I dischi di Flamingo: Nebula!

Sin da adolescente sono stato un collezionista di fanzine. Ricordo che andavo tutte le settimane da Pink Moon, un negozio di dischi genovese ormai chiuso da parecchi anni, a controllare se fossero arrivate delle fanzine da aggiungere alla mia disordinata collezione. Da giovane squattrinato erano una buona risorsa per scoprire nuove band e per conoscere pareri diametralmente opposti quelli delle riviste dell’epoca ed evitare pacchi clamorosi. In principio ammetto che mi facevano incazzare: insultavano i dischi dei miei beniamini e incensavano roba che non conoscevo, ma in breve tempo capii che quello sbagliato ero io e che avevo bisogno di una taratura. Le riviste erano accondiscendenti verso le uscite major che compravo all’epoca, mentre le fanzine le distruggevano senza pietà, lasciandomi dapprima parecchio confuso, ma poi capii che dovevo buttarmi nell’underground. Ammetto che però ho impiegato qualche anno per trovare una fanzine che facesse totalmente al caso mio: si chiamava Vincebus Eruptum ed era curata da Davide Pansolin, colui che ha scritto il recente libro sugli Screaming Trees che vi ho presentato il mese scorso. Sebbene non fosse proprio economicissima, aveva una grafica spettacolare e parlava di band che ignoravo ma che avrei voluto immediatamente ascoltare. Era specializzata in stoner rock, genere che avevo scoperto in trafiletti sulle pagine di Rockerilla e Rumore, e per alcuni anni è stata una vera e propria bibbia degli ascoltatori del genere. Non so quanti dischi ho comprato per merito di Vincebus Eruptum, ma siamo sulle centinaia. Uno dei più belli si chiama To The Center dei Nebula, terzetto di fuoriusciti dai Fu Manchu (Eddie Glass e Ruben Romano): prodotto dal leggendario Jack Endino (colui che registrò “Bleach” dei Nirvana e moltissimi altri gruppi grunge underground; di recente i Windhand) e contenente una cover degli Stooges cantata da Mark Arm, fu pubblicato da Sub Pop nel 1999. Insomma, per un grunger come me voleva dire: “compralo o muori”. Decisi che volevo vivere e che lo volevo possedere in vinile. Ai tempi la mia collezione analogica era piuttosto gramma (avevo 19 anni) ma ero convinto che lo stoner fosse da possedere in questo formato: si rifaceva agli anni Settanta e aveva degli artwork meravigliosi, soprattutto quelli pubblicati dalla Man’s Ruin. In quel periodo a Genova aveva aperto Vinyl Magic 3, il cui negozio originale era a Savona ed è stato tra i più grandi divulgatori di questo suono. Era un negozio piccolo ma super, che fu di grande ispirazione quando aprii il mio negozio Taxi Driver. Fondamentalmente trattava tre generi: stoner, grunge e psichedelia. Quindi per prima cosa completai la mia discografia degli Screaming Trees che erano proprio una via di mezzo fra questi generi, mentre fra i vari dischi che mi portai a casa ci fu il primo dei Queens Of The Stone Age in vinile che ora ha raggiunto quotazioni pazzesche e, appunto, To The Center dei Nebula. Ricordo ancora la gioia del commesso nel vedere un pivello come il sottoscritto interessarsi a dischi spettacolari come quelli: c’era già la consapevolezza che sarebbero passati alla storia.

Questo lungo preambolo personale per segnalare come le cose che amiamo da adolescenti ce le portiamo dietro per sempre: per esempio è disponibile il secondo numero della fanzine Up che curo assieme al mio socio di negozio Alberto Canale. È una fanzine totalmente a colori in cui parliamo di quello che ci piace nello spirito di tutte quelle che ci sono capitate tra le mani. Sarebbe bello se un/a giovane entrasse nel nostro negozio, comprasse la fanzine e contemporaneamente chiedesse “Ce l’avete il nuovo dei Nebula? Però in vinile!”. Cosa siamo? Nel 1999? A quanto pare sì, perché la risposta sarebbe “ok! ottima scelta!”. Cicli e ricicli storici: mentre noi stiamo a stampare riviste cartacee, Eddie Glass ha ripreso in mano la sua band e ha confezionato un nuovo splendido disco, intitolato Transmission From Mothership Earth. La classe non è acqua: Eddie è sempre stato un chitarrista magari non costante (fa dischi quando ne ha voglia) ma capace di creare riff di qualità devoti all’hard rock anni Settanta di Blue Cheer, Mountain, Cactus, suonati con un’attitudine punk non troppo distante da quella dei Mudhoney più rabbiosi. Un esempio è la splendida “Warzone Speedwulf”: 7 minuti e passa di heavy psichedelia che manda a nanna il 99,99999% delle nuove leve. Tutto il disco è bello tosto e sebbene non raggiunga le vette carismatiche di To The Center (recentemente ristampato da Heavy Psych Sounds, recuperatelo se non lo avete mai sentito) fa venire voglia di farlo girare sul piatto più e più volte o di andare a vederli dal vivo. E quale migliore occasione per togliersi la voglia se non andare ad una delle 7 (!!!) date che la band farà in Italia ad agosto a Torino, Brescia, Marina Di Ravenna, Treviso, Francavilla Al Mare, Cagliari e Trieste.

Transmission From Mothership Earth è un disco che farà contenti i nostalgici di certo sound desertico grezzo e ruggente: non è il sound muscoloso e un po’ tamarro delle produzioni recenti del genere ma un grandissimo disco rock. Rock underground, ovviamente. Da fanzine e da chi ha voglia di ascoltare la purezza senza farsi ingannare da brillantini e fuochi d’artificio.