TREEHORN, Golden Lapse

TREEHORN, Golden Lapse

I Treehorn (riferimento voluto al produttore di porno del film The Big Lebowski?) nascono nel 2005 a Cuneo, spesso da noi citata come una delle culle naturali del noise italiano, particolare importante per connotare un’attitudine sonora che non si perde neppure con il successivo trasferimento a Torino. Dopo aver dato alla luce l’album Hearth nel 2011 e aver suonato dal vivo in Italia e Europa, hanno fatto perdere le loro tracce per cinque lunghi anni prima di tornare con questo nuovo disco che esce grazie ad una cordata di etichette che non crediamo necessitino di presentazioni.

Basterebbero già queste righe di biografia per inquadrare il sound che dà vita a Golden Lapse: un concentrato di noise-rock abrasivo e urticante, con barlumi di hardcore, di quello che ha traghettato nei Novanta la vecchia scuola in un coacervo di suoni deviati capaci di caratterizzare un’intera ondata, e a tratti si finisce chiaramente dalle parti di Quicksand, Die116, Burn e compagnia bella. Il risultato di questa riscoperta delle proprie radici porta in dote un disco nervoso e teso come una corda di violino, asciutto nella sua capacità di dosare pieni e vuoti affinché il suono non appaia mai troppo muscolare o dopato e dare, così, risalto ai dettagli di una scrittura tagliente e ricca di cambi di rotta in cui melodie e rumore bianco, vocals ipnotiche e chitarre affilate si appoggiano su di una sezione ritmica pulsante e al contempo dinamica. Poco da aggiungere, si tratta di un lavoro di genere nel suo scegliere chiaramente una direzione e affondare le mani in un linguaggio in fondo ormai storicizzato, eppure il risultato finale si lascia apprezzare e colpisce il segno, soprattutto grazie all’indubbia capacità di costruire brani che non disdegnano una strizzata d’occhio alla polvere del deserto e si imprimono in mente da subito anche per merito di linee vocali di sicura presa (“A Shining Gift”). Un artwork indovinato e una registrazione/masterizzazione altrettanto a fuoco coronano gli sforzi della band e danno un senso ai cinque anni di attesa, il che non è un risultato da poco. Al solito, Bandcamp aiuterà a risolvere i dubbi residui.