THE BUG, Fire

Dopo le collaborazioni con Earth e Dis Fig, Kevin Richard Martin ritorna in solitaria con il progetto The Bug: tanto solo in realtà non è, visto che si affida alle voci di una nutrita compagine, fra cui il consueto Flowdan, Roger Robinson (con cui manda avanti King Midas Sound) e Moor Mother, altra sua frequentazione recente. La formula è quella consolidata, postdub terrifico che vira sui toni del grime come impalcatura solidissima sulla quale si inerpicano le parole. “Fire” può essere considerato come il terzo capitolo di una trilogia cominciata con London Zoo e proseguita con Angels & Devils: i tredici anni passati dal primo atto si sentono tutti e testimoniano un’evoluzione nella musica di The Bug. Nel frattempo è scoppiata una pandemia durante la quale è stato realizzato Fire, cosa che ci piace pensare abbia contribuito a questa sorta di alterazione genetica nel suono di Kevin Richard Martin, qui meno asciutto, ipertrofico, rimpolpato dalla necessità di imporre una presenza quasi fisica.

I pezzi sono tredici detonazioni controllate capaci di travolgere già dal primo ascolto: ogni traccia risulta imperniata su un giro che viene ripetuto ossessivamente, rimodulato e trasfigurato fino alla perdita del senso e della lucidità, sul quale trova appiglio il toasting allucinato di Flowdan & Company: impensabile restare fermi, la spina dorsale diviene preda di onde telluriche a bassa intensità e a prevalere è una sensazione di smarrimento che invece di tradursi in inerzia spinge al movimento forsennato. Buona parte dei dischi che ascoltiamo in questi giorni è stata concepita e/o realizzata durante il lockdown, questo è uno di quelli che restituisce meglio il senso di un periodo storico senza indugiare invano in pose millenaristiche o vedute distopiche.