SPECTRAL VOICE, Sparagmos

Depositari di un death/doom massiccio ed estatico, gli Spectral Voice – combo di veterani del circuito estremo americano – dopo dodici anni di onorata carriera hanno trasformato la loro creatura in qualcosa di più di un side-project. A distanza di molto tempo dall’ultimo disco (Eroded Corridors Of Unbeing, 2017), lo scorso 9 febbraio sono tornati sempre su Dark Descent: anticipato da “Red Feasts Condemned Into One”, una legnata monolitica, Sparagmos (4 tracce per 45 minuti) segue le dinamiche del suo predecessore per quanto riguarda le scelte stilistiche, mentre dal punto di vista compositivo mostra molta più raffinatezza: un vorticoso impasto di riff fumosi, blastbeat a motosega e una massa vocale intimidatoria che guida lo “Sparagmòs”, una dilaniante (nel vero senso della parola) pratica dionisiaca che gli Spectral Voice rappresentano con brani minacciosi e “angusti”, una masterclass sonora abissale e distruttiva che ha come obiettivo principale quello di esorcizzare la morte attraverso il rumore.

Dato per assodato che intorno a sé avesse moltissime aspettative, questo è un album per il quale l’hype è giustificato e con cui i quattro di Denver dimostrano tutta la loro forza e padronanza del genere, riuscendo a toccare emisferi sonori diversi senza fare un minestrone.

Un ritorno magistrale.