MIRA新伝統, Noumenal Eggs

Al centro del complesso testo Cyclonopedia, il filosofo iraniano Reza Negarestani immagina una tensione eterna tra forze sconosciute e terrificanti, lontane dalla percezione umana. Un conflitto tra le entità ctonie e viscose al centro della Terra e l’impero tecnocapitalista del Sole, riportato in una raccolta di documenti che toccano archeologia, teologia islamica, studi lovecraftiani, filosofia e processi geopolitici contemporanei. Un lavoro che risulta estremamente complesso da riassumere, ma che mi limiterò a sintetizzare così:
il fulcro del conflitto proposto da Negarestani identifica il petrolio come un’entità abissale in grado di modificare in modi più o meno diretti lo scorrere degli eventi. Un lubrificante narrativo, come viene definito su quelle pagine, che lega i vari frammenti sparsi dall’archeologo Hamid Parsani, un personaggio fittizio inventato dallo stesso Negarestani. Petrolio come entità senziente, un agency inorganico che si espande negli abissi ed entra in contatto con i corpi sulla superficie.

È questa la premessa di Cyclonopedia, ripresa recentemente dal duo MIRA新伝統 per la progettazione del loro ultimo disco, Noumenal Eggs. Il collettivo, composto dalla performer Honami Higuchi e dal producer Raphael Leray, non è nuovo al confronto con la materialità del corpo. Reduce dal suo ultimo lavoro Torque (2019) – una performance multimediale e catartica avente alla base l’elaborazione dell’abuso sessuale – il duo prosegue la propria esplorazione della corporalità mettendosi in relazione ad un ambiente esterno, ostile e inumano.

Noumenal Eggs, più che un semplice ep, è la rappresentazione di uno spazio. Uno spazio da cui emergono dei soggetti in continua tensione. Un ambiente che diviene un’entità viscida, proprio come il petrolio di Negarestani, e che plasma la narrazione sonora. Un impatto, quello di Cyclonopedia, che si ripercuote sul disco anche attraverso la trasposizione del conflitto ctonio-solare nell’accostamento tra riferimenti sonori opposti. Texture organiche si avvinghiano a bordoni sintetici, mentre sample vocali vengono disumanizzati e trasportati nel flusso pulsante dell’ep.
La release si apre con “Hosting Of An Inorganic Demon”, un’introduzione perturbante alle atmosfere viscerali che ripercorrono l’intera struttura. Un pad cadenzato apre le porte a uno spazio di oscura provenienza, il quale, introducendosi in maniera anormale, tenta di ricreare un’interruzione o un brusco inizio. Gli elementi cibernetici incalzano, supportati dal maglio sonoro del kick nel background. Le tonalità vibranti dei synth fanno spazio a voci sintetiche, quasi a simulare l’ingresso in una realtà dalle tinte distopiche, facendosi tuttavia sempre più gutturali, graffianti e disperate. Un processo che dei corpi vittime di questo ambiente rivela l’umanità, togliendogliela con violenza quando giunge all’agghiacciante urlo nel finale. Sono ora entità vuote, che strisciano perpetuamente durante l’ascolto, nel costante abbraccio di pelle, neon e petrolio.

Il corpo indagato da MIRA新伝統 in Noumenal Eggs viene svuotato, divenendo un guscio. Stringhe metalliche tendono i lembi sonori che introducono “Disembodiment”, seconda traccia nomen omen dell’ep. La voce spezzata si ripresenta saltuariamente, nel tentativo di rimarcare la propria presenza in un panorama al collasso. Una nenia vocale rimbalza sulle superfici vuote di sample affilati come rasoi. Le stringhe dilatano e trainano l’intero brano, fino a ridurlo in pezzi per aprire la strada alle sferzate sonore della title-track “Noumenal Eggs”. I sample industriali vengono gradualmente affiancati da percussioni sincopate, in quello che parrebbe un arrangiamento abbozzato e quasi slegato dall’intera composizione. Ne risulta un crescente senso di alienazione e otherness, che riporta alla mente uno scenario vacuo e perlaceo dove entità inumane si dimenano spasmodicamente. Data la struttura additiva di “Noumenal Eggs”, essa risulta come una naturale continuazione di “Disembodiment”; gli elementi della traccia precedente, infatti, vengono ripresi, quasi a voler creare una sorta di narrazione indiretta all’interno dell’ep. Se il petrolio di Negarestani viene adoperato come lubrificante narrativo, le texture sovrapposte di matrice industrial di MIRA新伝統 fungono da lubrificante sonoro per l’ascoltatorə.
Nella sezione finale si trova “Chronosis”, pezzo dominato da sezioni ritmiche e percussioni di tenue intensità, inframezzate dagli onnipresenti synth FM. A differenza delle altre tracce, “Chronosis” si focalizza sulla temporalità attraverso il ritmo, caratteristica primigenia della musica in quanto medium cronologico. La citazione di Negarestani si fa ancora più opprimente (e didascalica forse), rimandando all’omonima graphic novel creata con la collaborazione di Robin Mackay e Keith Tilford, che offre quella che Giole Cima definisce come “una serie di sequenze sull’irritazione protratta che il tempo induce nelle nostre coscienze”. Segue “Howling Machines”, ripresa conclusiva delle atmosfere liquide e offuscate che caratterizzano l’ep. I pad si intrecciano in melodie decadenti ed estenuanti, costellati da interventi sonori disgregati come pezzi di un mosaico inquietante, quasi a ricordare le memorabili composizioni di Peter Christopherson e John Balance. Il finale sfuma in un disperato fade-out di drone e lamenti riverberati, assopendosi nel liquame senziente che ha permeato i corpi di MIRA新伝統.

La reale conclusione di Noumenal Eggs, però, avviene tramite il remix di “Disembodiment” ad opera della rinomata producer berlinese Ziùr, tuttavia non ritengo necessario spenderci molte parole, data la sua pigrizia e la quasi assente aggiunta di valore alla totalità dell’ep.

Noumenal Eggs non si limita a descrivere un mondo, ma approfondisce anche le relazioni e le interferferenze che instaura con le creature – perlopiù svuotate e inumane – che lo abitano. Inoltre, i riferimenti teorici riportati da Higuchi e Leray nella descrizione del loro lavoro divengono superflui, in quanto il soundscape creatosi è talmente denso ed esaustivo nel suo intento, da annichilire qualsiasi altro supporto concettuale non necessario. Un ambiente così materico e tattile da soddisfare pienamente l’immaginario dellə ascoltatorə, avvolgendone il corpo con la viscosità del proprio suono.