AA.VV, Dio Drone Xmas Mixtape X – Spettro

Natale è un periodo che porta con sé diverse certezze: i parenti, i dischi sotto gli alberi di Natale (quest’anno per il sottoscritto un 12’’ di Tone Lōc e due dischi dei Verde Lauro, grazie Fabrizio!), il cane che bestemmia abbaiando per i botti e le compilation di Dio Drone. 

Nato in seguito a una denuncia, il termine Diodrone suonò subito come qualcosa d’incompreso, allo stesso tempo blasfemo e potente come un punto di rottura. Sotto questa parola suoni e arti trovano un riparo accogliente e vi si riuniscono come una congrega, o come una famiglia di emarginati. Una terra di nessuno in cui progetti sperimentali coesistono e ballano insieme sotto stelle scure. 

Siamo alla decima edizione (ripescatele, sono su Bandcamp e si tratta di suoni in grado di svoltare la giornata), intitolata Spettro e divisa in due parti, infestation ed exorcism, per una durata totale di oltre 80 minuti. Dentro troviamo qualche nome noto (pochi, invero, per quel che mi riguarda, giusto Sarram, progetto di Valerio Marras che mi ha sempre entusiasmato, i Pavor Nocturnus, che mi sconvolsero col loro ultimo disco, e Gianluca Becuzzi che quest’anno ha mano fatata ed affilata) e strani incubi che accompagneranno di notte le nostre orecchie inquiete.

Nàresh Ran, garante dell’operato di tutti, introduce il lavoro con le seguenti indicazioni:

SPETTRO – from latin ‘spectrum’ [vision / ghost] and ‘specĕre’ [to look] – is a black winter tale inspired by the haunted houses folklore, and the idea of ghosts as reflections of our own regrets.
This mix, as usual, has been conceived to be played loud and in the right mood and atmosphere.
So take your time to enjoy it comfortably, in total darkness. 

Attaccano gli Shivaisawoman con passo pesante, aperto e polveroso, una traccia che pare una radiocronaca della creazione di una faglia. Poi il brano sembra elevarsi da campi magnetici, portando con sé una sindone del suono stesso, salvo poi incancrenirsi in un finale che sa di porta degli inferi. I Maiali sono pesanti, cupi e brutali: la traccia si chiama “Reminiscenza” ma sembra più uno sbudellamento o forse il ricordo è quello ormai post mortem di un corpo straziato, con il ritmo che va a cadere e ad aprirsi. Sarram sembra giocarsela con un suono rugginoso, loop e montaggi che, al buio, fanno riemergere in me ricordi di quel caro genietto John Doe Kevin Spacey in Se7en di David Fincher, data l’atmosfera che, proprio come il film, si schiude su scenari assolati e drammatici nel finale. Liah alterna accenni di tasti, frangenti elettrici, archi e magie d’Oriente per creare scenari ambientali disturbanti. Angst si avvale di Necronauta per un brano in cui sibila cattiveria, titolato “Gyre Of Atonement”, “vortice di espiazione” quindi, dentro al quale in realtà si trova solo tormento, anche se la gragnuola percussiva finale ha in effetti un che di liberatorio. Chiudono la prima parte Glód con Francesca Maccari, tra beats, seghe e pale di elicotteri, quasi un campo di esercitazione militare trasformato in una beatificazione dub.

In exorcisme incrociamo subito i Pavor Nocturnus che, coerentemente, utilizzano ogni stilema (voci, melodie ripetitive ed acide, scricchiolii) per terrorizzarci, riuscendoci. Dopo tocca agli Psicoviolenza, che con metodi efferati e rudimentali raggiungono apici di brutalità appagante: il fatto che il brano, “Zenna”, si intitoli come la dogana a me più vicina, so che prossimamente giocherà brutti scherzi alla mia immaginazione. I Vanity Productions rimangono in una sorta di stasi noise ritmica che pare registrata su una macchina da scrivere davanti al maelstrom. Poi un picco, che si scioglie in un flauto lontano e dei tamburi, quasi stessimo entrando nel campo stregato di qualche tribù, ma è solo Gianluca Becuzzi in un rito che poi diventa prima vocale e poi malsano, per richiudersi con la medesima sgargiante pennata iniziale. Gli Alula – duo composto da Xabier Iriondo e Francesca Pavesi aka Idra – sembrano lasciare semplicemente che i nastri si incantino e parlino da soli, fino a trasformare il pezzo in quella che sembra un’elegia in assenza di gravità. Asymmetric Cut chiude con la medesima delicatezza, per un viaggio a tratti terrificante e a tratti pastorale, da affrontare sempre a luci rigorosamente spente.

Approfittate di quest’ennesima compilation e non toglietevi il piacere di intervenire al prossimo DioDrone Festival X – D E C A D E, sabato 21 gennaio al Teatro della Limonaia a Sesto Fiorentino, con Iggor Cavalera, Jealousy Party, Petrolio e Gasparotti. Banchetti assortiti e brutte facce assicurate, come rinunciarci?