KLONE, Meanwhile

Il settimo full-length dei francesi Klone arriva quattro anni dopo il precedente lavoro. Uscito il 10 febbraio su Kscope Music, Meanwhile – formalmente – è un album perfetto nel suo genere, per quanto proprio sul genere di appartenenza si possa e si debba aprire una parentesi: è la prova concreta di come la band si sia saputa evolvere senza sfociare in intellettualismi da strapazzo, allontanandosi quanto basta da meccanismi squisitamente prog per dare più spazio a un approccio rock, arricchito da inserti raffinati di sax, senza risultare pretenziosa né presuntuosa. Punta di diamante in termini di tecnica, originalità, ma anche cuore, è indubbiamente il frontman Yann Ligner, di cui ho notato le doti canore nel brano “The New Forgotten Ones” del supergruppo MMXX, dove è ospite, e del cui album suggerisco l’ascolto nella sua interezza. Incuriosita, ho cercato informazioni su suoi eventuali progetti principali, ed ecco i Klone, già con una sostanziosa carriera alle spalle.

Meanwhile è un lavoro ricco di spunti diversi, in cui ho riscontrato persino delle tinte vagamente grunge, nello stile dei Bush, per intenderci, soprattutto nella scelta dei suoni (“Bystander”), ma anche un uso della batteria inaspettato (nella successiva “Scarcity”, è proprio la batteria a intessere trame e dare un senso di vertigine e instabilità, rendendo la traccia complessa ma decisamente godibile).

L’uso ipnotico del sax in “Elusive”, assieme a un basso che scolpisce l’intera struttura del brano, mette di nuovo al centro la splendida voce di Ligner, che è a tutti gli effetti un elemento imprescindibile nel sound della band. Alcune sfumature più “sporche” del suo cantato gli conferiscono colore e spessore, mentre l’approccio più pop sfoggiato in “Apnea” è una prova concreta di quanto la sua versatilità faccia da traino nel quadro d’insieme.

I dieci brani si susseguono con assoluta naturalezza e catturano chi ascolta grazie a dinamiche raffinate e mai stucchevoli, una buona varietà interna e un consolidato ma non stantio filo conduttore da un punto di vista meramente compositivo, che, pur segnando un distacco dal passato, sancisce la forte identità dei Klone e della loro proposta musicale, in un mondo sempre più esigente dove è sempre più difficile che qualcosa riesca a spiccare per originalità. Meanwhile è tutt’altro che un sottofondo, ma coinvolge chi ascolta nelle sue varie sfaccettature, ed è un viaggio assai piacevole, suggellato dalla splendida title-track in chiusura, ricca di inserti psichedelici.