-5 concerti all’anno mediamente si facevano oltre a moltissimi dj set e serate, grazie soprattutto a Spartaco e ai Magazzini Posteriori Autogestiti (che purtroppo non esistono più da subito prima del covid). Diciamo che raramente passava un mese senza un qualcosa da fare “in casa”.

Poi è arrivato il covid maledetto con i suoi strascichi, la mazzata a Spartaco, il fatto che molta gente valida abbia in questi anni lasciato Ravenna o si sia un po’ allontanata e ci siamo così ritrovati a fine 2021 e per buona parte del 2022 avvolti in un assordante silenzio. Silenzio che però, fortunatamente, stiamo iniziando a rompere! La vedo dura tornare ai fasti della decade precedente… ma ci proveremo!

Paolina: Ho avuto modo di frequentare spesso Ravenna dal 2010 e sottoscrivo quello che Baku ha riportato. Oggi, il mio più grande desiderio è che le realtà che vengono dal basso, che sono state messe in ginocchio in questi ultimi tempi da chi le dava per scontate, da chi le riteneva seccanti e inutili e da chi fomentava particolarismi, non si scoraggino, si muovano unite verso il nemico comune, prendano consapevolezza del fatto di essere essenziali per coltivare dei principi cardine in una società rispettosa quali la libertà, il rispetto, la solidarietà e l’accoglienza. Spero che sempre più giovani a Ravenna convergano in spazi autogestiti senza fini di lucro e di propaganda politica asservita all’interesse di pochi. Spero che siano in grado di trasmettere il messaggio di antifascismo, antirazzismo che in un territorio è stato mantenuto vivo dagli sforzi chi è passato prima di loro. Noi saremo al loro fianco.

Quali sono le prossime uscite in programma e cosa dobbiamo aspettarci per il futuro? 

A livello di coproduzioni continuiamo testardamente a supportare anche band straniere che il pubblico italico solitamente fatica ad apprezzare (supponiamo per pigrizia) e quindi siamo a mezzo con il primo lp dei parigini The Sambas (fanno una sorta di fighissimo punk-soul), il primo lp dei Rancoeur di Nancy (che fanno Oi! ma bello particolare, alla francese) e per la prima volta valicheremo l’atlantico con lo split 7” fra Union Thugs (Montreal, Quebec/Canada) e Out Of System Transfer (Brooklyn, USA), due band Folk-Punk nel giro del sindacato anarchico IWW. In Italia stiamo invece aspettando il 7” dei grandi Miners di Bergamo, il nuovo album dei fratelli Contrasto di Cesena, gli ottimi Old Socks di Bologna al loro esordio discografico e la nuova “all-stars band” capitolina LaCroce! Insomma da questo lato c’è tantissima carne al fuoco (e tanta ne abbiamo messa nell’anno che sta per finire con Diario Di Bordo, Respiro Nocivo, Carne, Rebelde Rpm, Krav Boca, Revenja…).

Parallelamente vorremmo continuare la collaborazione con il CISIM di Lido Adriano, con cui ci siamo trovati molto bene, e ricominciare ad organizzare stabilmente concerti. Ci stiamo già muovendo in questo senso! E chissà che prima o poi non si riesca ad organizzare qualcosa nuovamente anche a Spartaco!

Vi lascio spazio per aggiungere ciò che preferite e per i saluti finali, grazie mille per il vostro tempo.

Grazie infinitamente a te, è un onore che tu ci abbia voluto intervistare come lo è stato conoscerti e diventare amici! E sono tutte le persone come te che vogliamo salutare in queste righe finali, quelle che continuano a supportare la nostra musica, la nostra scena, con umiltà, forza e pura passione!

Vi lasciamo con un pezzo di canzone preso in prestito dagli Attaccabrighe: Uniti si vince, uniti e coerenti, divisi non serve, si resta impotenti, di fronte alla realtà che vogliamo cambiare, di fronte al nostro sogno: potere nelle strade!