STEFANO DE PONTI, La Natura Delle Cose Ama Celarsi

Al di fuori da ogni logica commerciale – e direi apparentemente al di fuori anche da ogni logica – Stefano De Ponti s’è messo ad ascoltare le pietre, nel contesto del progetto “Licheni” dell’associazione culturale pistoiese NUB Project Space, con il sostegno di Tempo Reale, Radio Papesse, Cava Nardini, Les FAC e Archive Officielle. Ciononostante, credo che ascoltare le pietre sia molto più potente dal punto di vista simbolico di ciò che fanno i Sunn O))) con gli amplificatori: mettersi alla prova con certi dischi è davvero sistemarsi comodamente al di fuori della nostra linea temporale, quella dell’impazienza e del tutto subito. “Se tagliato a una certa inclinazione, in una giornata limpida e soleggiata, un macigno di Pietra Serena può rivelare per un breve istante un riflesso di colore azzurro che in poco tempo si affievolisce fino a scomparire del tutto”, dice De Ponti. Da questo momento visivo imprendibile nasce la scommessa di scoprire se oltre a non aver visto della Bellezza in questa pietra (comunque meravigliosa e per questo da sempre utilizzata in architettura e in scultura), non l’abbiamo neppure sentita. Di per sé, forse, non la sentiremmo mai, se non evocando la sua voce attraverso microfoni e interagendo con lei (magari con strumentazione che riteniamo congrua, ad esempio il chak-pur). Alla fin fine De Ponti diventa una specie di sacerdote, che ci consegna il messaggio di entità che si trovano al di là della nostra percezione. Un esempio recente e illustre, con tutte le dovute differenze e specifiche, è Dark Matter di Lustmord, che ha utilizzato software per portare alla luce frequenze inudibili provenienti da registrazioni raccolte da sonde spaziali (penso anche al lavoro di Pietro Riparbelli, di cui ci stiamo dimenticando tutti). La voce di queste rocce, inaspettatamente, è sottile e fragile, impalpabile e spirituale, e richiede grande pazienza e desiderio d’ascolto. In uno degli episodi del disco, “Cimento”, De Ponti interagisce in prima persona con l’oggetto della sua ricerca, e ciò che ci arriva sono soprattutto i suoi respiri, segno per quanto mi riguarda che non bisogna mai fidarsi di nessun sacerdote, perché ciò che ti racconterà sarà sempre una versione della storia modificata da lui. L’importante, a mio avviso, è che sia una bella storia e che ci faccia riflettere, quindi con me Stefano ha raggiunto lo scopo. Non so, a essere sinceri, quanti avranno tutto questo tempo da dedicargli. Certo è che l’edizione curata da Archive Officielle Publications (Montreal, Québec) è così completa e plurimediale che qualche feticista dell’oggetto di sicuro a sua volta si cimenterà.