AUTORHYTHM, Songs For The Nervous System

Premessa: le cellule autoritmiche funzionano senza bisogno di istruzioni dal cervello.

Joakim Forsgren alias Autorhythm è nato a Skutskär nel 1981, vive e lavora a Stoccolma ed è attivo fin da giovanissimo in ambito punk. Oltre che come musicista elettronico oggi agisce nel campo della digital media art, è membro fondatore del collettivo artistico Serious Collision Investigation Unit Coalitation ed è curatore di due importanti gallerie svedesi. Insomma queste e altre info che per brevità tralascerò ci disegnano un personaggio sereno, perfettamente inserito nell’ambito della nuova élite culturale svedese, magari degno protagonista, per esempio, di una nuova “avvincente” storia come quella raccontata nel film “The Square” (2017) di Ruben Ostlund. E invece, purtroppo, il diavolo ci ha messo la zampa, perché nel 2015 a Joakim Forsgren è stata diagnosticata una incipiente forma di morbo di Parkinson. Accertamenti, TAC, cure mediche, risonanze magnetiche, terapie: da questa summa di informazioni legate alle ricerche mediche che Forsgren vive sulla sua pelle è nata la coraggiosa idea di assemblare, attraverso l’uso di sintetizzatori analogici, una serie di “canzoni” che avrebbero addirittura potuto esser suonate da synth e macchine sonore persino nel malaugurato caso che Joakim non ne avesse più avuto la facoltà. Detta così, siamo in una situazione altamente drammatica, ma la forza, l’urgenza di Songs For The Nervous System, anticipato in febbraio dall’ep Synapse/Oxytocin, scardina questo destino apparentemente segnato e la musica che ascoltiamo brano dopo brano è – da una parte – assai più spontanea del processo creativo che l’ha costretta a disvelarsi e – dall’altra – il dialogo fra artista e macchine ha un gusto pop retrò che conquista fin dal primo ascolto, con echi di Conrad Schnitzler, Cluster, Kraftwerk, fino ad arrivare anche agli Human League.

I brani sono uno più bello, più intrigante, dell’altro: “Clairvoyance” è una Autobahn svedese, “Doom Variations” – per mia testimonianza personale – sembra il segnale di una risonanza magnetica lombo-sacrale mentre sei steso nel tubo, ma niente paura… è “fighissimo”… il segnale. “Neurothropic Factors” ci porta in territori Boards Of Canada o giù di lì (grande nostalgia per i Boards), “Plasticity” sembra un pezzo dei primi Suicide (ossessiva, dark ballabilissima), c’è poco da ridere ma è musica assolutamente magnifica. “Intercellular Communication” è un dancefloor in sala operatoria. Chiudono i dieci minuti di “Substantia Nigra” e qui leggiamo: “la substantia nigra, conosciuta anche come sostanza nera di Sommerring (anatomista 1755-1830) è la formazione nervosa grigia laminare con significato di nucleo che stabilisce il confine del cervello medio (mesencefalo)”. Questa voce di Wikipedia ha una animazione in 3D che meglio di ogni mia parola descrive questo straordinario brano che conclude queste canzoni per il sistema nervoso… album d’esordio di un artista coraggioso al quale auguriamo lunga e felice vita.