Frantic Fest 2022: metal, punk e tanto horror
Francavilla al Mare (CH), Tikitaka Village. Le foto sono di Benedetta Gaiani (The Hurricane Photography), che sta rimettendo a posto il suo sito, quindi noi vi diamo un sacco di link da visitare: sito, Instagram 1, Instagram 2, Facebook.
Anche quest’anno, causa lavoro, riusciamo a dirigerci al Frantic solo sabato, il che vuol dire aver passato ben due giorni a rosicare sui social grazie ai video e alle foto pubblicate dai presenti, anche perché ciascuna delle tre giornate ha visto esibirsi nomi di assoluto valore e che seguiamo da vicino. In realtà, gli stessi post sui social ci hanno anche tenuto in apprensione il secondo giorno, causa tromba d’aria notturna e pioggia che hanno provocato non pochi danni e messo in serio pericolo la tenuta del tutto: per fortuna lo staff del Frantic non si è perso d’animo e ha dato il massimo per riportare la macchina in pista, permettendo così al festival di riprendere la marcia e tener fede al programma, salvo qualche cambio di orario. Una dimostrazione esemplare di come una organizzazione ben oliata e un buon mix tra passione e professionalità possano molto se non tutto. Potrà sembrare eccessivo ribadirlo, ma non fa mai male sottolineare quando le cose funzionano, viste anche le polemiche dell’ultimo periodo su festival cancellati e organizzazioni raffazzonate, con le solite dichiarazioni sul Bel Paese e sulla sua impreparazione. Sia come sia, siamo partiti alla volta del festival per il sabato con un tempo decisamente più benevolo e la voglia di tornare ad assaporare l’atmosfera particolare propria del Frantic, un evento che riesce a bilanciare anima punk e metal non solo nella scaletta ma anche nel mix tra attitudini di cui dicevamo poco sopra.
![](https://www.thenewnoise.it/wp-content/uploads/2022/08/706A0867_Septage.jpg)
Ad aprire sono i danesi Septage, che hanno fatto uscire uno split su tape con gli Hyperdontia proprio ad agosto di quest’anno per la Desiccated Productions. Il loro è un death grind non originalissimo ma di sicura presa sugli appassionati del genere e dal buon impatto, da non prendere sottogamba se piacciono queste sonorità e sicuramente adatto a scaldare i primi accorsi sotto il palco per questo inizio di giornata.
![](https://www.thenewnoise.it/wp-content/uploads/2022/08/706A1040_Hyperdontia.jpg)
Sono presenti anche i loro compagni di split che suonano poco dopo e colpiscono i presenti con una miscela di death old-school in grado di farli entrare di diritto nel novero dei nomi segnalati come “da tenere d’occhio” nelle playlist di Noise Attack. Formati da musicisti turchi e danesi già attivi in varie formazioni (Engulfed, Decaying Purity, Sulphurous e Phrenelith), gli Hyperdontia vanno di sicuro approfonditi e meritano di essere segnati nel nostro taccuino.
![706A0933_Plakkaggio](https://www.thenewnoise.it/wp-content/uploads/2022/08/706A0933_Plakkaggio.jpg)
In mezzo a loro si impossessano del palco grande i Plakkaggio con la formazione/collettivo che vede oggi presenti ben due bassisti ma il solo Gabriele alla chitarra. Del resto, ormai la macchina è ben oliata e riesce a portare a termine il proprio “sporco” lavoro con qualsiasi assetto, bastano infatti poche note perché il pubblico risponda alle sollecitazioni con singalong ed headbanging. Si avanza tra estratti dall’ultimo album e incursioni nel passato, con brani immancabili e alcune chicche a sorpresa. Poco da dire, per il sottoscritto il vero highlight della giornata quanto a sudore e divertimento sotto al palco, ma non credo di essere l’unico a pensarla così visto che anche molti membri dello staff hanno momentaneamente abbandonato le loro posizioni per godersi il set, con tanto di finale ai cori sul palco.
![](https://www.thenewnoise.it/wp-content/uploads/2022/08/706A1073_40-watt-sun.jpg)
I 40 Watt Sun nati per volontà del cantante e chitarrista Patrick Walker, già conosciuto per la sua militanza nei Warning, band di cui all’inizio hanno rappresentato una sorta di continuazione per poi aprirsi sempre più a suoni dilatati e ricchi di atmosfera. Oggi presentano Perfect Light, uscito per la finlandese Svart Records, sempre più coraggiosa e capace di spaziare. Il loro è un set da meditazione e decompressione tra intemperanze metal perfettamente adatto al tramonto in corso, anche se forse non per tutti i palati. Di certo non hanno deluso le aspettative dei molti che sembrano essere venuti appositamente per goderseli.
![706A1231_Whiskey ritual](https://www.thenewnoise.it/wp-content/uploads/2022/08/706A1231_Whiskey-ritual.jpg)
Dal canto loro i Whiskey Ritual non hanno certo bisogno di presentazioni: attivi dal 2009 e formati da musicisti già coinvolti in band note del giro metal nazionale, potrebbero essere il frutto di un malsano incrocio tra Darkthrone e GG Allin. Perfetti per un tour insieme a Midnight e Nunslaughter, scaldano l’atmosfera in questa folle quanto riuscita altalena tra estremismo e momenti più rilassati che connota l’odierna giornata.
![706A1340_Doyle](https://www.thenewnoise.it/wp-content/uploads/2022/08/706A1340_Doyle.jpg)
Arriviamo così ad uno dei set più attesi, uno dei nomi storici presenti oggi e di sicuro un personaggio che suscita grande curiosità, parliamo ovviamente di Doyle (Misfits) che non concederà peraltro nulla al suo passato e si concentrerà solo sulla sua band e sui dischi a suo nome. Ammetto di non essere un grosso conoscitore della sua discografia solista ma il concerto ha divertito con uno strano rock’n’roll punk a cavallo tra Danzig, T.O.N. e Electric Frankenstein che il pubblico sembra gradire e che porta in dote una buona dose di “cafonaggine” (mi si passi il termine) da stereotipo italo-americano very New Jersey.
![706A1611_Horror vacui](https://www.thenewnoise.it/wp-content/uploads/2022/08/706A1611_Horror-vacui.jpg)
Dopo di loro, in un continuo rimbalzo tra i due palchi posti in due aree separate per evitare le attese dei cambi, è la volta degli Horror Vacui – altro nome di casa qui a The New Noise – che sfornano un concerto da manuale in grado di colpire nel segno, a dimostrazione della bontà della loro intuizione, quella di creare un personale mix definibile come death-punk per come sposa due anime distinte ma in fondo complementari. Mai banali anche gli interventi tra un brano e l’altro con tanto di applauso alle nuove leve presenti in prima fila, finalmente un po’ di gioventù oltre a noi vecchi che seguiamo la band dagli inizi. Grande atmosfera e brani di sicura presa che la platea apprezza e segue con trasporto un’esibizione a fuoco e tra le più riuscite della giornata.
![706A1710_Simonetti goblin](https://www.thenewnoise.it/wp-content/uploads/2022/08/706A1710_Simonetti-goblin.jpg)
Claudio Simonetti, altro big del giorno, non ha bisogno di presentazioni, tanto che sotto al palco si raduna una folla cospicua sin dalle prime note. I suoi Goblin vedono in azione Cecilia Nappo (basso), Daniele Amador (chitarra) e Federico Maragoni (batteria), i quali oltre a dimostrarsi all’altezza delle tastiere del maestro donano all’occorrenza la giusta spinta ai pezzi estratti dalla discografia della band, compresi ovviamente quelli dei film di Dario Argento. Il pubblico è rapito e segue con attenzione l’alternanza di momenti più prog, impennate rock e atmosfere tra onirico e horror, inframezzati dalle parole di un Simonetti evidentemente soddisfatto dall’accoglienza e anche divertito. Non manca ovviamente il tema di “Profondo Rosso” a fungere da climax dell’esibizione con una stesa di smartphone pronti a catturare il momento.
![706A1877_Raw power](https://www.thenewnoise.it/wp-content/uploads/2022/08/706A1877_Raw-power.jpg)
Sembrerebbe ormai calata la quiete sul festival, ma basta il primo accordo dei Raw Power per spremere le ultime energie rimaste e riportare il pit a livello di guardia, tra stage diving, singalong e pogo (anche se poi di pogo non si tratta tecnicamente, ma più esattamente di slam dancing, ma ok). La band è carica e l’energia che si riversa su un pubblico in teoria ormai sfinito è tale da creare una vera e propria onda d’urto. Ho già visto varie volte i paladini della prima scena hc italiana in azione su un palco, ma questa sera sono davvero travolgenti e sembrano carichi come molle anche grazie alla risposta entusiasta dei presenti. Poco da fare, si può obbiettare sugli anni che passano e su altri mille cavilli, ma quando il tiro è questo non si può che inchinarsi e godersi la botta che questi signori sanno ancora rilasciare. Davvero il finale che il festival si meritava e che ci fa tornare a casa soddisfatti.
Inutile dire che per la prossima edizione faremo di tutto per presenziare dal primo giorno, visto che ormai parliamo di uno dei festival più interessanti e ben organizzati della penisola, tanto da aver tenuto testa anche alle più avverse condizioni climatiche nella giornata di venerdì. La varietà delle proposte, la gentilezza dei ragazzi dello staff, i molti banchetti di distro, etichette e case editrici, la buona sistemazione logistica del posto con tanto di campeggio e l’atmosfera conviviale fanno il resto per assicurare la riuscita del tutto.