Middle Finger, la voce dei ragazzi

Prossimi al traguardo dei dieci anni di vita e pronti a calcare nuovamente i palchi per cantare insieme agli amici, i Middle Finger sono ancora più determinati ad urlare il loro dissenso e far sentire forte la loro voce in difesa dei più deboli. Abbiamo Ancora Voce, il loro nuovo disco, grazie alle sue storie di pub, amicizia e resistenza quotidiana arriva dritto al bersaglio, tanto da farci venir voglia di approfondire tramite la loro viva voce.

Ciao, partiamo dal presentare la band ai lettori, ormai siete in giro da parecchio ma magari a qualcuno fa piacere un breve riassunto di quanto successo dal 2013 a oggi… Come vi siete conosciuti?

Marco (voce): La band è nata alla fine del 2013, le prime prove in saletta le abbiamo fatte intorno a novembre/dicembre di quell’anno. L’idea iniziale di formare i Middle Finger è partita da me (che agli inizi suonavo il basso oltre che cantare) e Frenk (batteria), che ancora oggi siamo qua, e dal primo chitarrista Simone, con cui io avevo già suonato per un paio di anni in un precedente progetto. Ci conoscevamo tutti frequentando i concerti e la scena di quel periodo e, vivendo abbastanza vicini, siamo partiti subito con le idee abbastanza chiare su quello che volevamo fare. All’epoca avevamo poco più di 20 anni e parecchia voglia di urlare quello che pensavamo e che ci faceva incazzare, negli anni abbiamo avuto qualche cambio di formazione e quella attuale, che ormai resiste da circa 3 anni, mi sento di dire sia la migliore di sempre. Sono passati ormai quasi 10 anni dalla prima volta che ci siamo trovati per provare, ma la rabbia e la voglia di gridare sono sempre le stesse!

Frenk (batteria): A un certo punto ti rendi conto che non ti basta andare in giro ai concerti e vuoi metterti in gioco anche tu e così a fine 2013 io, Marco e Simone abbiamo imbracciato gli strumenti. Io ho conosciuto loro due frequentando le serate a Caramagna e ad Alba, uniche città in provincia di Cuneo in cui si organizzavano concerti punk per noi kids. Negli anni le cose cambiano e le strade si dividono, e io e Marco a quanto pare siamo rimasti il nocciolo duro della band!

Bix (basso): Inizialmente conobbi i Middle Finger da sotto il palco, durante una delle serate nell’ormai storico circolo Arci Mezcal di Savigliano. Conoscevo solo Alby alla chitarra ai tempi, ma da subito mi piacquero un sacco il sound e la possentezza dell’Oi nelle canzoni. Qualche mese dopo Alby mi scrisse per chiedermi di prendere il basso ed andare a suonare con loro. Non esitai un attimo e corsi subito. Conobbi Marco e Frenk, con cui andai subito d’accordo. Ed ora eccomi qui a condividere questa fratellanza che mi dà forza ogni giorno passato insieme.

Quali credete siano le caratteristiche fondamentali per andare avanti e continuare ad avere voce in una società che sembra far di tutto per reprimere qualsiasi forma espressiva controcorrente? Cosa vi dà forza e determinazione?

Marco: La forza e la determinazione per andare avanti ci sono oggi più di allora, forse agli inizi era prevalente l’aspetto diciamo “ludico” (suonare, andare ai concerti e bere birra sono anche attività piacevoli, oltre che uno sfogo dagli stress quotidiani) mentre col passare degli anni è aumentata la componente più profonda e sentimentale che ci porta a urlare il nostro dissenso nei confronti di questa società malata e questo sistema sempre più ingiusto e repressivo nei confronti dei più deboli. La musica è il nostro mezzo per comunicare tutto ciò agli altri e speriamo che nel nostro piccolo possa aver contribuito anche solo a smuovere e risvegliare qualche mente Siamo consapevoli che non potrà da sola cambiare molto ma è sicuramente un mezzo di comunicazione e aggregazione molto importante.

Frenk: Caparbietà, umiltà e concretezza. La prima perché bisogna sempre andare avanti nonostante le difficoltà, i periodi difficili personali e non, la monotonia della sala prove e della provincia, le malelingue e chiunque derida le tue passioni. La seconda perché non ci si deve mai montare la testa, si deve dare il massimo davanti a dieci persone come a cento, si deve essere disponibili verso le altre band. La terza vien da sé: sempre con i piedi per terra e pronti a collaborare con altre realtà e band perché si vada avanti tutti insieme!

Bix: Semplice, non arrendersi mai. “Credi in ciò che sei, credi in ciò che fai” (“Last One To Die”). Trovare ogni modo possibile per esprimere sé stessi, da soli o in gruppo. L’unione fa la forza e noi puntiamo a farlo tutti insieme, solo così “non perderemo mai”.

Abbiamo Ancora Voce è uscito per varie label e Scatti Vorticosi si è occupata del vostro video, come avete scelto i vostri complici per questa avventura?

Marco: Questa risposta è abbastanza semplice, abbiamo chiesto a varie etichette del circuito punk conosciute nel corso degli anni se fossero interessate ad aiutarci a produrre il disco e questi sono quelli che ci hanno dato risposta affermativa. L’etichetta “Last One To Die”, invece, la gestisco io insieme a Dario Audisio (cantante del Complesso, altra band street punk della nostra zona attiva dal 2008) e altri ragazzi della provincia di Cuneo (Marco dei Quarantena, Simone dei Flying Disk, Ale, Paola e Carlo), organizziamo live e produciamo o ristampiamo qualche disco da parecchi anni ormai.

Bix: L’esperienza di Marco e Frenk qui per me fa da padrona e mi fido ciecamente delle loro conoscenze, che a loro volta mi coinvolgono, facendomi scoprire sempre più il mondo di chi produce musica e tanto altro. Per quanto riguarda il video ci siamo rivolti a Scatti Vorticosi di Torino perché li conoscevamo da tempo, lavorano bene in ambito di videomaking e ci piace la loro mentalità.

Credete si possa ancora parlare di una scena o preferite vederli come legami con specifiche realtà basati su amicizie e rapporti umani? Quali le band con cui vi sentite più vicini?

Marco: La scena c’è, è viva ed è abbastanza unita… anzi forse mi sento di dire che è più attiva e unita oggi rispetto a 10/15 anni fa quando siamo partiti e questo mi dà ancora di più la forza di andare avanti e non mollare. Si vedono di nuovo tanti giovani alle serate e ora dopo la ripresa dei live post pandemia si stanno organizzando davvero tanti bei concerti in giro per tutta l’Italia. Ovviamente le amicizie e i rapporti umani sono importantissimi in tutto ciò. Noi, come tutti nel circuito, abbiamo buoni rapporti con le altre band. Siamo una grande famiglia, in fondo. Non te ne posso citare una in particolare, perché farei un torto alle altre.

Frenk: Secondo me la scena senza amicizie e rapporti umani non vale niente. Di conseguenza si può costruire una scena solo incontrandosi ai concerti, facendosi le trasferte, invitando band di altre città. In una parola: aggregazione e socialità.

Bix: Diciamo che una volta uniti rapporti umani, amicizia e fratellanza la scena vien da sé, quando piano piano sempre più persone si conoscono, si uniscono e vivono gli stessi momenti, allora li sì che la scena risorge a pieno. Non come movimento musicale ma come alleanza che ci unisce tutti quanti sotto gli stessi pensieri e stesse idee.

Credo che quando si suona un genere come il vostro, il crederci e sentirlo come qualcosa di spontaneo sia fondamentale. In soldoni non si può fingere l’attitudine, mi sbaglio? Voi come la definireste in poche parole?

Marco: Per me è un concetto naturale, fare e dire quello che pensi davvero e credere in quello che fai sempre con lealtà, le cose finte si riconoscono subito. Poi c’è anche l’aspetto dell’impegno che uno mette in quello che fa, bisogna darsi da fare, aiutarsi tra band e organizzare concerti, altrimenti tutto muore. Purtroppo vedo spesso band che suonano ma non hanno mai organizzato un concerto in vita loro, bisogna sbattersi per tenere viva la scena anche questa è attitudine.

Frenk: Se fossimo dei poser ci avrebbero beccato già da tempo! Quello che senti quella mezz’ora sul palco o sotto il palco è indescrivibile per chi non può capire. È passione allo stato puro che si amplifica quando sei in mezzo a gente come te.

Bix: Come già detto dai miei compari, se uno finge e non ci crede veramente lo si vede molto bene, lo si nota a pelle. Io la definisco come una piena espressione di me stesso, che tramite la musica esprimo a pieno la mia personalità nella sua forma più naturale, in cui rabbia e passione si uniscono.

Ho trovato che una delle caratteristiche dei nuovi pezzi siano i riff di chitarra affilati, in alcuni momenti quasi metal (penso ad esempio a “Il Nostro Mondo” o l’inizio di “Non Siamo Niente”). Mi viene spontaneo chiedervi quale sia il vostro background come ascoltatori.

Marco: Io mi sono avvicinato al punk come tanti intorno ai 13/14 anni con i gruppi più “commerciali” del punk rock italiano come Derozer, Porno Riviste, Punkreas, Los Fastidios e stranieri come Rancid o Green Day, per citarne alcuni, dopo poco però in maniera quasi naturale sono passato ad ascolti più orientati sullo street punk/Oi! Italiano e soprattutto inglese e a tutta la musica “da ballare” tipica della sottocultura skinhead delle origini. Una parte molto importante del mio bagaglio musicale è sicuramente proveniente dalla scena hc torinese degli anni ’80 e ’90: Rough, Negazione e Woptime per citare alcune delle mie band preferite della scena del capoluogo piemontese. Ammetto di aver ascoltato un po’ meno il punk americano ad esclusione del circuito New York Hc, che apprezzo molto. Al di fuori del punk apprezzo anche qualche cantautore e qualche band più metallara come i Motörhead (che erano più punk di tanti gruppi punk… RIP Lemmy).

Alby V (chitarra/voce): Io personalmente ascolto moltissimi generi di metal e questo spesso, come hai notato, influisce sulla scrittura delle parti di chitarra. Oltre al metal un genere a cui sono molto vicino è il punk rock melodico italiano, oltre allo street punk e all’Oi! In ogni caso resto sempre il metallaro del gruppo!

Frenk: Io personalmente sono partito dal punk-rock melodico per poi approdare allo street-punk e all’Oi! Sono anche un grande ascoltatore di reggae, soul, glamrock e rock’n’roll puro. Diciamo che la buona musica di tutti i generi ha un buon peso nella mia vita. Le influenze metal arrivano dai nostri soci alla chitarra e basso.

Bix: Io ascolto punk rock da quando ne ho ricordo, sin da bambino sono cresciuto con gruppi come Green Day, Ramones, Sex Pistols e così via. Tutto merito di mamma e papà che mi han fatto conoscere il mondo del Rock in tutte le sue forme. Nel tempo ho espanso sempre di più la mia raccolta musicale personale da gruppi punk italiano come Porno Riviste o Peter Punk fino al metal come i System Of A Down, Metallica, Iron Maiden. Di influenze ne colgo da tutte le parti in ogni maniera possibile. Unendo il tutto in sala prove con gli altri membri, soprattutto Alby alla chitarra, cerchiamo sempre di inserire nei nostri pezzi una parte di noi e di ciò che ci piace ascoltare. Detto fatto escono pezzi come quelli citati sopra, pronti per tirare mattonate in faccia a chiunque ascolti.

Tra l’altro si può finalmente tornare a suonare dal vivo e i nuovi brani sembrano perfetti per essere cantati tutti insieme. Quanto conta per voi condividere i vostri pezzi dal vivo e quanto vi è pesato restare fermi causa pandemia?

Marco: Suonare dal vivo è tutto, il disco così come i video per me si fanno perché vanno fatti se vuoi farti un po’ conoscere e vuoi far arrivare il tuo messaggio in giro, ma è un lavoro faticoso e poco divertente. Sul palco invece si sta bene e si provano emozioni vere, quando poi si canta tutti insieme sopra e sotto il palco diventa perfetto. Restare fermi nei due anni passati è stato brutto, poi al di là della pandemia per me è stato un periodo terribile, lo scorso anno ho subito un intervento chirurgico molto importante ai polmoni e già solo il fatto di poter di nuovo salire sul palco è stata un’emozione indescrivibile, non ero sicuro che lo avrei potuto ancora fare. Ma sono ancora qua e non ho nessuna intenzione di fermarmi.

Alby V: Condividere dal vivo le proprie canzoni e cantarle tutti insieme è sempre emozionante e ripaga di tutte le fatiche fatte in sala prove e in studio, Durante la pandemia è mancato davvero tanto tutto questo e ora che possiamo di nuovo suonare live siamo più carichi che mai.

Frenk: Per noi condividere ciò che siamo e metterci in gioco è tutto. Restare fermi è stata veramente dura.

Bix: Gli eventi sono la gran parte dell’avventura per me, se non la mia preferita, salire sul palco, distogliere il pensiero da tutto quanto e pensare solo a suonare ed urlare al microfono. Sentire il calore della gente che canta insieme a te è tutto ciò che mi riempie il cuore in quei momenti. La pandemia ovviamente ha bloccato tutto ciò, ma ha nutrito in me ancora più forza e voglia di stare sul palco e vivere al massimo quei momenti.

A proposito di cantare, di cosa parlano i vostri testi e cosa li ispira?

Marco: Parlano di quello che vediamo e viviamo ogni giorno, di quello che ci piace e ciò che invece disprezziamo, può sembrare scontato ma è così, non mi piace scrivere testi su argomenti inventati e cose non provate sulla mia pelle o perlomeno vissute da vicino.

Frenk: Parlano di rabbia, frustrazione, solitudine, vita reale in provincia. Ognuno di noi deve trovare le proprie risorse per andare avanti e rendersi conto che ci sono persone come noi; tutti insieme siamo forti contro il grigiore e il conformismo impostoci dall’alto, che ci vuole come automi sempre zitti.

Vi va di dirci come è nata l’idea per la copertina, cosa rappresenta e chi l’ha realizzata?

Marco: La copertina è tutto frutto del genio di un amico grafico (Fabio Camera in arte “Cambio”), ha ascoltato il disco in anteprima e ha partorito quello che è il risultato finale, ci ha colpiti e ci è subito piaciuta molto perché non era la solita copertina con foto della band o grafica elaborata, ma molto minimal e diretta come del resto lo sono le nostre canzoni. Faccio un copia e incolla delle parole del grafico quando ci ha presentato il lavoro che mi sembra la cosa migliore: i ragazzi sanno di avere una voce che difficilmente verrà ascoltata, ma sanno anche che più urlano e più hanno possibilità di farsi sentire. La voce dei ragazzi esce da una bocca che non si fa calpestare, non si fa mettere i piedi in testa. Perché se vengono calpestati sanno mordere. La bocca dei ragazzi diventa metaforicamente nella cover una tagliola che urla il più forte possibile la propria voce e, se girata di 90°, un cuore dentato, il cuore della passione di chi fa musica indipendente e crede in un movimento (We Love Oi!), in modo da avere una cover che sappia comunicare da entrambi i lati di lettura. Nel retro pensavo di mettere – oltre a tracklist e loghi – anche un piede mozzato, di chi ha provato a soffocare la voce dei ragazzi.

Nel disco è presente come bonus anche una versione acustica di “Canzoni”, come è nata l’idea e cosa ha di speciale per voi quel pezzo?

Marco: “Canzoni” racchiude un po’ tutti i concetti espressi sopra… è quello che siamo, quello che proviamo, viviamo e che abbiamo vissuto, racchiude un po’ tutto quello che sta alla base della nostra musica, inoltre ci sembrava un brano adatto più di altri per essere suonato in acustico e il risultato ci ha soddisfatto, speriamo sia piaciuto anche agli ascoltatori così come il resto del disco.

Alby V: Ci sembrava una bella idea proporre una versione acustica di questo pezzo, per chiudere il disco con qualcosa che non avevamo mai sperimentato e devo dire che io e Bix ci siamo divertiti molto a registrarla. Speriamo che possa piacere a chi la ascolterà, a noi il risultato è piaciuto molto!

Grazie mille per il vostro tempo, vi lascio lo spazio per i saluti e i contatti…

Middle Finger: Ringraziamo in primis tutti quelli che hanno contribuito all’uscita di questo disco a partire da Giorgio Gobbo (chitarrista di Ostile e Sempre Peggio) che ha curato le registrazioni ed il master all’interno del suo mitico home studio ad Ivrea, dove la follia è all’ordine del giorno ma alla fine si esce con qualcosa di positivo in mano, Fabio Camera per la grafica già citato nelle precedenti domande, Betto e Debby per le foto e ovviamente le etichette che hanno creduto in noi e tutti quelli che ne fanno parte (Last One To Die, Radio Punk, Born Strong Distro e Tumulto). Ringraziamo gli amici che hanno partecipato alle riprese del video (Stella, Debby, Beppe Parise & Ilenia, Marcolino Mecchia e Dario Rude) e ovviamente i ragazzi di Scatti Vorticosi per le riprese e il montaggio. Grazie anche a Matt e tutti i ragazzi e le ragazze di Punkadeka per il supporto e i bellissimi articoli su di noi. In fine ringraziamo tutti i kids che hanno acquistato il nostro disco e anche quelli che lo ascolteranno solamente, quelli che sono venuti o verranno ai nostri concerti e grazie a te Michele per le bellissime domande a cui è stato un piacere rispondere.

Bix: Un saluto caloroso a tutti i nostri ascoltatori dalla provincia infame. Oi!