MESSA

Già ai tempi del precedente Belfry i Messa avevano saputo catturare la nostra attenzione, ma è con il nuovo Feast For Water che hanno saputo farci innamorare. È uno degli album del 2018 che ricorderemo, un impressionante balzo in avanti quanto a scrittura e atmosfere, solo in parte prevedibile. Per questo abbiamo deciso di raggiungere la band e saperne di più, anche in previsione della prossima data in compagnia dei Church Of Misery, Tytus e Glory Owl, che si terrà il 30 giugno a Prosecco (Trieste).

Due soli album, Belfry e Feast For Water, eppure sono già evidenti una crescita invidiabile e un percorso che promette di avere ancora molte carte da scoprire. Cos’è cambiato dal momento in cui vi siete formati e, soprattutto, come ricordate quei momenti alla luce di quanto successo in questi quattro anni?

Sara (voce): Senz’ombra di dubbio siamo cambiati parecchio, come persone e come musicisti, in questi ultimi anni. Adesso abbiamo un approccio più maturo e focalizzato sulla composizione, le idee musicali sono state sviluppate e realizzate con molta attenzione ai dettagli. Credo che ciò si possa avvertire nel disegno generale del nostro ultimo album. Un’evoluzione sarebbe stata impossibile senza le esperienze e l’incrocio di possibilità derivanti esclusivamente dalla conoscenza delle nostre capacità individuali.

Crediamo che Feast For Water sia uno dei dischi più interessanti usciti, non solo a livello nazionale, nell’ultimo periodo e di certo uno di quelli con maggiore personalità e voglia di osare. Cosa finisce nella vostra musica a livello di ascolti, visioni, letture e da dove traete spunto per comporre?

Innanzitutto grazie! La nostra stessa esistenza, nell’eterogeneità dei suoi stimoli visuali/emotivi/sonori, è l’influenza principale. Può sembrare un’affermazione superficiale, ma è così. Qualunque ascolto o visione risente di una nostra forte e profonda metabolizzazione interiore. Ciò perché mai come adesso abbiamo voluto cercare di ottenere qualcosa di non immediatamente assimilabile alla sfera del doom metal in senso stretto.

Nella musica dei Messa si sentono molte influenze. Tantissimi musicisti si muovono in uno spettro di ascolti molto vasto, poi però producono una musica collocabile in un ambito molto specifico. Cosa c’è di diverso in voi e soprattutto cosa ci sarà in futuro?

I Messa sono il risultato di diversissime esperienze musicali. Nessuno di noi quattro, prima di questo progetto, aveva mai suonato doom metal. Non sappiamo quale sarà la successiva sonorità ispiratrice, ma possiamo dire che stiamo cercando in ogni modo di rendere la nostra scrittura sempre più indipendente dalle influenze dirette. Non vogliamo “copiare” nessuno. Anche se è una sfida molto difficile in un momento della storia della musica così saturo di esperienze e sperimentazioni di ogni genere come quello attuale, vogliamo fidarci del nostro istinto. È davvero il nostro unico obiettivo.

Quali sono i gruppi o musicisti che per approccio o sensibilità sentite più vicini? Cosa ascoltate quando siete in tour, avete gusti simili o provenite da background differenti?

Tra le varie suggestioni puramente musicali è doveroso citare un crescente interesse verso il jazz nella sua accezione più meditativa e oscura (Angelo Badalamenti, Bohren Und Der Club Of Gore), seppur posto al servizio di atmosfere decisamente pesanti, subacquee e ipnotiche. Altri riferimenti possono includere Devil’s Blood, Urfaust, Herbie Hancock e, sotto il profilo letterario, Yeats e Crowley.
Quando siamo in tour si può facilmente andare dai Melvins a Billie Holiday, passando per Swans, Bölzer, Paco De Lucia e molto altro.

Cosa avete imparato dal vostro tour americano? E cosa, invece, dovrebbero imparare gli americani dai luoghi che i Messa sono soliti frequentare dalle nostre parti?

Prima di tutto, l’accoglienza delle persone negli States è stata eccezionale. Abbiamo ricevuto un trattamento davvero unico e talvolta commovente, sotto ogni punto di vista. L’America è uno strano contesto, splendido e terribile al tempo stesso. Il bagaglio di esperienze accumulato in quel periodo rimarrà indelebilmente segnato nei nostri cuori, e così anche il nostro legame con i Witchcryer, compagni di tour attraverso questo affascinante giro negli Stati del Sud.
Per quanto riguarda ciò che gli americani “dovrebbero imparare”, sentiamo di non aver passato abbastanza tempo lì da poter produrre affermazioni circostanziate a riguardo. Ciò detto, gli USA sembrano riassumere tanto il meglio della totale multiculturalità quanto le derive più preoccupanti di una società che sta inasprendosi sempre di più con talune fasce della popolazione.

Come vi ponete rispetto al live, preferite attenervi alla forma che i brani hanno in studio o, piuttosto, cercate di focalizzarvi più sulle atmosfere e sul mood dei brani?

Di sicuro riponiamo particolare attenzione all’avere stage e light set abbastanza evocativi. Abbiamo bisogno di creare un’atmosfera “immersiva” e di concentrarci sul concerto non tanto con l’ottica del tipico “rock show”, quanto piuttosto con la tensione a uno spettacolo che risulti il più possibile catartico. Ogni pezzo viene restituito in versioni fedeli all’album ma con sprazzi di libertà, specie negli assoli di Alberto.

Sempre a proposito di live, quale è il pubblico che i Messa attraggono, che tipo di gusti ha il vostro ascoltatore tipo e che tipo di riscontri ricevete quando scendete dal palco e incontrate le persone?

Il nostro pubblico è molto vario. Punk, doomsters, metallari di vario tipo o anche persone che non ascoltano musica cosiddetta pesante: sembra che riusciamo ad attrarre tipologie di ascoltatori abbastanza distanti tra loro. Dobbiamo dire però che non è sempre semplice distinguere tra persone potenzialmente diverse, specie sulla base di valutazioni per lo più estetiche. Noi non facciamo distinzioni tra ascoltatori, siamo semplicemente felici di poter suonare la nostra musica per persone con le quali riusciamo spesso a intrattenere conversazioni al banchetto del merch, finito il concerto. Questa è già una grande soddisfazione per noi.

A fine giugno suonerete con i Church Of Misery, vi va di parlarci di questo appuntamento e del tour appena concluso? Quali gli appuntamenti estivi?

Non vediamo l’ora di aprire il concerto dei Church Of Misery, gruppo che abbiamo sempre amato, e in generale di incontrare vecchi e nuovi amici come Tytus e Glory Owl, con i quali condivideremo il palco quella sera. Per quanto riguarda il nostro tour con i Discomfort, siamo molto felici dei concerti che abbiamo fatto assieme. La risposta della gente è stata davvero ottima, e ci siamo divertiti assai in questi dieci giorni.
Suoneremo prossimamente a Dresda (Germania), al Red Smoke Fest in Polonia e al festival “In Veneto There Is No Law” verso la fine dell’estate.

Grazie mille per il vostro tempo, vi lasciamo le conclusioni…

Grazie mille a voi per l’interesse nel nostro progetto.