ABSENT IN BODY, Plague God

Una volta, quando sentivo parlare di supergruppo, quasi sempre mettevo mano alla pistola, ma negli ultimi anni ho semplicemente scelto di ignorare le ammucchiate alla “Avengers: Infinity War”. In questo caso, avendo noi intervistato tre su quattro Absent In Body (Scott Kelly, Colin H. Van Eeckhout e Iggor Cavalera, manca solo l’altro Amenra Mathieu Vandekerckhove), era difficile far finta di nulla, uscire per comprare le sigarette e non tornare mai più. Il premio è stato scoprire un disco della stramadonna, molto levigato (pure troppo), composto da cinque macigni di negatività lunghi tra i 5 e gli 8 minuti: alla guida, ovviamente, ci sono Neurosis ed Amenra con la marea montante del loro sound, a cui sono state iniettate senza cautela dosi e dosi di Godflesh, che influenzano la cadenza con la quale il gruppo si muove e forse hanno determinato l’ingresso dell’elettronica per disegnare uno scenario al racconto. Un’operazione ambiziosa, perché vuol dire mescolare tutto ciò che ha generato il postmetal, che concettualmente mi ricorda il tentativo fatto da Turner e Broadrick con i Greymachine. Aggiungiamo che qui sono stati messi insieme anche l’aspetto disumano godfleshiano e i primitivismi alla batteria dei Sepultura senza che risultasse tutto posticcio o giustapposto. Per fortuna, nonostante ci fosse la plague in giro e influenzasse chiaramente le atmosfere e i testi (la paura reale e indotta, la solitudine, l’isolamento, l’autodistruzione dell’umanità, la reazione a tutto questo), i quattro si sono visti davvero in Belgio per registrare, senza lasciare nulla al caso e credere che bastasse scrivere i loro nomi in un comunicato stampa, come testimoniano l’artwork o il video perfetto di “The Half Rising Man”, protagonista una specie di suppliziante di Hellraiser, creazione di Louis Fleischauer (Aesthetic Meat Foundation/Front), al solito disturbante oltre l’accettabile, in grado di sommare dolore fisico a quello psicologico causato dalla musica. Mi riesce difficile immaginare una guida al postmetal scritta senza tenere conto di questo colpo di coda.

Nota a margine 1: se ve lo state chiedendo come me lo sono chiesto io, tutte le voci che sentite nel disco sono sempre di Colin H. Van Eeckhout. Straordinario.

Nota a margine 2: “Rise From Ruins” è il pezzo d’ingresso della House of Black in AEW (All Elite Wrestling), segno che questa roba parla a tanta gente. Questo dopo che Malakai Black già aveva pescato dal pozzo degli Amenra per la sua musica d’ingresso. Spero che questo porti un sacco di soldi a tutti.