PALMER GENERATOR / THE GREAT SAUNITES, PGTGS [+ full album stream]

PALMER GENERATOR / THE GREAT SAUNITES, PGTGS [+ full album stream]

Basta fare una semplice ricerca su questo sito per scoprire come Palmer Generator e The Great Saunites siano due presenze costanti da sempre, oltre ad essere stati spesso entrambi protagonisti di anteprime e streaming. Per questo, la nascita di un’amicizia tra le due band in occasione dell’edizione 2016 del Field Fest (un evento di cui siamo stati media-partner) e la conseguente decisione di celebrarla con uno split in uscita per tre label da sempre nel nostro radar non poteva che culminare in quest’anteprima offerta da noi. Del resto, una delle nostre piccole manie è proprio quella di cercare puntini da unire in un immaginario diagramma di realtà tra loro apparentemente distanti eppure unite da un comune sentire e da un comune approccio alla passione musicale libera e senza pregiudiziali di sorta.

Le due composizioni presenti, “Mandrie” a firma Palmer Generator e “Zante” dei The Great Saunites, si dividono i due lati di un vinile che in realtà sembra nato per essere fruito senza soluzione di continuità seppure i due brani sembrino connotati da personalità ben distinte e da differenti linguaggi. Eppure, proprio qui sta il bello, le molte differenze non impediscono di godere di PGTGS come si trattasse di un unico flusso in cui si alternano gli stili ma non l’intima sostanza della musica da esso veicolata. Il suono dei Palmer Generator (ovverosia la famiglia Palmieri) si incastra esattamente a metà strada tra post-rock e psichedelia con un andamento ipnotico che punta a trasportare l’ascoltatore in un vortice spaziale dai sottili rimandi kraut. “Mandrie” è suddiviso in due parti che si uniscono a formare una lunga suite in grado di toccare l’intero spettro espressivo del trio e di evidenziarne la notevole coesione interna, merito non solo dell’affinità personale ma anche dei moltissimi live tenuti nel corso dei dieci anni di attività. I compagni di split (e come già sottolineato amici) vengono da Lodi, dove si sono formati nel 2008, sono Atros (bassi, tastiere) e Leonard Layola (tamburi, elettronica) qui raggiunti da Paolo Cantù, altra nostra vecchia conoscenza, alla chitarra e clarinetto per un brano dal taglio più sperimentale in cui la reiterazione e la circolarità donano un mood peculiare eppure altrettanto affine all’idea di psichedelia e di astrazione dal reale. Il tutto è però reso in chiave minimalista e con un finale a sorpresa lasciato ad un riff di matrice drone-doom in grado di riportare il percorso su coordinate più corpose per chiudere il cerchio ideale dello split. Questa comune pulsione, sebbene differente nella declinazione e nell’approccio, costituisce il fil rouge del disco e ci permette, come già sottolineato, di goderne in modo continuo senza quell’effetto di rottura tipico dei lavori in cui ciascuno opera in completa autonomia, riprova del fatto che lo spunto comune e il continuo confronto durante la creazione di PGTGS ha portato una qualche forma di sintonia, pur senza stravolgere le distinte personalità delle due realtà coinvolte. Il risultato finale non mancherà di colpire gli ascoltatori più curiosi e inclini al mettersi in gioco nell’esplorare diverse angolazioni di un background meno distante di quanto si potrebbe pensare. Buon ascolto.