TRIBULATION, Where The Gloom Becomes Sound

I Tribulation sono su tutte le copertine. Non su quelle italiane, per i motivi che da secoli sappiamo, anche se non vedo l’ora di essere smentito: nessuno se la sente di correre un rischio simile con un pubblico vecchio che ha bisogno di coperte e caffelatte coi biscotti, anche se questo è un gruppo che non rimette in discussione alcuna certezza. L’assetto dei Tribulation è due chitarre, basso/voce e batteria. Tra passato e presente hanno avuto quattro musicisti in comune con gli Enforcer, che per uno che ne sa a pacchi come il nostro Borys fanno un commerciabilissimo heavy/speed metal. Oggi, dopo che se ne è andato il chitarrista Jonathan Hultén (quello in apparenza più eclettico e comunque l’autore di metà di questo Where The Gloom Becomes Sound) a scrivere i loro pezzi saranno proprio due ex Enforcer, Adam Zaars e il “nuovo” Joseph Toll. Dunque abbiamo di fronte una band che mille anni fa era death metal, ma che da due-tre dischi serve un cocktail stra-bevibile (buono, buonissimo) di heavy metal delle origini e gothic rock (intendo proprio Sisters, Cult, Fields Of The Nephilim e anche Cure, dei quali i ragazzi hanno rifatto “One Hundred Years”… il titolo di questo disco, poi, fa riferimento a Sopor Aeternus).

Ho già sentito mugugnare qualcuno a cui The Children Of The Night (2015) e Down Below (2018) sembrano meglio di questo nuovo e magari, quando avremo il distacco necessario per storicizzare tutto, gli daremo ragione. Attenzione a non esagerare, però. L’apertura solenne di “In Remembrance” metterebbe dell’umore giusto qualunque metallaro sulla Terra, poi i Tribulation calano subito due assi come “Hour Of The Wolf” e “Leviathans”, a cui non manca nulla né a livello di sezione ritmica, né a livello di gioco tra le due chitarre, con melodie tristi e brevi assoli al posto giusto nel momento giusto. Non hanno un passo velocissimo e in qualche modo sembrano avere maggiore autocontrollo, però poi arriva “Daughter Of The Djinn” con parecchio più tiro della roba che l’ha preceduta, ed è sempre il caro, vecchio heavy metal, ragazzi, mica i Liturgy o – che ne so – i Korn con Skrillex: arrivate alla fine e ascoltate “Funeral Pyre”, se non ci credete. Io, se fossi in voi e volessi qualcosa di familiare e allo stesso tempo fresco, tirerei fuori questi 15-20 euro senza troppi pensieri.

Tracklist

01. In Remembrance
02. Hour Of The Wolf
03. Leviathans
04. Dirge Of A Dying Soul
05. Lethe
06. Daughter Of The Djinn
07. Elementals
08. Inanna
09. Funeral Pyre
10. The Wilderness