VALERIO CAMPORINI FAGGIONI, Sud E Magia

Ernesto de Martino, con il suo “Sud e Magia”, ha fissato su carta un mondo dove tradizione, credenze popolari, indagine etnografica e magia si mischiano in maniera indissolubile. Proprio a questo trattato si ispira il film di Danilo Caputo per il quale Valerio Camporini Faggioni firma, per la sua Eiga, la colonna sonora. Non conosco a fondo il musicista, ma lo scopro compagno di scorribande insieme ad Abul Mogard in diversi progetti (Arcade Audio Assault System, Gamers in Exile e My Selfish Desire). Non sono passati che pochi anni dal fiorire dell’Italian Occult Psichedelia, battezzata da Antonio Ciarletta e celebrata dal Thalassa Festival, e questo disco è in qualche modo la conferma di un legame fra un suono ed una terra, così come la recente uscita di Musica Delle Ossa da parte di The Turcos e Little Devils. Le arie qui sono molto rarefatte, il mondo descritto pare realmente arcaico e quasi disabitato, un’antica cartolina in movimento. Rintocchi pianistici, un’affinità con i suoni della musica tradizionale degli amerindi.

L’ensemble del quale Valerio tiene le fila è composto da Veronika Khizanishvili al flauto, Filippo B. De Laura al flauto navajo e percussioni, Anna Petrini al flauto contrabbasso, George Diefenbach ai metalli e Valerio medesimo a synth e campionamenti. La loro unione e la loro fiducia sembrano dare respiro alle musiche, che escono planando dagli strumenti senza strilli, stridori o manie di protagonismo. L’essere commento sonoro di una controparte visiva li limita da una parte, garantendo all’ascoltatore una libertà di fruizione che non viene mai meno, dacché a chiudere gli occhi si viaggia eccome. Ne esce un suono stirato e lento senza essere strascicato, quasi come un’eterna alba che abbraccia il mezzogiorno e lo dipinge come un mondo dai ritmi bassi, sobri, spartani. Viene meno quell’impronta più folkloristica mentre cresce un filo immaginario che unisce in maniera delicata (senza mai scadere nel manierismo) il racconto. Un disco da bersi in solitudine, immaginandosi un territorio.

Nota a margine, per unire tutti i puntini: ricordiamo anche il documentario RAI “Sud e Magia” del 1978, regia di Gianfranco Mingozzi e colonna sonora di Egisto Macchi, da qualche tempo ristampata da Soave.