GIRLS IN SYNTHESIS, The Rest Is Distraction

Ho un debito coi Girls In Synthesis (il nome viene da Bowie, ovviamente): sono mesi che hanno regalato a me e al resto della Terra The Rest Is Distraction, ma non trovo il modo giusto di spiegare perché sia un gran disco anche se tutto suona già molto familiare, per questo non ho provato fino ad ora a innescare il solito passaparola tramite webzine (meno male che c’è Impatto Sonoro). Pochi giorni fa, però, ho deciso di arrendermi e semplicemente girare e pubblicare questa specie di spot pubblicitario qui sotto. Certi dischi si spiegano benissimo da soli, basta sapere che ci sono.

I tre Girls In Synthesis sono inglesi (l’accento del cantante è marcatissimo), incazzati, delusi, coi nervi a pezzi: qualcuno potrebbe sentirli più punk, qualcun altro (a ragione) più post-punk e sono sicuro che molti in loro troveranno qualcosa anche dei primi Killing Joke. Penso che i brani siano stati registrati in presa diretta o poco via, aiuta a crederlo l’apertura col crescendo di “It’s All Beginning To Change”: basso post-punk davanti a tutto, batteria drittissima, chitarra fragorosa, ansiogena, e alla voce una specie di Lydon stupefatto da quanto la vita riesca a essere una merda (It’s not what I want it to be / not what I signed up for), dunque gran desiderio di lanciare bicchieri e bottiglie contro il muro del locale in cui i Girls In Synthesis ci hanno appena fatto entrare. Probabilmente questo è il mio pezzo preferito, quello che mi ha fatto cadere dentro al disco senza chance di rialzarmi. Non che “Watch With Mother”, subito dopo, sia più brutto, anche grazie all’aggiunta di un synth acidissimo, e lo stesso discorso vale per “Total Control”, in cui è di nuovo il dialogo clamoroso basso-batteria a creare una fortissima dipendenza, con la voce a metà tra recitato e cantato, e la chitarra – come sempre – a trasmettere paura e inquietudine.

I Girls In Synthesis rimangono rabbiosi, alienati e autentici per tutto The Rest Is Distraction, suonando sempre come loro stessi ma senza mai usare lo stesso cliché per le canzoni. Insomma, niente track by track, sapete cosa dovete fare (ad esempio, se abitate a Torino, andarli a vedere dal vivo il 17 di questo mese).