LUCA YUPANQUI, Sounds Of The Unborn

Se è stato provato che far ascoltare musica al bambino ancora nella pancia materna, persino attraverso il cosiddetto Babypod, favorisce lo sviluppo del feto e in seguito un incremento dell’attività cerebrale, si è solitamente parlato a tal proposito di musica classica. L’uscita più bizzarra del 2021 è invece orientata verso l’elettronica più sperimentale, firmata per l’appunto dall’artista più giovane nella storia della discografia mondiale. La piccolissima Luca Yupanqui si è ritrovata titolare del suo primo album addirittura prima di vedere la luce del sole. Sarà per questo che le dieci tracce di Sounds Of The Unborn suonano come un’esperienza oscura e risucchiante, primordiale, anche alienante nel suo pur sempre limitato range espressivo, libera da ogni elucubrazione e condizionamento, libera dal concetto stesso di umanità. I movimenti di Luca nell’utero sono stati trasformati in suoni grazie alla tecnologia MIDI biosonica. Si parla non a caso di un’espressione della vita al suo stato cosmico. Non è però una storia di Philip K. Dick o Jeff VanderMeer. Il merito della reale creazione è dei genitori di Luca, cioè Elizabeth Hart, bassista dei Psychic Ills, e Iván Diaz Mathé, collaboratore di Lee Scratch Perry, che hanno mixato il tutto. Prima, i dispositivi sono stati agganciati al corpo di Elizabeth e le vibrazioni ricavate sono state riversate nei sintetizzatori di Iván.

Rimanendo in casa Sacred Bones, ci si spinge oltre rispetto alle composizioni per il regno delle piante pensate da Mort Garson negli anni ‘70. Quello che ne risulta nello specifico è un tunnel dark ambient che coadiuva meditazione e mistero, provando di riflesso a rispondere a domande sul senso dell’esistenza nella maniera più istintiva possibile. Ecco perché miracolo della vita e terrore dello spazio profondo vanno a braccetto. Che cosa suonerebbe un essere nel suo stadio pre-natale? Lo step successivo, forse: quanto differenti sarebbero album, magari da allegare ai tradizionali servizi fotografici nella cartella dei ricordi familiari, realizzati da esseri differenti? Oppure: quanto è indispensabile l’intenzionalità e quanto è salutare l’influenza di agenti esterni nelle produzioni artistiche? Film che vanno in onda nelle nostre cuffie.