Viva l’editoria underground, sempre! Speciale su “Underground – Ascesa e declino di un’altra editoria” di Francesco Ciaponi

Underground

Underground di Francesco Ciaponi è una piccola pubblicazione che era già uscita un po’ di anni fa, esattamente nel 2007 per i tipi di Costa & Nolan nella collana “Nuovi Ritmi”. Ora torna con una rinnovata veste grafica per la Edizioni del Frisco (dell’autore stesso), con l’aggiunta di illustrazioni del giovane Andrea Chronopoulos e un’introduzione a cura della critica e storica dell’arte contemporanea Federica Boràgina. Questo libro vuole essere una ricognizione il più fedele possibile di quel mondo underground, appunto, che si esprimeva attraverso le prime pubblicazioni autoprodotte, stampate in tirature limitate, fuori dai circuiti ufficiali delle case editrici, partendo dalle prime esperienze europee – olandesi e inglesi, soprattutto – dei Sessanta, passando per quel poco che arrivava dagli USA e che ha parecchio influenzato un po’ di iniziative di casa nostra. Da Mondo Beat a Pianeta Fresco, a Re Nudo, alle ormai storiche pubblicazioni di Stampa Alternativa, alle illustrazioni pionieristiche di Matteo Guarnaccia col suo Insekten Sekte, fino alla prima fanzine di Riccardo Bertoncelli, Freak. Le città nelle quali si opera in maniera più evidente sono soprattutto Milano (grazie alla comunità di Via Ripamonti), Bologna col Traumfabrik e Roma. Non mancano testimonianze curiose come quella del collettivo lucchese C13, che mette su una rivista come Noi La Pensiamo Così, E Via, a ribadire il fatto che certe idee per fortuna arrivavano anche in provincia. Inutile nasconderlo, decenni come i Sessanta ed i Settanta sono stati per il nostro Paese periodi storici intensissimi, forieri di lotte, rivendicazioni, conquiste e sconfitte – culturali, politiche, sociali – che a rileggerle oggi fanno ancora un certo effetto. Magari non suscitano particolare interesse per molti ventenni cresciuti a pane e Internet, in realtà dovrebbe essere il contrario…, ma dal passato, da quel passato, c’è sempre qualcosa da imparare, nel bene e nel male. Ciaponi non si dà arie da accademico o da studioso pedante, ma svolge un lavoro a volo d’angelo che comunque riesce a portare a casa il risultato, dato che in fondo non sono poi molte le testimonianze di carattere “completistico” uscite negli anni su questo argomento, a parte quelle dello stesso Guarnaccia oppure quella più circoscritta di Andrea Valcarenghi in “Underground: A Pugno Chiuso!”, uscito per Nda Press, incentrata proprio sulla lunga e discussa esperienza di Re Nudo. Leggendo queste pagine ci si rende perfettamente conto che quanto trovate ancora oggi in edicola viene anche da lì, che l’editoria a carattere prevalentemente musicale dei Settanta aveva preso ispirazione da quelle idee, da Gong a Muzak e a Musica 80, compreso Frigidaire, e tutt’ora riviste come Blow Up conservano e perpetuano in qualche maniera quello spirito. Il momento di “storicizzare” tutta una serie di esperienze editoriali è logicamente arrivato e c’è chi come Ciaponi ci ritorna. Resta utile pure l’elenco finale di uscite, un lavoro di non poco conto, che dà una buona idea di quanta gente si adoperava per ciclostilare riviste della più varia natura, perché covava dentro voglia di esprimersi e confrontarsi con una realtà spesso ostile, che invece oggi, soprattutto grazie a Internet, accoglie tutti e controlla tutto senza troppe difficoltà, o quasi. I tempi cambiano ma le esperienze per fortuna restano.

Intervista a Francesco Ciaponi

Da dove nasce questa forte esigenza di andare a scavare nel passato dell’editoria indipendente italiana? Ricordiamo i tuoi studi e la piccola casa editrice Edizioni del Frisco.

Francesco Ciaponi: Fin dagli anni dell’Università, grazie ad un amico fanzinaro, ho scoperto il mondo dell’editoria indipendente, ma indipendente per davvero, fatta di fanzine e collage, distribuite dove capita, nei locali e prima dei concerti. Un mondo bellissimo e nascosto che mi ha subito affascinato per la sua tenacia e per la sua naturale propensione alla sperimentazione e innovazione. Chiaramente il tutto era sempre pervaso di privazioni assurde e divertimento volutamente ingenuo, che non guastano mai.

Cosa pensi del lavoro svolto in passato, ma in parte ancora oggi, da alcune storiche case editrici come Stampa Alternativa, Savelli, Arcana? Quanto devono alle esperienze da te raccontate nel libro?

Stampa Alternativa è un’istituzione dell’editoria underground italiana. La figura di Marcello Baraghini non soltanto ha rappresentato un riferimento per tutta la prima fase, quella dell’esplosione delle riviste che, grazie a lui, ha potuto raggiungere negli anni Settanta numeri ragguardevoli e al pari degli altri stati europei. Egli è l’inventore della collana “Millelire”, punto di svolta dell’editoria di casa nostra e di molti altri progetti che ne fanno un capitolo del libro della storia dell’editoria italiana del Novecento. Savelli, Arcana e le altre erano decisamente più strutturate e con un progetto editoriale molto più simile alle “normali” case editrici, ma questo non ridimensiona l’importanza che hanno avuto nel pubblicare libri a volte scomodi, penso a “La Strage di Stato” per esempio, o utilissimi per diffondere nel movimento linguaggi, stili e interessi comuni, penso alla produzione di Arcana in ambito musicale.

E quanto, secondo te, sono state influenzate anche le riviste musicali che uscivano in edicola dal lavoro – sia grafico che contenutistico – svolto dalle prime fanzine?

Le prime riviste musicali italiane, se pensiamo a “Peace, Love & Music” o a “Get Ready” di Barnaba Fornasetti, entrambe del 1971, rientrano a pieno titolo nell’estetica psichedelica che dalla California ha investito tutto il mondo, non solo quello Occidentale. I primi lavori di Riccardo Bertoncelli, veri e propri fogli ciclostilati, non concedevano niente all’estetica e si presentavano come testo battuto a macchina e niente altro. Dalla seconda metà degli anni Settanta, con l’arrivo del Punk e, fenomeno solamente italiano, con l’assurdo e affascinante movimento del Settantasette, si nota un cambio di registro: esplode il collage, la scrittura manuale ed il détournement, l’utilizzo cioè di elementi grafici (fumetti, immagini, fotografie) inseriti in contesti lontani o addirittura opposti a quelli originari. Per capirsi, alla fine degli anni Settanta, Topolino divenne uno sconcio drogato assetato di sesso e stessa sorte toccò a molti altri personaggi di Walt Disney.

Ti sei fatto un’idea di che tipo di pubblico si è approcciato al tuo libro nel tempo? Ricordiamo che la prima volta era uscito nel 2007 per Costa & Nolan.

Dalla prima edizione ad oggi credo che non sia cambiato molto in termini di target interessato al volume, ed ai miei studi sulla storia dell’editoria e della grafica underground. È un ambito prelibato perché ricco di sorprese e scoperte, ma come tutte le prelibatezze devi essere tu in grado di trovarle e quindi il pubblico – oltre a chi segue già il mondo underground – è fatto di curiosi, affamati, giovani che hanno voglia di essere sorpresi e di sperimentare. Tutti coloro i quali sentono di avere qualcosa da dire (un’esigenza genuina e sana che nasce da dentro) troveranno senz’altro spunti e stimoli per buttarsi e mettersi in gioco e sapranno miscelare la goliardia ingenua del passato con le infinite possibilità che hanno oggi…

Cosa pensi possa lasciare in eredità ai lettori di oggi una pubblicazione di questo tipo?

Il libro è innanzitutto un viaggio fra le persone, e ancor più fra le pagine che hanno dimostrato che anche in Italia esiste un’editoria underground che sa essere qualitativamente bellissima e cattiva e provocante nei contenuti. Rispetto al 2007, la nuova versione è accompagnata da un apparato iconografico che conta più di 200 immagini, che sono utili a mostrare di cosa si sta leggendo visto che spesso non se ne ha idea. Il catalogo delle riviste visionate che integra il volume ritengo sia inoltre un utile strumento per chi vuole continuare e approfondire la ricerca, perché comunque studiare com’è nata la controcultura insegna a fare controcultura.

Se l’editoria musicale classica sta languendo, per vari motivi che sarebbe troppo lungo spiegare in questa occasione, si può dire la stessa cosa pure per l’editoria artistica? Possiamo addossare la colpa di certe problematiche solo ad Internet o ci sono altre cause e responsabilità secondo te?

Diciamo che l’editoria oggi sta vivendo un periodo tormentato ma non per questo drammatico. A fronte di un continuo e lento declino dei prodotti editoriali storici quali il newspaper ed alcuni settimanali, sopravvivono prodotti di qualità come Internazionale o addirittura nascono nuove avventure quali Jacobin, appena sbarcato anche in Italia. Se il mondo delle riviste musicali non è stato in grado di riformarsi in base ai tempi attuali, lo stesso non si può dire per altri tipi di prodotto. Penso a tutti quei magazine indipendenti che, a partire come sempre dal mondo anglosassone, hanno invaso il mercato, sia pure utilizzando forme e canali diversi e non sempre facili da intercettare. Archivio Magazine, Athleta Magazine, Sirene Journal, sono solo alcuni esempi che anche in Italia il mondo dell’editoria è vivo e vegeto e, sia pur con mille problemi, riesce a scoprire spazi nuovi e nuove modalità di produzione e distribuzione. Se poi diamo un’occhiata alla produzione veramente underground, al mondo fanzinaro, anche se con alti e bassi fisiologici, è palese come non si sia mai arrestato e mai lo farà, almeno fin quando esisterà qualcuno che ha qualcosa da dire.

Da che tipo di background musicale e grafico provieni?

La mia estrazione musicale è figlia degli anni Novanta e quindi risente orgogliosamente del periodo grunge e di una certa musica che ancora appariva genuina, come quella dei Rage Against The Machine. In generale però sono una spugna e mi piace tentare un po’ tutte le strade, dall’hip hop degli A Tribe Called Quest ai cantautori italiani, dal garage psichedelico degli anni Sessanta al post-rock strumentale degli Explosions In The Sky. Diciamo che, se devo dare degli argini, faccio enorme fatica con le proposte musicali dove non sento suonare, dove non avverto le mani che contribuiscono analogicamente a produrre il suono. Per la grafica forse ancora di più vale quanto detto prima. Adoro perdermi fra gli stili, scoprire i rimandi e le influenze e soprattutto scoprire nuove tendenze e artisti. Chiaramente spesso mi riprendo i miei volumi sulla poster-art californiana e i lavori dei cosiddetti Big Five a cui mi sento profondamente legato per mille ragioni.

Parlaci delle prossime uscite della Edizioni del Frisco.

In primavera è prevista una nuova uscita delle Edizioni del Frisco, un volume dedicato a un monumento del cinema come Jack Nicholson ma affrontato da un punto di vista diverso, originale e accompagnato da cinque illustrazioni di cinque artisti diversi che hanno creduto con me in questo progetto. Inoltre – ne approfitto – sto proponendo corsi di Storia della grafica e dell’editoria indipendente a realtà quali Accademie, scuole o altro che possano avere interesse a far allargare gli orizzonti ai propri studenti proponendo loro corsi diversi dal solito su tematiche con cui altrimenti è molto difficile entrare in contatto.

Chiaramente si stratta di una scommessa innanzitutto con me stesso e poi con il mondo della grafica, dell’editoria e più in generale della cultura italiana, che deve, a mio avviso, iniziare a far conoscere cosa vive e ribolle sotto lo strato che sembra brillare in superficie.