Nei sogni senza sonno di Greg Davis

Ho parlato male di Greg Davis in passato. In un momento in cui tutti scoprivano la drone music, non importa da quale genere provenissero prima, credevo che lui fosse troppo poco inventivo per essere interessante.

Greg Davis, però, è ancora qui coi suoi dischi, mentre tanti altri no, sia che facessero drone puro, sia che provassero a mescolare le carte. L’intervista qui sotto nasce dall’uscita a breve di New Primes. Siccome non so quanti scriveranno di questo suo disco per Greyfade di Joseph Branciforte, racconto la storia: nel 2008 Duane Pitre (ex chitarrista di Camera Obscura poi convertitosi al minimalismo) invita Davis a partecipare alle cosiddette “Harmonic Series” della Important Records (altra etichetta ultra-riduzionista, ma voi lo sapete già), che si basano sulla cosiddetta “just intonation”. Greg parametrizza la sua traccia solo con numeri primi, inventandosi una patch per Max/MSP, l’ambiente digitale stra-conosciuto in cui molti “musicisti elettronici” si muovono: ne scaturisce anche Primes (2009), per la sua etichetta Autumn Records. Anni dopo arriva Branciforte, che gli chiede di continuare: ecco New Primes. Non serve sapere nulla di matematica (o forse sì), anche se ci sono tracce dedicate a Euclide e Sophie Germain: se ascolti Eleh, allora sei nel posto giusto. Dentro questi suoni continui, solo in apparenza monotoni e invece sempre diversi e indecifrabili, probabilmente finiamo per metterci noi stessi: a seconda di come sta il nostro corpo e la nostra testa, i pezzi possono rappresentare pace e serenità, se non addirittura curare (è uno di temi della ricerca musicale di Davis), mentre altre volte inducono a chiedersi se l’inferno e l’assenza di Dio non siano il fuoco e le torture, ma questo vuoto astratto eterno e inumano, senza nessun’altra anima intorno.   

Suoni vari strumenti e utilizzi anche software, hai un’etichetta e un negozio di dischi, avevi un blog incentrato sulla musica new age (Crystal Vibrations). È una dipendenza? Hai un’altra passione?

Greg Davis: La musica è stata la parte principale della mia vita sin da bambino. È per certo la mia passione e la cosa che più amo. Non mi stanco mai di esplorare l’universo infinito del suono, mi rende entusiasta e mi dà stimoli ogni giorno. Mi piacciono anche la pallacanestro, il cibo, la famiglia e gli amici.

Come ti ha convinto Joseph Branciforte a dare un seguito a Primes?

Mi ha contattato più o meno nel 2016 dopo aver scoperto Primes ed esserci andato in fissa. Quel disco è stato in qualche modo il seme, la spinta per lui a partire con la sua etichetta, Greyfade. Così mi ha invitato a resuscitare il progetto Primes a realizzarci qualcosa di nuovo per la Greyfade. Ho iniziato a rivisitare Primes nel 2018 e aggiornato la mia patch di Max/MSP e poi cominciato a realizzare l’album New Primes.

Forse sono influenzato dal concept che sta dietro a tutto, ma ascoltare New Primes mi fa pensare alla purezza, a fluttuare in un’altra dimensione. I drone possono essere molto fisici oggi, ma con New Primes è qualcosa di meta-fisico. Quali sono le tue sensazioni ascoltandolo ora?

Sono molto felice di come è uscito questo disco, è stato un processo lungo creare la patch, registrare molti pezzi, mixarli e poi sceglierne 6 ed editarli per il formato lp. Credo che la musica di New Primes abbia uno spazio e un peso unici, non è la solita ambient/drone music e penso sia dovuto alla natura generativa dei pezzi e all’aspetto deterministico e sistemico dei set di numeri primi che ho utilizzato.

Bill Meyer (The Wire) ha menzionato La Monte Young nella sua recensione molto lusinghiera di New Primes. Dopo così tanti anni nel music business, hai ancora delle stelle-guida quando crei i tuoi dischi?

Ho sempre stelle-guida e ispirazioni per la mia musica, perché sono grosso fan della musica e attento collezionista di dischi. A questo punto ho così tanti musicisti, compositori e dischi preferiti – sia quelli coi quali ho convissuto a lungo, sia quelli che sto scoprendo adesso – che penso che tutti questi suoni mi ispirino e vengano interiorizzati. Poi tutto questo trova la sua strada attraverso la mia stessa musica, che comunque mantiene la mia impronta e le sue qualità singolari, in qualche modo.

La musica è matematica? Alcuni musicisti dicono che la musica è un’entità separata che parla attraverso loro. Loro obbediscono e basta. Sono tutti bugiardi?

Credo a entrambi i punti di vista. Da una parte, la musica e il suono sono solo vibrazioni nell’aria che non contengono informazioni o sentimento o qualcosa di per sé, ma quando le orecchie di chi ascolta e il suo cervello ricevono le vibrazioni e le traducono in musica o suono, ecco che dà loro significato e sentimenti. Come compositori, assembliamo suoni in un modo che sia piacevole o soddisfacente per noi, utilizzando metodi tradizionali o sperimentali. Mandiamo questi suoni agli ascoltatori in molte maniere, stili, formati… Credo che i compositori e i musicisti siano dei conduttori in un certo senso, incanalano i suoni dell’universo, filtrandoli con le loro esperienze e le loro emozioni, plasmandoli come musica.

Ascoltare drone music e minimalismo nell’era delle gif animate, delle storie di Instagram e di Tik Tok è un atto di ribellione? O sono semplicemente vecchio?

Ah! Penso sia vero fino a un certo punto. Di sicuro va contro certe cose odierne: informazione impacchettata velocemente e densa, stimoli immediati e basse soglie d’attenzione. È importante per tutti noi rallentare, essere presenti a noi stessi e ascoltare in modo profondo. Penso che la musica drone/minimalista/ambient possa essere una pausa, un modo per meditare se non persino per curare. E un promemoria sul fatto che esistano altri modi di vivere e di ascoltare.

Nell’epoca di Netflix e Amazon Prime Video sono state create molte colonne sonore. In alcuni casi, a farlo sono stati musicisti indipendenti. Una casa discografica indipendente come Invada sembra avere le colonne sonore proprio come core business. Sei anche tu un ascoltatore di colonne sonore? Hai dei suggerimenti per noi?

Non ascolto troppe colonne sonore! Generalmente trovo noiosa la musica dei film o degli show, se non una distrazione oppure scontata. È raro che io veda un film o uno show in cui il suono e la musica potenziano l’esperienza, ma quando la sinergia avviene, allora è molto speciale. Tendo a preferire la musica come esperienza separata, che possa evocare una moltitudine di immagini e sensazioni in me. Ho sempre trovato divertenti i paesaggi che la musica può crearmi dentro.

Siccome avevi Crystal Vibrations (un mp3-blog con cui regalava dischi new age fuori stampa, ndr), vorrei sapere la tua opinione sulle cosiddette “archival record labels”.

Le amo! Siamo nell’età dell’oro delle ristampe. Anche in quanto proprietario di negozio di dischi, mi è difficile starci dietro. Ma ci sono tante cose che si possono dissotterrare, riscoprire, ristampare. È davvero grandioso. Adoro poter accedere a tutta questa musica e che sia disponibile per l’ascolto di tutti.