“L’Imbalsamatore” (di Giorgio Battistelli), 11/10/2023

Per celebrare i 70 anni del compositore romano Giorgio Battistelli, Romaeuropa Festival, assieme alla Fondazione Musica per Roma, ha commissionato un nuovo allestimento per una delle sue opere più irriverenti e sarcastiche, “L’Imbalsamatore – Monodramma Giocoso Da Camera”, libretto tratto dal testo scritto nel 2002 da Renzo Rosso su di un fantomatico imbalsamatore della salma di Lenin esposta a Mosca.

Tre i piani del giocoso monodramma andato in scena all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone per il REF.

Il primo è stato il piano musicale, in cui è stato possibile ritrovare la vena più teatrale e divertente dell’autore di capolavori come “Experimento Mundi” (1981) a “Julius Caesar” (2021) via “Julius Verne” (1985-2022) e apprezzare l’interpretazione magistrale del PMCE (Parco della Musica Contemporanea Ensemble) in assetto a 16, con la direzione di Tonino Battista.

Il secondo piano è stato quello teatrale, con la regia e la voce recitante di uno splendido Massimo Popolizio, che ha indossato perfettamente le vesti del protagonista della pièce: Miscin l’imbalsamatore, appunto.

Terzo piano quello visuale, con un grande schermo invisibile calato fino al boccascena davanti all’Orchestra: su di venivano proiettati, in sincronia con la musica, video di repertorio digitalizzati e reinterpretati da Lorenzo Letizia che raccontavano le varie fasi della storia di Lenin, dalla Rivoluzione d’Ottobre fino all’ascesa del malefico georgiano Stalin.

Sono stati 65 minuti di musica, parole ed immagini che sono volati in un batter d’occhio e senza un attimo di sospensione o tregua, con i contrabbassi di Diego di Paolo, Yvonne Scarpellini e Federico Passaro a dettare frenetici i tempi dello spartito, con rimandi al fox-trot e fanfare à la Prokof’ev mentre la salma psichedelica del “Capo” compariva in moduli e colori warholiani a futura memoria pop.

Mi è d’obbligo, per trasmettere l’umore de L’Imbalsamatore, citare uno dei passaggi più clamorosi del testo di Renzo Rosso: “caro Vladimir Ilic Ul’janov, avessi tu solo intuito quel che sarebbe accaduto alle tue idee, magari col cazzo che prendevi quel treno piombato nel 1917 da Zurigo a Pietrogrado, magari te ne saresti rimasto in Svizzera e magari sì, proprio lì avresti fatto la Rivoluzione. Che idea geniale sarebbe stata la Rivoluzione in Svizzera!”

Ulteriore colpo di scena finale, sipario, applausi.