ANGELI, Angeli

I Negazione si sono sciolti nel 1992, ad un anno dalla partecipazione al Monsters Of Rock e a due dall’uscita dell’ultimo album, 100%: inutile star qui a ricordarvi quanto quella perdita sia stata dolorosa per tutti coloro che negli anni sono entrati in contatto con la band e hanno potuto provare di prima persona cosa ha rappresentato a livello umano, musicale e di passione non solo per la scena hardcore in senso stretto. A testimoniare quegli anni incredibili ci pensa l’incredibile libro(ne) fotografico “Collezione Di Attimi”, uscito quest’anno per la collana Spittle della Goodfellas. Immergersi nelle fotografie a tutta pagina e nelle parole che le accompagnano permettono, almeno in parte, di riportare in vita la storia di una vera e propria legenda che lo stesso Marco Mathieu (purtroppo scomparso nel dicembre del 2021) ci ha aiutato a ricostruire con l’intervista che Daniele Zennaro ha raccolto nel 2013. In fondo, non è certo un caso se anche due protagonisti e testimoni storici della scena europea come Helge e Welly ancora amino citare il loro impatto quando si parla dei vecchi tempi.

Fast Forward, sono passati pochi anni dallo scioglimento della band e moltissimo è successo a livello di suoni e contaminazioni, Roberto Tax Farano e Massimo Ferrusi si ritrovano per dar vita ad un nuovo progetto di cui vi abbiamo già raccontato il secondo disco Voglio Di Più. Si tratta degli Angeli, che debuttano con un lavoro registrato presso i francesi Black Box Studio insieme all’amico e produttore Ian Burgess, uno che ha messo la sua firma su nomi quali Naked Raygun, Big Black, Mega City Four, Ministry, The Effigies, Fudge Tunnel, Jawbox e chi più ne ha più ne metta. Spetta ad Area Pirata prendersi cura della ristampa anche di questo primo album, che vede oggi per la prima volta il formato vinile, dato che in quel periodo il cd aveva soppiantato quasi del tutto lp e cassette. Quello che ci troviamo di fronte una volta aperte le danze è il suono di quell’epoca, con le radici saldamente affondate nel percorso precedente dei musicisti coinvolti ma la pulsione di chi non vuole crogiolarsi nei rimpianti o cercare un facile aggancio all’effetto nostalgia: ci sono, infatti, tanti primi Novanta in questi solchi, dal post-hardcore della Costa Est alla scena di Seattle, senza scordare di buttare un occhio all’Europa come nelle evidenti affinità elettive di certi riff coi tedeschi Jingo De Lunch, tanto per delineare i tratti di un disco eclettico e figlio del melting pot che ha caratterizzato il decennio, seppure arrivato appena un soffio dopo che questo era stato definito e in qualche modo canonizzato. Il percorso degli Angeli qui è ancora agli inizi e l’inglese è la lingua principale, il contrario di ciò che accadrà un paio di anni dopo, eppure non è difficile comprendere perché la band sia riuscita a lasciare un segno profondo nella memoria di tanti al netto del dna ingombrante e senza cercare di essere i “Negazione parte seconda”. I quindici brani non faticano a stare in piedi da soli: al netto di qualche segno del tempo di cui si diceva, la polvere non ne ha certo appannato i tratti. Se li avete amati o se, ancora a maggior ragione, al contrario li avete persi, il consiglio è quello di recuperare entrambi i dischi, soddisfatti o rimborsati.