METRIC, Synthetica

Synthetica

Probabilmente i Metric faranno un monumento equestre al genio Howard Shore, che ha messo un loro pezzo sulla colonna sonora dell’ultimo Twilight e li ha coinvolti per quella di Cosmopolis (e se fosse Pattinson che…): il brano col quale il film finisce, “Long To Live”, suona davvero ottimo e struggente. Il gruppo è chitarra, basso e batteria, una cantante figa e sbagliata (fucked up, dice) quel tanto che basta per intrigare, con la vocina imperfetta senza essere sgradevole. Lei e il chitarrista, inoltre, riempiono il disco di sintetizzatori. Le canzoni sono furbe, basta sentire il singolo “Youth Without Youth”, che è l’ennesima riverniciatura di “Personal Jesus” di chi sapete voi (qualche anno fa toccò a Goldfrapp con “Train”). Quando un gruppo si fa sgamare subito, poi è inevitabile che parta la caccia alle somiglianze: “Breathing Underwater”, in questo senso, darà tantissime soddisfazioni a tutti, ma per fortuna è anche un bell’ascoltare. Del resto, i Metric, che sono in giro da tanto tempo, sembrano un’altra possibile versione dei Garbage, un gruppo che deve allo stesso tempo sembrare non troppo easy e vendere tantissimo con una manciata di hit killer e col video in heavy rotation, il che – dato che MTV è morta – li rende totalmente fuori dal tempo, almeno finché non ci sarà il revival del filone alternative iper-annacquato degli anni Novanta: No Doubt, Republica, Cranberries, Hole, Alanis e così via… Tutta gente che chiunque ha messo nell’autoradio (e va bene così), però… ecco… io voglio il Male, tracce di un quarto d’ora che scorrono come fiumi verso il niente: non ci posso fare nulla.

Nota di colore: in “The Wanderlust” c’è Lou Reed, pare senza alcun motivo. No, niente Metallica.

Tracklist

01. Artificial Nocturne
02. Youth Without Youth
03. Speed The Collapse
04. Breathing Underwater
05. Dreams So Real
06. Lost Kitten
07. The Void
08. Synthetica
09. Clone
10. The Wanderlust (feat. Lou Reed)
11. Nothing But Time