OBITUARY, Trevor Peres

foto di Ester Segarra

Gli Obituary sono un gruppo che non avrebbe bisogno di alcuna presentazione per i lettori di questo sito, almeno per quelli legati al metal. Nome di indiscutibile rilievo nel death metal, hanno saputo da subito farsi strada grazie al loro sound lento e marcescente (imbevuto di Celtic Frost), in un ambiente come quello della Florida tra fine anni Ottanta e inizio Novanta, dove tutte le formazioni del genere avevano riff molto complessi e veloci. Dischi come Slowly We Rot, Cause Of Death e The End Complete rimangono delle pietre miliari di queste sonorità, che hanno influenzato migliaia di band in tutto il mondo. Abbiamo intervistato il chitarrista Trevor Peres in occasione dell’uscita dell’ultimo album omonimo, andando a scavare nella storia del gruppo, ripercorrendo via via le tappe della sua carriera (anche i loro esordi sotto a nome Xecutioner). 

Partiamo dalle origini degli Obituary. Da cosa è scaturita la scelta abbastanza inconsueta di pubblicare la demo di debutto degli Executioner in vinile piuttosto che in cassetta? È una scelta che vi ha ripagati?

Trevor Peres: Questa è una domanda molto particolare. Suppongo che abbiamo deciso di pubblicare l’album in vinile semplicemente perché abbiamo pensato che sarebbe stato bello averlo in questo formato. Tutti gli altri avevano le cassette, quindi dovevamo essere diversi. L’intento non era quello di fare soldi, ma sicuramente la scelta ci ha ripagati.

Successivamente avete cambiato il vostro nome da Executioner in Xecutioner, probabilmente a causa del gruppo thrash di Boston con lo stesso nome. La band o la loro etichetta New Renaissance vi hanno mai contattati a tal proposito?

No. La Roadrunner Records ci ha fatto cambiare il nome, era nel nostro contratto. Non volevano che nessuno ci confondesse con la band di Boston. Abbiamo semplicemente scartato la “E” per creare una parola che sembrasse cool.

Quali sono i vostri ricordi in merito all’unica uscita in vinile degli Xecutioner, la compilation “Raging Death” uscita per la Godly Records di Borivoj Krgin? Eravate in buona compagnia con Sadus, R.A.V.A.G.E. (Pre-Atheist), Lethal Presence (il cui chitarrista si sarebbe poi unito ai canadesi Slaughter ) e Betrayel. Le due canzoni presenti sull’lp sono tratte dalla stessa registrazione del demo dell’86? Siete rimasti in contatto con Borivoj Krgin? “Godly Beings” era in qualche modo legata alla sua Godly Records?

Borivoj è stato un grande aiuto per noi. Dopo l’lp “Raging Death” ha contribuito a finanziare le prime registrazioni di Slowly We Rot. In realtà, lo avrebbe prodotto se non fossimo riusciti a firmare con un’altra etichetta. Alla fine ci ha messi in contatto con la Roadrunner e il resto è storia. Le due canzoni delle nostre registrazioni dell’86 erano le due contenute in “Raging Death”. E sì, il titolo “Godly Beings” è un omaggio alla Godly Records.

Poi c’è stato il  passaggio al nome Obituary  per il vostro primo album. È stata un’idea della Roadrunner cambiare ancora il vostro nome?

Come ho detto prima, la Roadrunner Records ci ha fatto cambiare il nome. Era nel nostro contratto.

Quando è uscito Slowly We Rot avevate  un contratto discografico e un album, ma non avevate mai suonato  al di fuori della Florida. Non è strano, considerando i vostri obiettivi?

Eravamo solo un gruppo di ragazzi che suonavano metal. Quindi, prima di Slowly We Rot avevamo suonato solo in Florida. Eravamo troppo giovani per realizzare il nostro potenziale, suppongo.

foto di Ester Segarra

I già citati canadesi Slaughter sono stati uno dei primi gruppi a mostrare apertamente una forte influenza dei Celtic Frost (così come i Napalm Death,  anticipati solo dai tedeschi Outrage), ma poi gli Obituary si sono spinti oltre: a partire dal suono di chitarra, Slowly We Rot è letteralmente infestato dal fantasma di Tom G. Warrior. Cause Of Death è stato un passo in avanti rispetto a Slowly We Rot, ma anche lì avevate deciso di inserire una cover di “Circle Of The Tyrants”. Cosa aveva di così speciale la band svizzera?

Hellhammer e Celtic Frost hanno avuto una grande influenza sugli Obituary, ovviamente. I riff, le tonalità e la composizione dei Celtic Frost sono molto accattivanti, è come se avessero dei ganci che ti afferrano e ti scaraventano in un incubo. Inoltre, erano molto avanti per il loro tempo, la loro musica regge ancora il confronto con qualsiasi band metal. Grazie Tom…

Probabilmente vi è stato chiesto un migliaio di volte, ma cerchiamo di fare un riassunto per il bene dei lettori più giovani. Perché Allen West ha abbandonato all’epoca di Cause Of Death (sostituito da Murphy) e poi è tornato per suonare in The End Complete? Eravate ancora in contatto con lui al momento dei suoi problemi “legali”?

Durante quel periodo, la moglie di Allen ha avuto un bambino e lui fondamentalmente ha dovuto lavorare per sostenere la famiglia. Gli Obituary non guadagnavano abbastanza denaro in quel momento e così ha dovuto essere un padre responsabile. Non avremmo mai voluto che Allen si allontanasse dalla band ma, purtroppo, “shit happens”. Abbiamo smesso di sentirci nel giro di pochi anni. È stato in carcere per un paio di anni, è uscito e poi è tornato. Ha perso il contatto con tutti.

The End Complete è stato il culmine della vostra carriera in termini di vendite, immaginiamo, ed è stato anche l’apice del death metal. Siete riusciti a vivere grazie agli introiti, almeno per un po’? Che cosa è successo al death metal dopo il 1992-1994?

Abbiamo venduto un sacco di copie di The End Complete e siamo riusciti a dividerci dei guadagni grazie a quel disco. Il Death Metal era sicuramente in ascesa. Headbanger’s Ball di MTV ci ha aiutato davvero, trasmettendo  il nostro video tutti i fine settimana. Eravamo in un buona posizione. L’album è uscito nel 1992, quindi durante questi due anni siamo stati costantemente in tour  per il mondo. È stato un grande momento per noi.

A partire da The End Complete vi siete concentrati di più sui testi e le parole hanno guadagnato una posizione più rilevante nella vostra musica, mi sbaglio su questo?

Penso che i testi di John non abbiano mai avuto un significato troppo profondo. I testi non sono mai stati il nostro obiettivo principale. La voce di John è più uno strumento da includere nel nostro sound.

foto di Ester Segarra

Vi siete sciolti nel 1997 e vi siete riformati nel 2003, è vero che vi siete incontrati di nuovo ad uno show di  Andrew W.K. con Donald Tardy sul palco?

Donald, Frank e John hanno eseguito una delle nostre canzoni con Andrew WK a un festival in Florida, ma avevamo già avuto modo di parlare di una reunion in quel periodo. Chi ci ha veramente spinto a tornare insieme è stato il promoter del Milwaukee Metal Fest che aveva organizzato un nuovo festival a Tampa pregandoci di suonare, e così abbiamo fatto. Quello è ciò che ci ha fatto accendere di nuovo i motori.

Quando avete iniziato la campagna di crowdfunding per Inked In Blood sembrava che il progetto fosse DIY, ma poi avete firmato con la Relapse. Normalmente un’etichetta del genere è in grado di finanziare le proprie band. Quindi, quale è stato il vantaggio di aver raccolto tutti quei soldi prima?

Avevamo l’intenzione di avviare una nostra etichetta per Inked in Blood grazie al crowdfunding, ma alla fine c’erano solo 7.000 dollari netti. È un po’ difficile mettere su un’etichetta con quei soldi. La campagna ufficialmente ha raggiunto 60.000 dollari ma, quando i fondi sono stati incassati,  erano solo  45.000, perché alcune delle persone che ci avevano finanziato si sono tirate indietro. Poi, questa azienda che ha contribuito ad organizzare la raccolta fondi si è tenuta il 25% del denaro senza nemmeno consultarci. Così, dopo che il 25% era stato preso, c’erano rimasti solo 33.750 dollari. Abbiamo dovuto spendere circa 19.000 dollari per spedire tutti i pre-order e la le spese per il merch sono state di circa 8.000 dollari. Fate i conti, alla fine c’erano rimasti solo 6.750  dollari in banca. Non andava molto bene. Durante questo periodo la Relapse ci ha avvicinato e ci ha offerto un accordo 50/50. Questo ha fatto sì che il business avesse un senso per noi e per ogni soggetto coinvolto.

Alcuni di voi hanno unito le forze con il death-rapper Necro. Come è nata la collaborazione? Avevate fatto qualcosa di simile in passato con Bullituary… quanto hip hop ascoltate? Quali rapper vi piacciono?

Sì, Necro mi ha contattato per creare un po’ di musica per lui e poi è stato coinvolto anche John. È stato abbastanza figo perché Danny Lilker ha suonato il basso in due canzoni che ho scritto e abbiamo anche girato un video musicale. Bei tempi. Quando ero un adolescente, negli Stati Uniti, c’era un grande movimento underground  rap hardcore, con NWA e Public Enemy. Ho amato tutta quella roba. Tutti i progetti solisti che seguirono, da Dr. Dre a Snoop Dogg e Ice Cube sono stati sorprendenti. Anche  Ice T e Wu Tang Clan sono stati grandi.

John e Donald hanno organizzato il Florida Metal Festival. Come è nata l’idea?

Tutti noi abbiamo sempre voluto avere un metal fest micidiale in Florida. Perché è qualcosa che non abbiamo mai avuto, quindi un nostro buon amico ci ha aiutati a finanziarlo ed è stato fantastico. Speriamo in un seconda edizione per l’anno prossimo. Vedremo.

Terry Butler si unì come bassista nel 2010, è un nome ben noto all’interno della scena death metal. Pensi che sia stato in grado di aggiungere un tocco personale al vostro stile nel corso degli anni? Quali sono a tuo parere le sue caratteristiche più importanti come persona e musicista?

Terry è un nostro amico da oltre trentacinque anni, quindi siamo una famiglia. Quando è entrato a far parte della band, gli ho chiesto perché non fosse diventato un membro fin dal primo giorno. Risposta facile, stava suonando nei Death… Gli voglio bene come a un fratello, lui ha una grande attitudine, gioca di squadra ed è  un bassista molto “solido”.

Il vostro nuovo album si intitola semplicemente Obituary. Questo è in qualche modo legato alla volontà di sottolineare in modo semplice e diretto la vostra essenza interiore?

Il titolo dell’album non ha un significato interiore profondo. L’artwork del disco è il nostro logo su un semplice sfondo nero. Così, quando abbiamo deciso di chiamare l’album “Obituary”, ci sembrava che avesse senso.

Anche questo nuovo album è prodotto dalla Relapse Records. Sembra una partnership molto salda: come sono andate le cose fino ad ora? Quali sono le differenze più importanti con la vostra etichetta precedente?

I ragazzi  della Relapse sono dei grandi e sono fan della musica che spingono. Si impegnano davvero a far andare bene le cose e noi li rispettiamo per questo. La più grande differenza tra loro e la nostra ultima etichetta è che si preoccupano veramente per la nostra band e condividiamo gli stessi obiettivi.

Quali sono le differenze più importanti all’interno della scena death metal attuale rispetto a quella passata? Pensi che la scena originale fosse in qualche modo più autentica e reale?

Oggi ci sono un milione di band differenti che suonano death metal, il che dimostra come la scena sia ancora forte. Penso che il death metal resterà sempre in giro, in un modo o nell’altro. Sono molto orgoglioso di far parte di questa storia musicale. Penso che oggi, così come in passato, la scena sia autentica e reale. Ci sono persone reali che suonano musica vera e propria, il che rende la scena al contempo autentica e sincera.

Grazie mille.