LES SAVY FAV, OUI, LSF

In un mondo dove imperversano nuove formazioni post-punk spesso più assimilabili alle dinamiche da boy band che non a quelle del circuito alternativo, la rimpatriata dei Les Savy Fav, per quanto inquadrabili in realtà da sempre in ottica art-punk, è da accogliere con le sirene di allarme a tutto volume, le stesse che aprono la disillusa “Guzzle Blood” (I’m guzzling the blood of Jesus / But Jesus, man, it’s bringing me down, alè). Sono trascorsi ben quattordici anni dal precedente album, Roots For Ruin: nel mentre i componenti della band newyorkese hanno portato avanti impegni personali distribuiti tra lavoro, famiglia, problemi mentali e attività parallele. Tra queste ultime, l’avventura con l’etichetta Frenchkiss – che marchia anche questo OUI, LSF, sesto album dal 1995 a oggi – intrapresa dal bassista Syd Butler. Dal vivo, il quintetto è sempre rimasto più o meno attivo e ha deciso di tornare in studio dopo la performance al Primavera Sound del 2022.

Come i germogli trasformatisi in erba sulla foto di copertina, i nuovi pezzi sono scaturiti in liberatoria spontaneità, senza alcun piano a monte o freni a mano, in maniera organica. Le elettriche tra post-hardcore, Pixies e indie funk trascinano i saliscendi e le melodie abrasive di “Limo Scene” e “Void Moon”, mentre Tim Harrington, che ha prestato il proprio attico di Brooklyn a mo’ di studio di registrazione, si conferma la solita bestiolina al microfono, indomabile nelle interpretazioni fra rabbia e maggior introspezione da cuoricino barbuto (“Don’t Mind Me”), sagace da par suo nel disegnare immagini fra tragedia, commedia da Monty Python (Nuns have their habits but I have none, dalla divertente “Legendary Tippers”) e contenuto esplicito (“Barbs”, per l’appunto). Ci sono i fiati e le nuance digitali di “What We Don’t Don’t Want”, oppure le sonorità fumettose dello strumentale “Racing Bees” e gli handclapping festosi di “Nihilists”, ma nel complesso non si riscontrano grandi sorprese. Qui la soddisfazione è data, né più né meno, dal godibile ritorno a casa. Per noi, dunque, rimane un sì, porca puttana. Al bando ogni francesismo.