DRIEU, Solito Stile Ostile

È solo in apparenza paradossale scrivere che quello dei Drieu è un ritorno che molti attendevano da tempo. Paradossale perché il gruppo in questione esiste da pochi anni e stiamo parlando del suo secondo lavoro (il seguito de La Distruzione del 2019): questo progetto, però, segue la scia di un altro fondamentale gruppo del punk italiano che ha cancellato le sue tracce circa una quindicina di anni fa: gli Erode. Composti per due quarti da dei vecchi Erode, i Drieu riprendono quelli che erano stati gli elementi fondanti del terzetto di Como, ma non nell’ottica di una riproposizione: non si tratta di uno sterile tentativo di riesumazione, bensì (riprendendo la title-track) di una reincarnazione. Erode è morto, Drieu è nato. Sono cambiate le vesti essendo cambiati i tempi e le circostanze storico/culturali, ma lo spirito è lo stesso. Sono ormai scomparse le bandiere rosse (sbiadite e ripiegate) e la simbologia vetero-comunista (già tre decenni fa accompagnata da un forte senso di nostalgia e pessimismo). La band qui adotta un approccio che si distingue da quello del lavoro precedente e le sue tendenze più new wave e a tratti noise, e torna a un punk hardcore energico che ci riconduce anche alle sonorità di Tempo Che Non Ritorna (senza però tralasciare le influenze “post”, che permeano tutto l’album), in alcuni frangenti molto più aggressive. Oltre a quella sonora, la discendenza è evidente nella simbologia, nei testi e nella voglia di provocare a partire dal nome del gruppo (omaggio a Drieu la Rochelle…), dalle figure di riferimento intellettuale e “spirituale” come Céline e Yukio Mishima. L’apertura di Solito Stile Ostile sulle note di “Auferstanden Aus Ruinen” (inno della ex DDR) ci catapulta nel clima di due/tre decenni fa, tra riferimenti ad un’utopia mai raggiunta e il crescente pessimismo sul tempo presente e futuro, ma con lo spirito di chi (appunto) dalle rovine risorge e trae forza. “Taci”, il secondo singolo ad annunciare l’uscita del disco, oltre a riprendere uno slogan propagandistico del periodo bellico (all’epoca accompagnato dalle illustrazioni di Gino Boccasile) ci fa ripartire proprio da dove gli Erode avevano fatto perdere le loro tracce: nel 2004, col monito a tacere perché il nemico ci ascolta, nel booklet di Tempo Che Non Ritorna. Il disco scorre fluido per tutta la sua durata e offre numerosi spunti di riflessione. Fare un’analisi approfondita dei testi e dell’approccio “idealistico” del gruppo sarebbe lungo e fuorviante: occorre ascoltare e riascoltare i pezzi più volte, non solo perché ok musicalmente, ma contengono molti messaggi (nascosti e non).

Va ribadito un’ultima volta che questa non è una reunion sotto falso nome, è una novità in tutto e per tutto che oggi si conferma tra quelle più interessanti del momento in Italia in ambito punk.

Tracklist

01. Solito Stile Ostile
02. Niente Di Nuovo
03. La Lunga Marcia
04. Maledetto (Da Dio E Dagli Uomini)
05. Taci
06. Stato Canaglia