WOLFBRIGADE, The Enemy: Reality

Da anni l’attività dei Wolfbrigade è piuttosto rarefatta. Pochi dischi e occasionali comparsate festivaliere in ambito sia punk che metal. Quest’ultimo elemento ci racconta anche che i Wolfbrigade sono forse il gruppo punk più amato nella scena metal. Intendiamoci, sono un gruppo di estrazione punk ma che, musicalmente, ha basato la propria notorietà proprio sul cavalcare due cavalli contemporaneamente. Del resto, in Svezia il crossover umano e musicale fra death metal e uk punk è documentatissimo, un gran numero di musicisti può vantare una doppia militanza in tal senso, il più celebre fra questi attualmente è forse Tompa di At The Gates, Skitsystem e Disfear, ma la lista potrebbe continuare per chilometri. I primi svedesi a portare solidi elementi metal nel punk sono stati gli Anti-Cimex nella loro incarnazione di seconda metà anni ’80. Il loro cantante formò poi i Wolfpack che, dopo qualche disco, cambiarono nome in Wolfbrigade: guarda un po’ chi si vede! Di quella formazione  oggi sopravvivono (artisticamente) solo i chitarristi, ma la ricetta è alla fine ancora quella: d-beat punk con suoni, struttura e armonizzazioni metal. E un gusto melodico che è sempre rimasto il loro marchio registrato. Questo nuovo disco è il terzo, ormai, per Southern Lord. Non introduce grandi variazioni sul tema, e va bene così, i Wolfbrigade sono talmente iconici che non avrebbe senso altrimenti. Magari si nota una certa vena Motörhead di qua e di là, ma nulla di sistematico, ecco. Ho una grande simpatia per i Wolfbrigade, ho avuto modo di conoscerli e lavorare con loro in passato, e quando all’umanità e all’umiltà si unisce il valore musicale, per me l’obiettivo è stato raggiunto al 100%, e questo The Enemy: Reality non fa eccezione.