SPARKLE IN GREY, Mexico

Mexico

Gli Sparkle In Grey sono un gruppo cresciuto intorno a uno dei molti progetti di Matteo “Hue” Uggeri, milanese classe 1974 che si muove tra ambient e field recordings (Un’Estate Senza Pioggia del 2006, ad esempio), essendo partito probabilmente da ascolti industrial. Nei Novanta, però, un embrione di Sparkle In Grey già ci doveva essere, dato che Mexico apre con “Boys Vomit”, un pezzo dei Norm, band post-rock/elettronica nella quale militavano due di loro (l’onnipresente Matteo e Cristiano Lupo). Anche il gruppo attuale assorbe i suoni e le ritmiche di Hue in qualcosa avvicinabile al post-rock. Non assomiglia, però, ai Godspeed You! Black Emperor, né – nonostante il violino – ai Silver Mt. Zion. Come già in passato (A Quiet Place), la band non cade nel cliché dell’alternanza tra pieni e vuoti e appare sempre gentile come i suoi artwork, “fumettosi” e pacifici: magari c’è un filo di malinconia, però non ci si prende mai troppo sul serio, anzi, ho percepito la tendenza a stare sotto le righe (perché? Il giorno che decideranno di avere un cantante, andranno a vedere se Gozzano è ancora vivo). Quest’impostazione, però, non priva Mexico di momenti più aggressivi e persino politici: “Sunrising” è di fatto la soundtrack di un discorso piuttosto conosciuto di Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso dalla mafia. Ci sono altri episodi durante i quali si alzano i toni (“That One”) e vengono quasi in mente certi Bästard, ma gli Sparkle In Grey (purtroppo?) sono un po’ trattenuti. La loro forza, del resto, non sta nel colpire dritti, ma nell’essere inafferrabili ed eclettici, basta sentire come rendono “From The Air” di Laurie Anderson (da Big Science del 1982), pur conservando intatto il loop iniziale.