SHERPA THE TIGER, Ithkuil

Fuzz Club propone un’altra band a prevalenza strumentale. Ancora una volta suoni dilatati e psichedelici, a questo giro declinati secondo un morbido kraut-rock. La band di Lviv non si discosta molto dall’esordio The Great Vowel Shift del 2018, con cui ha debuttato sempre per l’etichetta londinese. Questo seguito, intitolato Ithkuil (dal nome della lingua artificiale creata dal linguista John Quijada), vede il quartetto cimentarsi con forme sempre più complesse di stratificazione e orchestrazione sonora, tanto che parlare solo di kraut è riduttivo. Qui c’è dentro un po’ di tutto, dall’elettronica all’easy listening, dal prog all’ambient, combinati con maestria dagli Sherpa The Tiger e resi con un tono magniloquente, se non pomposo a tratti. Tamarri e super-tecnici, gli Sherpa sono in grado tuttavia di darci una versione divertente dei Can, andando a spasso tra le colonne sonore di ipotetici polizieschi anni Ottanta, infilando flauti e oscillatori in suite jazz-pop, creando cortocircuiti fantascientifici in cui Jaki Liebezeit è finito a jammare con gli Steely Dan, oppure rinverdendo le più zuccherose avventure di Neu!, Harmonia e del Michael Rother solista a cavalcioni di un motorik-pop spaziale.

Insieme agli Ashinoa e ai The Exorcist GBG (da Göteborg) in Europa e a L.A. Takedown negli Stati Uniti, gli Sherpa The Tiger si preoccupano di ridefinire il perimetro della kosmische musik vintage: elettronica, yacht-rock e rilettura pedissequa dei dettami della tradizione degli anni Settanta e Ottanta. Da non prendere troppo sul serio.