ADAMENNON, Le Nove Ombre Del Caos [+ full album stream]

Ci sono due Adamennon, quello dark ambient e quello innamorato dei Goblin, delle colonne sonore italiane di genere dei Settanta e del cosiddetto dark sound italiano, sul quale più di qualcuno sta tornando (noi abbiamo parlato di Abysmal Grief, Hands Of Orlac, Black Oath e altri ancora), ammesso e non concesso che dalle nostre parti qualcuno se ne fosse mai dimenticato.

Quest’anno tocca al secondo Adamennon, di nuovo su Boring Machines, che già gli aveva pubblicato lo split con Altaj.  Le Nove Ombre Del Caos è un “Giallo” (o un horror) immaginario e quest’album è il suo score. Il contenuto non sa di plastica, forse perché almeno in parte realizzato con strumentazione analogica, suona molto bene ed è potente, anche perché rafforzato spesso da una batteria che deve parecchio al metal, da un basso (o da qualcosa che ne fa le veci), da cori e recitati. Le melodie – sin dall’iniziale “Un Sospiro Nel Profondo Nero” – sono di fatto sempre azzeccate e in linea con l’estetica scelta, così come l’atmosfera generale. In alcuni momenti siamo sopra le righe, ma questo è strutturalmente inevitabile, dunque se avete una scopa nel culo non comprate questo disco. In rari frangenti, invece, siamo troppo scontati (“La Giostra Del Folle” è davvero telefonata), ma chi sta al gioco si diverte.

Alcune considerazioni a margine su come cambiano le cose negli anni: una volta, in campo “heavy”, a nessuno interessava sentire – come in questo caso – un disco doom senza metal (e senza band), e sempre nessuno, ma in campo “alternativo”, voleva ascoltare un tizio che suonava in (o collaborava con) gruppi chiamati Saturnine, Black Temple Below, Liturgia Maleficarum, anche perché Satana, il latino, il male… dopo i dodici anni facevano abbastanza ridere. Stesso destino per dischi dark ambient prodotti da chi proveniva dal metal estremo, in alcuni casi giustamente, perché erano davvero delle merdate. Oggi però ci svegliamo in un mondo molto più meticcio e forse (giustamente?) meno cacacazzi, in cui si riscoprono per l’ennesima volta il migliore dei due Frizzi e altre figure più “laterali”, in cui si compra qualsiasi cosa con scritto sopra Goblin o Carpenter, pensiamo a Umberto su Not Not Fun, a Perturbator, tra l’altro metallaro convinto, che gioca a essere più carpenteriano di Carpenter  in giro per tutti i club dell’universo, al regista americano stesso che per moltissimi soldi si auto-imita ai festival giusti, per non parlare di Simonetti che si fa la foto con dietro il pubblico del Roadburn festante, perché nemmeno lui crede a ciò che gli sta succedendo. Anche vedere i Sunn O))) su qualunque rivista o gli hardcore kids copiare i Darkthrone c’entra qualcosa con questo mio discorso. Ecco insomma che nel 2017 Le Nove Ombre Del Caos è plausibile su Boring Machines. Non so se nel 2006 sarebbe successo.