Dentro al CTM di Berlino col curatore Remco Schuurbiers

Remco Schuurbiers – foto di Camille-Blake

Il CTM (ClubTransMediale), rassegna che esplora le tendenze più innovative nell’ambito della musiche elettroniche e non solo, nasceva nel 1999 con una intestazione che già al debutto ne esaltava la missione: “The Mirror Ball in the Electronic Age”. Quest’anno il Festival berlinese giunge alla venticinquesima edizione (noi abbiamo già raccontato la ventiquattresima) con l’impegnativo quanto enigmatico titolo “Sustain”. CTM è cresciuto inizialmente all’interno del Festival Transmediale , dedicato all’audio- visivo digitale. Nel corso del tempo è divenuto autonomo ed è con Unsound/Cracovia e LeGuessWho?/Utrecht l’appuntamento più prestigioso e consolidato in Europa. Si svolge nell’arco di dieci giorni fra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio (venerdì 26 gennaio – domenica 4 febbraio, a questo giro), radunando una numerosa ed eclettica comunità di musicisti, artisti, pubblico, addetti ai lavori da tutti i continenti, e incrementando ogni anno le sue credenziali di rassegna anticipatrice per inediti incontri e percorsi artistici, caratteristica che anche quest’anno il cartellone conferma. L’incontro con il suo storico quanto onnipresente direttore artistico Remco Schuurbiers è dunque l’occasione per approfondire ed avere anticipazioni su questa attesissima Sustain Edition.

Ciao Remco, innanzitutto grazie per la disponibilità, considerando che manca poco all’inaugurazione della prossima edizione. Sarai superimpegnato. A questo proposito, prima domanda: come procedono i preparativi per questa venticinquesima edizione, denominata “Sustain”?

Remco Schuurbiers: Lo schedulato è sostanzialmente terminato, ma come sempre ci sono uno o due eventi/dj-set che possono esser modificati a causa delle circostanze. Il programma include installazioni, workshop, performance, concerti, oltre a un serie di talk che saranno più direttamente collegati al tema della sostenibilità. Ovviamente non è possibile rappresentare tutti gli aspetti del tema nell’ambito del festival, ma i nuovi progetti e i talenti che presentiamo rientrano in questo ambito, dando a tutto un focus, un punto centrale su cui discutere.

In ordine di apparizione, solo alcuni nomi tra gli artisti invitati: Anna von Hausswolff, Ben Frost trio, Föllakzoid, Moundabout (Paddy Shine-Phil Masterson), Monolake, OSMIUM (Hildur Guðnadóttir, Sam Slater, James Ginzburg, Rully Shabara), Divide&Dissolve, Monolake, Nikki Nair, El Kontessa, Julia Louise Knifefist, Ian Lynch Ale Hop&Laura Robles, Jules Reidy, Tarik Barri, Sabiwa, Kali Malone, Felicia Atkinson, Petra Hermanova, Aïsha Devi… e ogni anno tu e il tuo staff fate un gran lavoro di ricerca per nuove e sorprendenti situazioni logistiche. Personalmente ricordo, negli anni, il grande Giardino Botanico, la labirintica struttura di una piscina olimpionica abbandonata che CTM rese utilizzabile per i concerti o anche l’immensa sede della Radio di Stato dell’ex DDR. Quest’anno, oltre alle sedi “storiche” del Festival come HAU1, HAU2, Berghain… ne avete ancora di nuove?

Nuovo sarà il club OXI e torneremo anche al Volksbühne l’affascinante Teatro in Rosa Luxemburg Platz e saremo più presenti al Silent Green a Wedding.

Un’altra novità è la stretta collaborazione con SoundScape – SSC, un sistema audio spaziale sviluppato da d&b Audio. Sarà allestito nella Volksbühne per il secondo fine settimana del festival. Tutti gli artisti che si esibiranno in questo contesto sono stati per un mese a lavorare in uno studio speciale a Berlino, per sviluppare il loro spettacolo da presentare alla Volksbühne. Di quegli eventi te ne voglio citare almeno due: “Last And First Men”, basato sulla composizione che concluse la vita prolifica del compositore islandese Jóhan Jóhannsson (il live sarà presentato in prima mondiale) e “It’s”, che è una soundtrack dal vivo con la coreografia presentata dalla Neon Dance Co. di Londra e da Yair Elazar Glotman.

Il pubblico tedesco e internazionale che vi segue da 25 anni è cresciuto e cambiato: tu, che oltre a essere il direttore artistico sei anche artista e fotografo, dal tuo punto di vista privilegiato, come interpreti la funzione culturale di un festival così importante quale è divenuto oggi il CTM?

CTM è stato concepito per essere una “piattaforma/festival” di riflessione e ricerca questo è qualcosa impresso nel nostro dna in un mondo culturale in continua trasformazione. Ma noi siamo principalmente impegnati a scoprire ciò che di inedito sta arrivando, ciò che è interessante, il “Futuro” ma anche i pionieri che operavano molto prima del marchio comunitario CTM/Transmediale, e certamente le voci e le storie che sono state omesse dalle principali narrazioni.

Personalmente è anche molto interessante estendere il nostro interesse a territori estremi di connessione tra arte, suono e musica. Speriamo che tutti i visitatori trovino sorprese durante CTM e si scoprano fuori dalla loro comfort-zone.

La ricerca di musicisti e scene artistiche provenienti da tutti i continenti è sempre stata una prerogativa del CTM: quest’anno invece avete realizzato un focus, come dire… europeo sull’Irlanda, cosa dobbiamo aspettarci?

L’Irlanda è stata una zona oscura per noi, da quando CTM ha iniziato non abbiamo mai avuto molti artisti irlandesi o questi avevano avuto una carriera sostanzialmente nel Regno Unito che forniva come un filtro. Ora che il Regno Unito è fuori dall’UE e l’Irlanda ha uno scambio culturale forte con la Germania, insieme al Transmediale approfondiremo la ricerca e la presentazione di alcuni interessanti progetti artistici dell’isola. Nel corso del suo passato CTM/Transmediale si è spesso concentrato su diversi “punti ciechi” nel mondo per essere una piattaforma di scambio con l’obiettivo di condividere storie e idee culturali che per la maggior parte delle persone sono fuori dai radar. Poiché Berlino è oggi un attore globale, siamo lentamente cresciuti in questo ruolo di primo piano.

Nell’ottobre 2023, in qualità di relatore, sei stato invitato a Venezia dalla direttrice artistica Lucia Ronchetti alla Biennale Musica “Micro Music” dedicata alla nuova musica digitale. Puoi raccontarci brevemente come è andata la tua esperienza italiana?

A noi del CTM è stato chiesto di curare la serata di apertura della Biennale di Musica Venezia. Abbiamo presentato due artisti pionieri: Maryanne Amacher (1938-2009) con l’opera concerto GLIA, eseguita da membri degli Ensemble Contrechamps e Zwischentone, diretti da Bill Dietz (in cartellone al CTM 2023), e “As I Live And Breathe”, concerto del compositore statunitense Morton Subotnick. Subotnick negli anni Sessanta aveva uno studio in Bleecker Street a New York e il suo assistente conobbe e strinse una relazione sentimentale con Maryanne Amacher, i due iniziarono a lavorare insieme e a convivere in una parte dello studio di registrazione. Approfondendo, ho poi scoperto che Morton aveva suonato alla Biennale di Venezia già nel 1963, 60 anni fa, questo è stato un dettaglio interessante da raccontare: il video del talk  con Morton Subotnick, Bill Dietz, Lucy Railton, da me moderato nella Biblioteca dell’ASAC, è disponibile sul sito della Biennale. Abbiamo parlato soprattutto del loro metodo di lavoro ed entrambi erano davvero unici. Subotnick vide l’opportunità, con i primi sintetizzatori, di sfuggire alla classica tastiera a 12 toni e comporre liberamente e direttamente, cosa che continuò a fare per tutta la vita. Negli anni Sessanta Moog introdusse la tastiera come interfaccia per il sintetizzatore, che divenne dominante in continuità con la tradizione della musica classica. Inoltre, molte composizioni registrate con i sintetizzatori furono poi pubblicate col Synth Sound. Negli ultimi sessant’anni, Subotnick ha prodotto musica elettronica straordinaria e negli ultimi venti gli è divenuto possibile suonare dal vivo la sua musica senza la necessità di portare con sé l’ingombrante attrezzatura con cui lavora in studio.

Subotnick ha coinvolto col suo lavoro un nuovo pubblico interessato a creare musica senza tastiera, man mano che i sintetizzatori modulari diventavano più popolari. È stato davvero un privilegio averlo incontrato a Venezia e che sia ancora attivo a novant’anni è una fortuna per tutti noi.

Oltre alle direzioni artistiche del CTM e dell’olandese “TodaysArt Fest.” a Den Haag sei un fotografo, un performer e lavori nel campo del cinema indipendente: quali sono quindi i tuoi personali progetti futuri?

I miei piani personali nei prossimi anni saranno più produttivi e creativi, oltre che per le produzioni del CTM anche direttamente con artisti che amo come Chris Salter, Team Rolfes e V.M.O., ma accanto a questo sto lentamente diventando di nuovo più attivo con la fotografia, alla quale in realtà non ho mai rinunciato. CTM continuerà ad avere collaborazioni extra anche fuori Berlino e naturalmente lavorerò anche su queste.