WEAVER, Troubled Affair

Ho già parlato durante gli scorsi anni di Ghost City Collective e progetti collegati. Siamo dalle parti della carboneria, ma paradossalmente il catalogo ha un respiro molto più contemporaneo e internazionale di tanto materiale italiano alternativo più visibile e pubblicizzato.

In questo disco dei Weaver, all’inizio sicuramente notturno, sicuramente noir, sicuramente lynchiano (così mi levo di torno subito i cliché) convivono fisicità (di basse frequenze slabbrate, per non dire proprio di un basso) e incorporeità (di voci, synth e altri strumenti più o meno tra/sfigurati con effetti e altro). Come prendere un ascensore anziché scendere le scale e rendersi conto che questo non si ferma al piano terra, ma che porta giù, da qualche parte dove ammazzano la gente senza motivo. Le cose non sono sempre così claustrofobiche, proseguendo l’ascolto, ma di certo l’accumulo stordente di suoni è una delle armi in mano ai Weaver, e l’utilizzo di campionamenti vocali li mette sulla scia di gente come Kara-Lis Coverdale, LXV, James Place… Che cosa diavolo è Troubled Affair? Un disco potenzialmente della Kranky finito su Denovali? Un disco potenzialmente della Denovali finito su Kranky? Di certo qualcosa di viscoso da cui è difficile uscire una volta entrati.