SPIRITRAISER, Ciklos

Spiritraiser è una band originaria di Helsinki, la cui line-up si stabilizza definitivamente nel 2014, rimanendo invariata da allora. Ne fanno parte musicisti provenienti da diverse realtà, che apportano così contributi vari e stimolanti al progetto. Il genere di riferimento della band è, a grandi linee, l’alternative rock, ma per la forte presenza di vari elementi – progressive, post-rock, ambient e un mai celato amore per il metal – risulta davvero difficile, se non addirittura controproducente e inutile, cercare di incasellarla.

Ciklos, fuori il 25 marzo 2022 su Luminol Records, è il secondo album degli Spiritraiser e, come tale, crea delle aspettative. Il mio primo incontro con loro è avvenuto in sede live, nell’estate del 2019. L’impatto sul palco è stato molto positivo, e ammetto di essere in parte condizionata da ciò, in quanto la componente atmosferica ha una certa importanza nell’impianto performativo e nel tipo di sensazioni che questi ragazzi vogliono trasmettere, così come ammetto che c’è così tanta sostanza in Ciklos che non posso restare delusa.

Il titolo è una parola inventata, che fa riferimento a una sorta di creatura superiore, una specie di sciamano detentore di una memoria collettiva che permette o impedisce il passaggio al ciclo successivo in base al superamento di sfide. Un guardiano del karma, il cui scopo è impedire che il male prenda il sopravvento… Un tema portante così profondo e complesso crea un contrasto intrigante con l’orecchiabilità dei brani, a proposito della quale non posso appunto fare a meno di pensare a quell’approccio alternative rock in voga alla fine degli anni Novanta e nei primi Duemila, quando ancora l’eco del grunge non si era del tutto spenta e la disgustosa retorica post-grunge non aveva preso il sopravvento. In questo è la voce del frontman Jules Näveri a fare da colonna portante: lo conoscevo per il suo precedente progetto, Profane Omen, e ho avuto modo di ascoltare i suoi Rootbrain (in cui milita V. Santura dei Triptykon, tra gli altri) e ho sempre pensato che ci fosse un po’ di Mike Patton e un po’ di Layne Staley nel suo modo di cantare, assumendomi la piena responsabilità di tale affermazione. Negli Spiritraiser tira fuori una componente più pop e accessibile, nel senso migliore del termine: oltre a essere visibilmente versatile, è spericolato, sfrontato e del tutto intenzionato a urlare la propria visione del mondo con una tecnica eccellente ma mai fine a sé stessa. Il contesto è orecchiabile ma a suo modo complesso e coraggioso, grazie alla raffinatezza compositiva dei tre musicisti Uula Korhonen (già negli ottimi Sleep Of Monsters), Kristian Merilahti e Anssi Ruotanen. I testi di Jules sono intrisi di una disperazione tutta finlandese, nonostante il ragazzo viva in Brasile da una decina d’anni: chissà, forse mettere un oceano tra sé e la sua terra natia lo ha reso così dannatamente competente nell’incanalare emozioni e sensazioni forti senza risultare sdolcinato o eccessivo. C’è un po’ di Vedder in “Quipu”, il Vedder ancora salvabile della colonna sonora di “Into The Wild” e dei lavori coi Pearl Jam precedenti a Lightning Bolt (parere del tutto personale, se volete ne parliamo altrove). La timbrica di Jules è molto diversa, ma la patina “vedderiana” sta proprio nell’impianto melodico della linea vocale e ancora di più in un paio di vocalizzi a metà brano.

I testi di Ciklos sono espliciti: è come se Jules guardasse negli occhi il suo interlocutore e gli facesse uno di quei discorsi da amico che ne ha passate tante, quell’amico che ammiri ma che ti fa anche un po’ paura perché ti costringe a confrontarti col lato più scomodo e oscuro di te stesso.

Questo album è un viaggio in cui ci si può lasciare andare, tra sonorità che, a quelli della mia generazione, ricorderanno gli anni dell’adolescenza, e virate più sperimentali, in un equilibrio che funziona e che riesce a non sfociare mai nella banalità.

Consiglio la visione del video di “Fearism”: così attuale da far male.

Tracklist

01. Artificial Light
02. Invisible Enemy
03. Glory
04. Stream
05. Quipu
06. Sirens
07. Fearism
08. Virgin Soil
09. The Wrong Giants
10. Mountain