HUMAN IMPACT, Human Impact

HUMAN IMPACT, Human Impact

Human Impact è il nome del nuovo gruppo formato da musicisti già visti all’opera con alcune formazioni che hanno fatto la storia del suono noise newyorkese, oltre ad aver influenzato una miriade di band sparse per tutto il Globo. Parliamo infatti di Chris Spencer (Unsane), Jim Coleman (Cop Shoot Cop), Chris Pravdica (Swans, Xiu Xiu) e Phil Puleo (Cop Shoot Cop, Swans), quanto di più possibile vicino ad una all-star band quando si tratta di definire la voce della metropoli americana, tra stridore di lamiere e pesantezza del cemento, mood urbano e melting-pot culturale. Aggiungere un nome su cui ci siamo imbattuti a più riprese dietro la consolle (Martin Bisi nei suoi BC Studios, ça va sans dire) e appare evidente quale è l’umore che si nasconde tra le pieghe di un disco che fa collidere il già citato noise-rock della Grande Mela con la no-wave e un retrogusto post-punk che fa capolino soprattutto nella sezione ritmica pulsante e circolare, per un effetto finale che guarda dritto a quanto prendeva forma a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta del millennio passato e che avrebbe segnato per sempre l’evoluzione dell’estremismo sonoro. Così, l’iconica telecaster di Spencer si infrange sull’elettronica di Coleman, a creare un ibrido che si adagia sulla sezione ritmica per fornire la base all’altrettanto inconfondibile voce del chitarrista. Verrebbe da dire, Unsane una volta – Unsane a vita, perché sarebbe ipocrita non riconoscere tra le pieghe di questi brani un chiaro richiamo agli stessi, sebbene qui privati della loro parte più irruente e trasformati in altro grazie all’incedere più sinuoso della scrittura e definiti dagli importanti interventi elettronici dell’ex Cop Shoot Cop. Si ottiene in questo modo un effetto ipnotico, straniante, che porta l’ascoltatore a muovere la testa a tempo per entrare in una dimensione quasi onirica (cfr. “Portrait”) che non avrebbe stonato come sfondo per un romanzo a cavallo tra personaggi borderline cari ad Ellroy e trame distopiche degne di Ballard. La promozione arriva senza dubbio, visto che il risultato supera la semplice esecuzione di un compito giocato sul mestiere (solo con quello si sarebbe ampiamente superata la sufficienza) ma va a costruire un ibrido che colpisce – se non per la sorpresa – perlomeno per i nuovi equilibri con cui gli ingredienti sono accostati e per la cura con cui tali ingombranti personalità sono fatte interagire senza coprirsi a vicenda. Per fortuna, insomma, questa volta le aspettative sono rispettate e l’album colpisce nel segno senza tentennare, oltre a rappresentare un vero e proprio parco tematico per chiunque sia cresciuto a pane e noise-rock. Sarebbe bello, vista la concomitanza degli album, un bel tour Human Impact e Today Is The Day, ma forse oggi è chiedere troppo…