THE BLUE PROJECT, Adrift

The Blue Project

Adrift nasce dalla collaborazione tra Davide Borghi (Albireon) e Maria Cristina Anzola, che ha cantato coi Bel Am, una band wave italiana apparsa e scomparsa durante gli anni Novanta che Mauro Berchi di Eibon, qui anche al mastering, sostiene essere un piccolo tesoro nascosto.

Vado con ordine: l’artwork è molto curato, la produzione potentissima e pulita, ma Adrift ha due problemi non da poco e collegati tra loro: non ha marketing e rischia di essere collocato in modo sbrigativo nel filone heavenly voices. Di questo, Borghi e Anzola non hanno alcuna colpa, ovviamente. Il primo ha svolto un lavoro molto particolare di manipolazione dei suoni, quasi sempre poco stantio e quasi sempre sorprendente per come si giostra tra dissonanza e melodia, tendenze più elettroniche e ricorso a strumenti non elettronici. La seconda possiede una voce meravigliosa, che a seconda dei pezzi può ricordare Ruggiero, Gibbons (ma forse è più un mio trip) e quelle famose heavenly voices di cui sopra. Insieme, in qualche modo, i due riescono a sintonizzarsi, anche se non è semplice, perché per certi versi (e per capirci) lei è come Sylvian quando si mette alla prova in dischi tipo Blemish o Manafon: deve stare continuamente attenta a integrarsi e non solo sovrapporsi. Il disco è una creatura aliena, poco incasellabile, non ci sono pezzi che si pongono al di sopra degli altri, ma tutto in qualche modo conduce in un luogo irreale, attraente e un po’ disturbante.

Non è il mio genere, mi sa però che – obiettivamente – più di qualcuno si sta perdendo qualcosa di significativo.

Tracklist

01. Dualism
02. Sweet Ground
03. Through The Grey
04. Oblivion
05. The Lighthouse Prayer
06. Still Life
07. Blue Petals Eden
08. Day By Day
09. Without Looking Back
10. Autumn’s Spirits
11. Dirge
12. The Glass Child