Dentro al Bosco Sacro

Come scrivevamo qualche settimana fa, Bosco Sacro è il nome di un quartetto italiano fondato nel 2020. È formato da Paolo Monti (Star Pillow, Daimon), Giulia Parin Zecchin (Julinko), Francesco Vara e Luca Scotti (Tristan Da Cunha, Altaj…). Venerdì esce Gem per Avantgarde Music. Gem è forse il disco più bello che ho sentito durante questo scorcio di 2023. Il sound è qualcosa di inedito, che non è post-rock, non è ambient, forse – grazie a Giulia e al suo modo di sentire e interpretare i pezzi – è come sarebbe la vecchia 4AD se la portassimo nel 2023. Ci sono tutti i silenzi, le fragilità e l’atmosfera sospesa del periodo di confinamento, che a qualcuno è servito per riappropriarsi del tempo e aprire una relazione con la natura, con tutta la meraviglia e l’emozione che questo comporta. Ai Bosco Sacro bastano poche note, pochi colpi di batteria per trafiggere chi ascolta: dovessi trovare un parallelo per far capire cosa sto scrivendo, prenderei Arvo Pärt. Passo la parola a tutti loro.

Sono contento di vedervi insieme, perché ho sempre cercato di dare spazio ai vostri progetti personali e Gem è per me una ulteriore conferma che ho fatto bene. Com’è fioccato l’amore tra voi?

Francesco: Bosco Sacro è nato in seguito a una collaborazione fra noi Tristan Da Cunha e Julinko per partecipare a una compilation in cui band strumentali dovevano arricchire un loro brano già edito con parti di cantato.
Il risultato della nostra collaborazione è stato talmente soddisfacente che abbiamo deciso di creare un progetto ex novo, includendo anche Paolo, con il quale siamo amici da anni, perché riuscivamo a visualizzare quanto potesse ben innestarsi in quello che sarebbe diventato Bosco Sacro.

Paolo: Mi limito a rispondere che non sono stato io a cercare Bosco Sacro, ma è Bosco Sacro che ha cercato me.

Scrivono che avete registrato Gem in un giorno (presso l’AMM Monteggiori in Toscana). Vorrei capire come questa limitazione – credo non autoimposta, ma tutto può essere – ha influenzato il risultato finale.

Paolo: Bosco Sacro nasce nel 2021. Vivendo in luoghi diversi (Giulia a Treviso, Francesco e Luca a Pavia, io a Carrara) iniziamo scambiandoci tracce e creando così a distanza la forma embrionale di 3 dei brani di Gem. Poi ci incontriamo un giorno d’estate all’AMM a Monteggiori in Versilia e suoniamo per la prima volta insieme. L’alchimia è scoccata e poco dopo un mese decidiamo di tornare a Monteggiori per un weekend insieme a Lorenzo Stecconi. Gem nasce quindi in un weekend che è stato anche il nostro secondo incontro.

Francesco: La scelta dell’AMM di Monteggiori non poteva essere più fortunata: è stata la culla perfetta per Gem e per il Bosco Sacro, uno studio idilliaco fra i boschi sopra la Versilia sempre intravedendo il mare in lontananza; una meraviglia che ha esaltato la già grande naturalezza e spontaneità, umana ed artistica, del nostro gruppo.
Personalmente ritengo che l’atto artistico, nella sua attuazione, debba essere pressoché immediato così che si possa cogliere il vero spirito delle intenzioni e della poetica che si vuole esprimere. Quindi l’aver registrato il disco in brevissimo tempo non è stata una limitazione, è stato il tempo necessario per confezionarlo mantenendolo integro e vero.

Luca: Gem in realtà è stato registrato in cinque giorni (se non ricordo male): nei primi tre abbiamo fatto le tracce strumentali in presa diretta e successivamente le voci e le sovraincisioni. Lavorando poi assieme a Lorenzo Stecconi, ricordo che alcune parti delle canzoni sono mutate e si sono evolute durante le registrazioni e così poi sono rimaste come le sentirete nel disco.
Ricordo questi attimi in cui i consigli di Lorenzo sono stati preziosi per la resa finale dei brani (si parla di piccole variazioni). Mi hanno personalmente arricchito per quanto riguarda le nostre future composizioni. Mi hanno fatto crescere, insomma!

In studio con voi c’era Lorenzo Stecconi, che suona in uno dei migliori gruppi della scena “pesante” italiana. Lorenzo agisce pure dietro le quinte (l’ho visto fare anche da fonico) e non so se tutti lo sanno. Quindi vi chiedo com’è stato lavorare con lui.

Paolo: Quando abbiamo deciso di registrare un disco era chiaro a tutti che avremmo dovuto lavorare con un produttore, non solo un fonico, e ho pensato fin da subito a lui proponendolo agli altri. Avevo condiviso il palco ad un Tago Fest del 2013 con i Lento e rimasi sconvolto dal suono. Da lì non ho mai smesso di seguire il loro percorso e quello di Lorenzo come produttore. Lorenzo è un professionista incredibile, con una visione del suono ben precisa e chirurgica. Tratta il suono “pesante” con grande eleganza e definizione. Questo era esattamente quello cercavamo affinché impreziosisse ciò che abbiamo creato con grandi dinamiche sempre in bilico tra parti più eteree e profonde e alti muri di suono. Lorenzo è anche e soprattutto una bella persona e super divertente, quindi ci auguriamo di poter lavorare con lui anche come fonico live appena ci sarà possibilità.

C’è un’altra figura importante dietro le quinte di Gem: Michele Canevari. Le foto, il video di “Fountain Of Youth”… Mi par di capire che vedremo qualcos’altro realizzato da lui per voi. Mi date un mezzo spoiler? Com’è nato il sodalizio?

Francesco: Michele Canevari è amico mio e di Luca da molto tempo. Abbiamo condiviso principalmente esperienze che esulano dal contesto musicale (concorsi di cortometraggi etc.). Ha seguito e documentato la nascita di Gem fin da principio, ed il fatto di fargli girare il videoclip di “Fountain Of Wealth” è stata una conseguenza naturale.
Ha colto perfettamente le esigenze di ognuno di noi per realizzare il video, perché, oltre ad essere un bravissimo videomaker professionista, è anche una persona splendida.

Gem esce per Avantgarde Music. Uno che non segue troppo il genere può pensare che sia un’etichetta black metal e stop, invece sono aperti e sono grandi talent scout. Poi magari in “Be Dust” c’è una linea di chitarra che – se la “incattivisci” – può stare dentro In The Nightside Eclipse. Per non parlare dei “pieni” di Emerald Blood. Com’è nato il “deal” con Avantgarde?

Giulia: Come dici tu Avantgarde Music è una realtà aperta a diverse sfumature, sfumature di nero, aggiungerei. Da tempo si erano dimostrati in qualche modo interessati al mio progetto individuale Julinko, che di black metal e di canonico ha ben poco. Per questo, una volta ultimato Gem, abbiamo pensato che probabilmente avrebbe potuto loro interessare questa nuova sonorità creatasi in Bosco Sacro. Da subito, letteralmente due giorni dopo avergli scritto, Roberto Mammarella, il fondatore della label, si è dimostrato interessato a sostenere la band e a pubblicare l’album. Siamo molto felici ed onorati di poter lavorare con persone serie ed appassionate, dei professionisti che operano nella scena musicale internazionale dal quasi trent’anni, pubblicando lavori di band di culto come Katatonia, Mayhem, Carpathian Forest (ecc) e soprattutto aiutando band emergenti a farsi strada nel caos dell’underground. Troviamo che questa, in particolare, sia opera nobile e degna di grande stima.

Paolo: Avantgarde è una label incredibile che non ha bisogno di presentazioni, fatta da persone di grande professionalità che mettono intuito e coraggio in ogni scelta che fanno senza scendere a compromessi e mantenendo intatte attitudine, identità e obiettivi. C’è bisogno di persone decise e coraggiose come loro nell’ambiente musicale, che veramente investono su nuovi artisti creando scenari e possibilità.

Trovo che Gem sia emotivo, autentico e in un certo senso vulnerabile. Che aggettivi associate voi al vostro disco?

Francesco: Trovo che “vulnerabile” sia, nel senso più ampio del termine, l’aggettivo più calzante. Personalmente suonando cerco spesso di dipingere una malinconia lontanissima e indefinita, la vulnerabilità è connaturata.
Questa volta il sentimento è condiviso in quattro, nello stesso respiro, quindi aggiungerei anche l’aggettivo “circolare”.

Luca: Mi trovo d’accordo con Francesco per quanto riguarda l’aggettivo “vulnerabile”.
Vedo personalmente Gem come un costante susseguirsi di luce e buio, di tensione e distensione, di qualcosa che ribolle in profondità per emergere poi in superficie e quindi alla luce. Un aggettivo: vulcanico, esplosivo, avvolgente.

Con Gem ho provato sensazioni molto simili a quelle provate ascoltando la collaborazione tra Nadja e Pyramids (un disco che porto sempre dentro me). Non che i generi che frequentate non esistano in Italia, ma riuscite nell’impresa di essere unici. Chi vi assomiglia fuori dall’Italia?

Paolo: Non saprei, onestamente. Posso però dirti che i Nadja che hai citato, oltre che essere cari amici, sono almeno per me un riferimento per un certo tipo di suono pesante ed etereo al tempo stesso.

Giulia: Ti ringrazio per attribuirci questa “unicità” di cui parli. Non so in questo momento chi possa assomigliarci, non so a chi assomigliamo: il mio unico anelito è che l’ascoltatore  possa riconoscere qualcosa di molto familiare ed intimo ed universale nella musica che abbiamo creato. Dunque potremmo assomigliare a tutti quegli artisti che offrono qualcosa di sé per arrivare “all’altro”, con uno spirito sincero ed autentico.

Per quello che posso capire io, dal punto di vista concettuale uno dei temi di Gem sembra essere la comunione con la natura. Molti di noi, durante il confinamento, si sono trovati più volte soli a camminare in campagna o in qualche bosco. Forse questo ha fatto scattare qualcosa nella testa di qualcuno. Mi date qualche spunto per interpretare Gem dal punto di vista non musicale?

Giulia: La comunione con la natura, o meglio, l’inclusione nella natura, è certamente un tema centrale di Gem. Non è forse un caso che il progetto sia nato proprio nel 2020, momento in cui siamo stati chiusi nelle nostre case, privati degli scambi che in molti siamo abituati ad avere con amici, famiglie, sconosciuti, passanti; luoghi d’incontro, luoghi di lavoro, luoghi di cultura, d’intrattenimento. Ho la sensazione che in qualche modo la nostra musica sia nata per colmare in positivo questa improvvisa mancanza, affrontando ed accettando le grandi oscurità che venivano pian piano scoperchiate dalla monotonia, dalla solitudine, dalla paranoia dilagante ed accogliendo la preziosissima opportunità offertaci: vivere lentamente, rivedere tutto da un’altra posizione, assaporare il silenzio, respirare a fondo. Il risultato sonoro di Bosco Sacro assomiglia a questo. La nostra creatura è nata in questo contesto: a distanza, con calma, senza foga, senza la pressione di dover “uscire” in una scena, quella musicale, che sembrava essersi quasi completamente immobilizzata.
Per chi, come me, ha avuto la fortuna di accedere a luoghi naturali fisiologicamente liberi da regolamenti, per chi ha potuto immergersi nella grande abbraccio del verde – che a volte è quieto o immobile, altre volte agitato ed imprevedibile – è stata salvifica e ristoratrice ed illuminante la sensazione di sentirsi creature minuscole, umili, senza grande peso e dunque leggere, simili a polvere che si sposta in balìa dei movimenti più grandi, parte di un tutto che ci coinvolge senza chiedere consensi. La sensazione di pace data dal contatto viscerale e non sofisticato con la natura, è pari allo stato zero, al ritorno all’utero di una grande madre, ad una condizione in cui non si hanno desideri né paure. I testi di Gem parlano sostanzialmente di questo.

Luca: Ricordo i giorni in cui sono nati da Francesco e me i primi embrioni dei brani di Gem, giorni in cui, negli scarsi orari dove non vi era quel maledetto coprifuoco, ci chiudevamo nella nostra saletta dentro una piccola cascina di campagna. Ecco, per me quei momenti sono stati terapeutici e per questo motivo Gem rappresenta un qualcosa di concreto che oggi possiamo toccare con mano ed un prodotto uscito da quel periodo che mi fa dire: “non sono stato con le mani in mano”.

Per fortuna suonerete dal vivo. Questo spazio è vostro per dire dove, per dire come contattarvi per proporvi date e per dire dove vi piacerebbe andare in tour in futuro.

Paolo: Suonare nel 2023 è davvero complesso. Parecchie agenzie si sono impreziosite lavorando quasi esclusivamente con nomi noti o di certi giri, molti promoters si sono impigriti e il pubblico in generale è spaesato e annoiato. Tuttavia da questa situazione stagnante nascono reazioni forti di persone vive, curiose e attive, per cui se non esistono situazioni interessanti, se le creano. Mi colloco da sempre in questa fascia e, nonostante la fatica, posso dire che nel curare il booking di Bosco Sacro ho incontrato altrettanto entusiasmo, supporto e stima da parte di una buona parte di promoter e venue che non appartengono alla categoria di cui sopra. In totale autonomia abbiamo chiuso un tour italiano a marzo e uno europeo ad aprile. Siamo disponibili a suonare ovunque ci sia la possibilità di esprimere il nostro suono e ovunque ci sia un pubblico libero, curioso e pronto alla trascendenza. Di seguito i nostri contatti:

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