LAWRENCE ENGLISH & LEA BERTUCCI, Chthonic

Una visione affine e l’attitudine condivisa ad esplorare le infinite strade del suono hanno condotto con naturalezza Lawrence English e Lea Bertucci alla definizione di un primo itinerario comune, consolidando un’amicizia nata nel 2019 a Rio de Janeiro in occasione del festival Novas Frequências. Mossi dalla comune suggestione per la geologia e la tettonica delle placche, i due iniziano a scambiare materiale a distanza – pratica imposta dalla contingenza pandemica – implementando gradualmente la costruzione di un immaginario vivido, attentamente stratificato fino a cristallizzarsi in cinque scenari elettroacustici possenti.
Il tratto distintivo di Chthonic, rilevabile fin dal primo ascolto, è il senso di equilibrio che sottende l’incastro tra le trame strumentali oblique e spesso dissonanti elaborate dalla musicista newyorchese e il coagulo di materia analogica e registrazioni ambientali plasmato dall’ormai decano australiano. Ciascuna di queste componenti riesce ad innestarsi nell’andamento ciclico dei lunghi tracciati proposti, smussando possibili punti deboli ed espandendone contemporaneamente il portato narrativo. Le striature elettriche e le bordate basse di “Dust Storm” intervengono a dare profondità e tasso emotivo a un field recording altrimenti fin troppo didascalico, così come la voce luminescente del violoncello agisce sul drone piuttosto statico dell’ambient plumbeo di “A Fissure Exhales”. Ciò che poteva scadere in un percorso dal sapore documentaristico si tramuta in racconto sensoriale totalizzante, permeato da un fatalismo solenne che accompagna l’evoluzione di un suono improntato alla magnificenza (non a caso il mastering è affidato a Rafael Anton Irisarri), ansiogeno e privo di impennate, ma capace di generare un ultimo paesaggio florido – l’affascinante “Strata” posta in chiusura – perfettamente rappresentate dall’immagine di copertina.

Collaborazione riuscita tra due artisti di spicco.