OLOF DREIJER, Coral Ep

In principio furono i The Knife. Comunanza fraterna made in Stoccolma dedita a distese glaciali  per synth imbizzarriti. Polpette, mobili di legno fai-da-te e disconi electropop. Ma fratelli fa rima con coltelli, e il sodalizio arriva al capolinea nel 2013, creando binari paralleli per le carriere dei due Dreijer. Karin, AKA Fever Ray, è esplosa sulla scena con tre dischi che hanno indubbiamente lasciato il segno, ognuno con la sua verve. Olof, AKA Oni Ayhun, si è lanciato in una sfilza di ep minimal techno nascondendosi dietro al suo pseudonimo, salvo poi fare dietrofront lo scorso anno e decidendo di riacquisire il suo nome all’anagrafe anche per le scorribande artistiche. Coral Ep è la seconda raccolta breve dopo il disco del 2023, tre tracce che continuano lungo il solco delineato con il precedente Rosa Rugosa Ep. Ed è un po’ come quando il tuo amico, allergico a tutta la scala RGB e abbonato al nero funereo nel vestiario, si presenta con la più burlona delle camicie floreali a manica corta. Te lo ricordavi diverso, vero? Insomma, l’immaginario esplorato con la sorella è lontano anni luce, ma va anche bene così. Il tribalismo spinto e ritmato dello scorso ep viene (per fortuna) annacquato in un corredo maggiormente ambient e quasi affine all’ambito del field recording (soprattutto nella centrale “Flora”), mantenendosi comunque vivo nella più danzereccia “Coral”, con i suoi ritmatissimi groove cuciti su misura per il dancefloor. La terza traccia dell’ep allunga il minutaggio per quasi 10 minuti di rilassamento, con un buon equilibrio tra vibrazioni quasi orientaleggianti nel loro canone sinuoso e esplorazioni minimali in terreni ambient. Cambiano le mode, le band, gli pseudonimi e qualche volta anche il vestiario (letteralmente e metaforicamente), ma è sempre bello sentire produttori di questo calibro rimettersi costantemente in gioco, anche se per pochi sprazzi di note. La classe non è acqua, e la famiglia Dreijer di classe ne ha oggettivamente da vendere.